Le tre donne della pace Hillary, Chelsea, Suha: protagoniste
martedì 15 dicembre 1998 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV
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Dio, dicono, si vede nei particolari. Anche per il processo di pace
vale la stessa cosa. Occupiamoci dunque di donne e di bandiere, due
storie interessanti.
Hillary durante tutta la visita ha mostrato decisione e
leadership: sempre in pantaloni, passo lungo, aria protettiva nei
confronti delle altre first ladies Sarah Netanyahu e Suha Arafat,
Hillary era genuinamente contenta sia di incontrare i suoi vecchi
amici israeliani sia dimostrare la sua aperta benevolenza per la
causa palestinese. È stata lei, la prima nella famiglia Clinton a
dichiararsi apertamente favorevole qualche mese fa alla
proclamazione di un autentico Stato fra lo stupore generale. Ieri
la sua soddisfazione politica durante il discorso del marito e poi
nel momento in cui il consiglio nazionale palestinese votava le ha
persino finalmente cancellato dalla faccia l'espressione ansiosa
che in questi giorni non la lascia mai. I palestinesi le hanno
dedicato un'ovazione personale senza fine, e hanno poi applaudito
anche la figlia Chelsea che è diventata tutta rossa. Il giorno
prima la ragazza era andata in visita al Muro del Pianto. E là ,
con un'espressione concentrata, consapevole di trovarsi in un luogo
mitico, basilare nella cultura del mondo, ha teso una mano in alto,
ad accarezzare le pietre millenarie, quasi incredula di poterle
toccare. Poi ha messo un bigliettino in una fessura del muro, una
specie di posta pneumatica fra i desideri dell'uomo e il
Padreterno. Che cosa avrà scritto? Forse qualcosa che riguarda il
suo rapporto in crisi col ragazzo del cuore, forse invece qualcosa
che riguarda la pace. È forse possibile, o almeno così appare, in
una fanciulla che, si vede dal sorriso e dalla capacità di
ascoltare tutti, già studia da giovane leader. La scapigliata
radio militare israeliana Galei Tzahal le ha proposto dalle sue
onde una specie di rapimento mondano verso le discoteche di Tel
Aviv. I conduttori della trasmissione hanno telefonato in diretta
agli addetti stampa del governo affermando che Chelsea si annoia, e
chiedendole un appuntamento. Questi hanno risposto molto compiti e
per niente scandalizzati: avrebbero comunicato la gentile idea.
Tuttavia, Chelsea è rimasta fra il Muro del Pianto e il consiglio
nazionale palestinese.
Suha Arafat è venuta al nuovo Aeroporto Internazionale a prendere
gli ospiti vestita con una quasi minigonna. Un gesto di autentica
indipendenza in un mondo come quello palestinese, dove oltretutto
Suha non è particolarmente benvoluta perché appartiene alla
minoranza cristiana, è giovane e carina, ed è anche figlia di
Raimonda Tawil, un'intellettuale e una leader politica famosa per
la sua indipendenza di giudizio, per la sua vita molto libera, e
anche perché nel suo salotto di Ramallah si poteva facilmente
incontrare Moshe Dayan. Suha camminava per l'aeroporto
distanziandosi dal marito, con l'aria di qualcuno che adori
prendere finalmente una bella boccata d'aria.
Fiamma Nirenstein