LO SCEICCO DI HAMAS UFFICIALMENTE E’ AGLI ARRESTI DOMICILIARI PER V OLERE DEL CAPO DELL’ ANP, EPPURE ESCE DI CASA Su Yassin doppio errore di stra tegia Sono state le due forze in campo a ridargli il potere perduto
lunedì 17 dicembre 2001 La Stampa 0 commenti
                
GERUSALEMME 
UNO dei gesti più significativi con cui Arafat aveva segnalato la 
sua 
volontà di combattere il terrorismo erano stati gli arresti 
domiciliari 
decisi lo scorso 3 dicembre per lo sceicco Ahmed Yassin, che aveva 
rivendicato gli ultimi attentati a Gerusalemme e Haifa. Era per 
dimostrare 
quanto fosse serio nel suo proposito, che Arafat aveva affrontato il 
terribile vecchio, capo spirituale e non solo, di Hamas, la maggiore 
organizzazione integralista islamica sul suo territorio, fucina di 
terrorismo. 
Il popolo di Hamas, per impedire che Yassin venisse messo sotto 
custodia, 
aveva ingaggiato una battaglia armata con le milizie di Arafat 
intorno alla 
sua casa. Certo, il 66enne biancovestito sceicco, costretto sulla 
sedia a 
rotelle da dove con voce chioccia incita a uccidere gli ebrei e 
ricorda che 
il terrorismo suicida è doveroso, non va in prima fila a combattere 
né 
costruisce fisicamente congegni esplosivi: non è una novità , ha 
ricordato 
Ehud Yaari, uno dei maggiori analisti israeliani di cose palestinesi, 
che 
Yassin se ne stia a casa. Anche di lì può restare il motore non solo 
dell'ideologia di Hamas, ma anche della sua sempre più vasta rete 
organizzativa, delle sue azioni armate, della sua indomita volontà di 
gestire il potere nel mondo palestinese. 
Evidentemente, però , a casa non ci sta sempre, se giovedì scorso si 
trovava 
all'interno della moschea di Gaza danneggiata da un raid israeliano. 
E 
dunque questi arresti domiciliari, se non proprio fittizi, sono per 
lo meno 
estremamente malleabili. 
In un certo modo, sia Israele che Arafat se la sono voluta, questa 
enorme 
crescita di Hamas, i cui capi oggi dicono: « Disponiamo di suicidi per 
i 
prossimi vent'anni» . Con il 70 per cento circa dei consensi della 
popolazione palestinese, Hamas è molto forte. E lo è diventata anche 
grazie 
al ritorno dell'uomo avvolto in stracci bianchi che impugna il Corano 
come 
un'arma. Perché Yassin era in carcere: è stata la doppia 
inconsapevolezza 
degli israeliani e di Arafat a riportarlo a Gaza. 
Il pericolosissimo sceicco stava nelle carceri israeliane da alcuni 
anni 
quando, nell’ ottobre 1997, l’ allora primo ministro Netanyahu decise 
di 
liberarlo per motivi « umanitari» (ma altre fonti, anche in Israele, 
parlavano di uno scambio con due presunti agenti del Mossad). Già 
alla fine 
del ‘ 99 il braccio destro del presidente Arafat, Taib Abd Al Rahim, 
annunciava l'arresto da parte dell'Autonomia Palestinese di alcuni 
« membri 
dell'opposizione» che intendevano « imbarazzare il presidente Arafat, 
impegnato nel processo di pace, con alcuni attacchi terroristici 
dentro il 
territorio israeliano» . 
Con la guida di Yassin, infatti, Hamas aveva rialzato la testa dal 
periodo 
buio in cui Arafat lo aveva messo a tacere e nel 1996, con una 
sequela di 
sanguinosi attentati agli autobus in pochi mesi, aveva ucciso 
duecento 
civili israeliani. Arafat era determinato a non farsi intralciare 
sulla 
strada che gli avrebbe fruttato il Nobel della Pace, un enorme 
credito 
internazionale e la riapertura della speranza di un prospero futuro 
economico. Così , centinaia di terroristi di Hamas, l'organizzazione 
nata nel 
1987 sul ramo dei Fratelli Musulmani, finirono in galera, senza la 
solita 
porta girevole. Ben presto però Arafat doveva accorgersi che il santo 
dei 
terroristi, appunto lo sceicco Yassin, aveva fatto il miracolo di 
resuscitare Hamas. 
Appena fuori dal carcere, anziché finire mezzo morto in un ospedale 
come si 
aspettavano sia gli israeliani sia Arafat, lo sceicco fece un giro 
dall'Egitto (dove si fece fare un check up) alla Giordania all'Arabia 
Saudita al Golfo: e a Gaza, dove tornò dopo il tour popolarissimo, 
portò in 
regalo ai suoi 50 milioni dollari. Per una cronaca aggiornata ai 
nostri 
tempi, ricordiamo che con una decina di migliaia di quei dollari 
costruì , 
nel campo profughi di Jebalia, una cellula palestinese di Bin Laden. 
Da allora Ahmed Yassin, seguitando a dichiarare dalla sua sedia a 
rotelle e 
con la sua vocina che l'entità sionista dev’ essere espulsa dalla 
terra 
islamica, che il nemico sionista dev’ essere distrutto, che la lotta 
armata, 
terrore incluso, è l'unico mezzo per attuare questi obiettivi, ha 
costruito 
un vero castello strategico, la cosiddetta Dawa: infrastrutture di 
Hamas, 
scuole, ospedali, enti di assistenza a vedove e a malati, aiuti a 
studenti 
poveri, prediche infiammatorie, pubblicazioni. Inoltre, anziché 
chiudersi 
fra loro, secondo la nuova strategia gli uomini di Hamas si sono 
intersecati 
e alleati con la base di Fatah e dei Tanzim, gli uomini di Arafat, 
fino a 
portare non pochi uomini della Polizia e delle forze di Sicurezza 
Palestinesi a compiere attentati. 
Ingaggiando battaglia con gli uomini di Yassin, Arafat ha compiuto un 
gesto 
molto dimostrativo, che può risolversi in una guerra civile o, come 
sembra 
più realistico, avvantaggiarsi del desiderio dei palestinesi di 
restare 
uniti nell'Intifada. Arafat potrebbe tenersi leggero sugli arresti 
domiciliari dello sceicco, compiere intanto arresti non troppo lesivi 
della 
struttura di Hamas, dimostrare che ha la mano dura ma che non segue 
le 
indicazioni di Israele. Sarà abbastanza per convincere Stati Uniti e 
Israele? E avrà capito, il rais, che è diventato parte di una guerra 
molto 
grande e fatale, cominciata l'11 di settembre? 
            