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LA VIA GLORIOSA AL PARADISO L’ ANNIENTAMENTO DEL NEMICO La propaganda di odio che moltiplica i kamikaze

sabato 19 maggio 2001 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME MAHMOUD Ahmed Marmash aveva solo 21 anni: scapolo, falegname, abitante di Tulkarem, un paese verde e fiorito. Probabilmente ha ricevuto l'ordine di andare a farsi saltare per aria ieri mattina. Quando ha saputo che si stavano spalancando per lui le porte del paradiso e che stava per uccidere quanti più ebrei possibile, ha preso una scatola di caramelle e l'ha portata alla sua mamma, da cui ha preso congedo. Ora la sua famiglia è fiera di lui, e non solo lei, e neppure soltanto Hamas. Molte caramelle identiche a quelle portate alla mamma sono state lanciate per aria, come a un matrimonio, quando la notizia della strage è arrivata nella West Bank. A Ramallah infatti, con espressioni di gioia la gente si riversava nelle strade e festeggiava; la televisione degli Hezbollah Al Manara aveva dato la notizia e le immagini dell'attentato terroristico. E' stata festa grande. Il capo di Hamas a Gaza dichiarava immediatamente alla tv israeliana che « Nessun ebreo deve sentirsi sicuro, in nessun luogo di Israele, neppure i bambini, che comunque quando avranno diciotto anni diventeranno soldati» . Gli esperti di terrorismo hanno cominciato subito a discutere dei mandanti, gli esecutori, i prossimi cinque terroristi suicidi che sarebbero ancora per strada, dato che cinque ce ne sono già stati da quando Hamas ha annunciato che dieci bombe erano sulla rampa di lancio. Ma è una falsa pista: Hamas non è più una setta, la Jihad Islamica neppure. Il terrorista suicida è ormai un fenomeno molto diffuso, e comincia nell'infanzia. In questi mesi la scuola di formazione del terrore è divenuta di massa a causa di un nuovo fenomeno che riguarda l'uso della propaganda, delle parole e delle immagini nell'Autonomia palestinese e nel mondo arabo in generale. Non si tratta più di problemi territoriali, di rivendicare lo Stato Palestinese, lo sgombero degli insediamenti. E' un grande fenomeno di tutt'altra natura che sta già preparando migliaia di Mahmud Ahmed Marmash pronti a entrare in azione. Stamane il giornale palestinese « Al Hayat Al Jadida» (quotidiano ufficiale) in un commento centrale, a firma di Fahmi Huwaidi, scriveva: « L'odio per gli israeliani dev’ essere guardato come una medaglia sul petto di ogni arabo, come una misura di patriottismo, un certificato di grandezza e di nobiltà !» . Articoli di questo genere sono molto comuni: un altro nei giorni scorsi scriveva « Chiediamo a Allah di distruggere Israele» . Il giornale egiziano « Al Haram» scriveva « Grazie a Hitler» , che ha capito in anticipo cosa sono gli ebrei. Ancora: il « Kjordan Times» , il 15 maggio: « Il nuovo nazismo è il sionismo» . La canzone « Odio israele» dell'egiziano Shaban Abdul Rabuim è un hit nel suo Paese e ormai la si vende a decine di migliaia di copie ovunque, anche nell'Autonomia e a Gerusalemme Est. Arafat durante l'attentato di ieri, pregava nella Moschea di Gaza da cui, all'inizio dell'Intifada, l'Imam chiese di « uccidere gli ebrei ovunque si trovino» . Questo invito è stato ripetuto più volte a tutte le latitudini dei Paesi Arabi, da leader e intellettuali. Alla tv palestinese in questi giorni vanno in onda clip di questa natura: il bambino Mohammed Al Dura (quello disgraziatamente ucciso in uno scontro a fuoco fra soldati israeliani e palestinesi) appare contro uno sfondo azzurro su cui si aprono le porte del paradiso e invita i suoi amichetti a lasciare i giocattoli e a prendere le pietre. I bambini combattono (non in una sola clip, è un modello ripresentato come eroico e desiderabile continuamente), uno di loro cade e la canzone dice che sua madre è fiera che se ne vada in paradiso. Un altro film mostra una pattuglia (finta) di soldati israeliani che incontrano una bambina con i suoi genitori: la bimba viene violentata e i genitori uccisi dai soldati. Mentre Assad di Siria ha ripetuto in occasione di due vertici della lega Araba che gli ebrei « sono più razzisti dei nazisti» e accanto al Papa che « tradiscono i principi di tutte le fedi come hanno tradito Cristo e Maometto» , Khamenei ha ripetuto al summit dei paesi islamici che « l'Olocausto è una menzogna» , cosa che viene scritta quasi ogni giorno dalla stampa araba. In Giordania la settimana scorsa c’ è stato un convegno obiettivo era dimostrare che gli ebrei hanno mentito sulla Shoah per poter costruire Israele. Il tema è popolarissimo: nelle parole crociate sui giornali palestinesi il Museo dell'Olocausto è quello in cui « si rende eterna la menzogna della Shoa» . La disumanizzazione dell'avversario comincia sui libri di testo a settembre ne sono stati distribuiti nelle scuole palestinesi 15 nuovi o rivisti. Ai bambini si insegna che « non c'è alternativa a distruggere Israele» , che Israele si vuole estendere dal Nilo all'Eufrate, da Medina al Kuwait; la carta d'Israele è cassata. La Palestina va dal Libano all'Egitto. Le parole crociate, di nuovo, chiedono qual è il più famoso porto della Palestina, e la risposta non è Gaza, ma Jaffa. Sharon è un macellaio, Peres un cane da guardia dei settler, a volte vestito da nazista. Al di là del conflitto, dunque, c'è , in lingua araba, la disumanizzazione del nemico e la sua desiderabile sparizione completa che crea un mare d'odio senza speranza e invita a far sparire Israele in una nuvola di fumo. I libri di testo delle scuole indicano lo Shahid, il martire, come un modello da imitare.

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