LE STRADE INSANGUINATE
lunedì 26 febbraio 1996 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME UNA tenaglia di dinamite e di odio: a questa realtà si
è risvegliata dopo sette mesi di pace, ieri mattina presto, Israele.
Niente è stato risparmiato. Né l'Israele di pietra grigia e mistica
di Gerusalemme, né quella della strada piatta e strabordante di
veicoli industriali che tocca il porto di Ashkelon e corre al Sud
lungo la costa, verso Gaza. Come per un miraggio mistico, sembrava
che l'assassinio del primo ministro Yitzhak Rabin avesse lavato via
tutta la violenza; che i palestinesi si fossero avviati, dopo le
elezioni, su una strada controversa ma concentrata sulla costruzione
del futuro; che Arafat avesse il controllo anche delle forze più
estreme dell'integralismo islamico; che Peres potesse contare su tre
mesi di campagna elettorale alla testa di un movimento già
vittorioso nella sua fede pacifista. Ma non è così . Gerusalemme: il
luogo dell'attentato è il primo in cui si imbatte entrando qualsiasi
visitatore. Cinque strade si incrociano laddove è saltato per aria
l'autobus numero 18, uno degli autobus più popolari di Gerusalemme,
diventato improvvisamente una bara per studenti e soldati fra i 16 e
i 20 anni. Fiamma Nirenstein CONTINUA A PAG. 3 TERZA COLONNA