Le donne soldato di Israele. Per amore e non per guerra
Il Giornale, 27 luglio 2014
(Gerusalemme) In genere suona il basso in una banda rock a Tel Aviv, ma, quando ci vuole, va alla guerra. E' una delle molte donne che servono per circa un mese ogni anni fino a 46 anni nell'esercito Israeliano. I riservisti mobilitati nell'operazione contro Hamas"Margine di Difesa" sono 60mila. Rina Schogel, 28 anni, sergente di prima classe è una di loro. L'immagine classica del riservista avvocato, scienziato, panettiere, dentista che molla tutto nel mezzo quando arriva la telefonata e corre al fronte è in genere quella di un maschio.
Ma le donne nell'esercito sono circa il 35 per cento, 92 per cento delle posizioni sono disponibili per le soldatesse compresa quella del pilota di F16. E' passata un decennio e mezzo da quando la prima donna "ha preso le ali" come dicono qui con commozione, e adesso, anche se non lo si specifica si sa che le donne che non solo devono ma pretendono, persino, di servire come riservista sono più del solito. "E' una guerra senza scelta" -spiega Rina- "ho lasciato i gruppi in cui suono e i miei amici anche se così ho perso molte serate di lavoro perchè ciò che ho imparato nei miei due anni di militare è di utilità assoluta adesso, in una guerra in cui tutta la popolazione, e specialmente la parte più debole, è attaccata. Voi giornalisti non andate con le macchine da presa dagli etiopi e dai vecchi russi isolati: lo facciamo noi. Quando suona la sirena, quasi non sanno di cosa si tratta, nessuno gli parla...".
E allora lei cosa fa? "Gli do spiegazioni nella loro lingua, mi addentro nei quartieri poveri, abbraccio e spiego ai bambini in stato di shock, gli insegno cosa devono fare quando arrivano i missili". Rina è specializzata nella definizione e nella conta dei danni, e sa fungere da nesso fra la gente che si trova, per esempio, in un crollo, e le organizzazioni addette al salvataggio; sa valutare e spiegare il danno, sa valutare secondo le condizioni (l'ora, il luogo, il tipo di abitanti) il danno alla popolazione. "Certi vecchietti ci vedono arrivare durante i bombardamenti e non capiscono bene: ci vogliono dare del cibo, persino del denaro. Penso che abbiamo tolto dall'isolamento tante persone, in particolare tanti etiopi. Non avrei mai detto che tanti ancora non parlano la nostra lingua, che vivono dove non si sente la sirena".
Ma Hamas li odia esattamente come odia Rina che è in divisa, solo perchè sono ebrei, e Rina li guida per la mano e insegna loro come salvarsi. Ci sono donne che hanno insistito ad andare nel Miluim, le riserve, anche con la pancia, come Liat Bilinsky un ufficiale che spiega: "Quando arriva, tu vuoi esserne parte, aiutare il tuo popolo. Meglio adesso, quando ancora il bambino non c'è, dopo non so se avrei potuto". Altre, con i bambini piccoli, passano il ruolo materno al marito: "Menomale che c'è Gonen" dice il capitano Lee Betzer, graziosa capitano 36enne mentre, in questo giorno di tregua, porta Dana di 12 anni e Elà, di 4, a fare una passeggiata. La sera deve rientrare alla base: si accinge a acquietare ancora una volta Elà che è sicura che la mamma morirà. Anzi, no, tornerà presto, e il papà comunque le farà le cotolette. "Vuole capire il mio compito? Glielo racconto alla rovescia: ieri mi sono trovata per la prima volta dall'altra parte della barricata. Ero con le bambine in macchina quando è suonata la sirena, siamo scese, la piccola piangeva, abbiamo invano cercato rifugio, ci siamo sdraiate per terra con le mani sulla testa, dovevo spiegare e tenerle tranquille. Erano in stato di shock. In quei casi occorre qualcuno dei miei soldati: noi aiutano la popolazione a fronteggiare la situazione, aiutiamo i civili in stato di panico. Noi entriamo nelle case il cui tetto è stato fondato dai missili, nei giardini bruciati, nelle fabbriche distrutte. Lei non sa cosa voglia dire entrare in un pollaio industriale dove tutti gli animali sono stati uccisi da un missile: occorre raccoglierli, seppellirli. In genere la popolazione è protetta dai rifugi e dal sistema antimissile, ma il Paese soffre tanto".
Per Lee, non è facile lasciare la casa mentre le bambine sono in stato di shock: "Ma tutti i bambini lo sono, e io devo aiutare il mio popolo". Lee ha ancora pochi giorni di servizio e cerca di fare i turni di notte per scappare di giorno dalle bambine. "E' stata bella questa giornata di tregua. Noi soldati non diamo giudizi politici ma dopo 18 anni nell'esercito vorrei rivedere i miei compagni dopo un paio d'anni di pace". Rina non ci crede: "I nostri nemici non vogliono parlare, la loro è una guerra ideologica senza remissione. E ci aspetta a ogni angolo, non solo a Gaza", sospira pensando al lancio di sassi e agli spari dei giorni scorsi a Gerusalemme, dove è andata a trovare i genitori. "Non conosco un solo soldato, uno solo fra tutti i miei amici, che voglia fare del male, uccidere, fare la guerra. Spero sempre, invano, che dall'altra parte ci sia chi se ne rende conto".
Carissima Fiamma, innanzi tutto vorrei esprimere tutto il mio apprezzamento per i tuoi articoli.Inoltre ti vorrei segnalare (su spunto del JP online di oggi) questo articolo del 2012 http://palestine-studies.org/journals.aspx?id=11424&jid=1&href=fulltext# dove nelle ultime tre pagine si testimonia l'impiego di minori nella costruzione dei tunnel e che almeno 160 ne sono morti. Da far conoscere, dopo tutta la retorica sui bambini pilotata dai Hamas.Buon lavoro!
Davide , UAE
signora Fiamma, un pezzo chiaro, esaustivo, semplice ,preciso e puntuale. Come smepre. E' un momento di dolore e lo dico da cattolico. Io sono e saro' sempre dalla parte di Israele. E', da sempre, incredibile la stampa internazionale, ed europea nei confronti del conflitto israelo - palestinese. Non conoscono, non sanno e pontificano. In Italia anche una tristezza.....Tgcom24 lo seguo perche mi aggiorna sulle cose italiane, ma il sig. Barbati, corrispondete da Israeledel tgcom24...e' , diciamo cosi una tristezza. Ne usciremo vincitori, perdendo molto, anche questa volta. Ma ne usciremo. Un caro saluto
Lalla turi , Venezia
Forza donne di Israele, non sono ebrea, ma sono come se lo fossi, con donne come voi il vostro paese e' e sarà' senz'altro migliore!
Silvio Riva , MILANO - ITALIA
Cara Fiamma, le foto delle militari israeliane (Il Giornale) parlano, altrettanto bene che le loro dichiarazioni, della loro normalità, pur nell'emergenza drammatica e tragica del momento attuale.Traspare la loro femminilità e fascino di spose e madri "prestate" alla guerra, così come di giovani sottratte temporaneamente alle loro appassionanti attività civili.Non si colgono profonda angoscia o disperazione nelle espressioni e nelle parole, ma solo una doverosa preoccupazione per i propri cari (e le persone incontrate occasionalmente), prima ancora che per sé stesse.Non si colgono neppure odio fanatico e rabbia feroce verso i nemici: se necessario, li combattono (e uccidono o feriscono o catturano) e basta.In altro commento (non pubblicato) si era fatto notare che alcune apparivano in spiaggia, in "bikini" (mentre sorridevano, rilassate, parlando con amiche), col mitraglatore ad armacollo e l'indice vicino al grilletto: sempre donne normali, appunto.Per finire, una curiosa notazione: in una foto, una di loro indossa guantoni da pugilato decorati da una rappresentazione stilizzata e "guizzante" di.....fiamma.....Per tirare colpi che "inceneriscono" l'avversario.....
raffaele david , israele-kyriat-ono
Cara Fiamma , oggi mi hai veramente commosso , forse debbo confessartelo per la prima volta ..
Pietro Lotrionte , Milano
Da persona che ama le opere dei tanti artisti filosofi scienziati israeliani viventi e no e che crede che Israele debba vivere e da persona il cui cognome forse ha origini ebraiche non posso non invitare a ricordare i MiLLE morti palestinesi di cui alcune centinaia sono bambini, le centinaia di case distrutte, centrali elettriche, acquedotti, fognature, barche di pescatori ecc semidistrutte tutte cose fatte dall'esercito israeliano. Non posso non ricordare che i palestinesi tutti vivono in ghetti imposti da Israele. Gli israeliani vogliono vivere in pace? Diano vita allo stato della Palestina. I palestinesi tutti sono come il diavolo e gli israeliani come gli angeli? Ok!!! Ma anche il diavolo ha diritto a una patria e se anche dopo averla avuta continuasse a lanciare razzi, allora si Israele avrebbe tutti i diritti a super difendersi, ma finché tiene rinchiuso in riserve/ghetti un intero popolo...cosa volete che faccia questo popolo, chi può escludere che lanci i razzi per essere libero e non perché odia Israele. Meditiamo, non trasformaci i da vittime in carnefici. Buonagiornata