LA STRATEGIA DEL GRUPPO TERRORISTICO CHE PUNTA A FAR SALTARE L’ ACCORD O DISHARM EL-SHEIKH. HAMAS E JIHAD INVECE ACCETTANO UNA TREGUA Gli hezbollah vo gliono assassinare Abu Mazen
domenica 13 febbraio 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
NON si tratta di esagerazioni, né di tentativi marginali di bloccare questo
timido processo di pace: gli hezbollah, dicono i servizi palestinesi e
israeliani, cercano veramente di organizzare l’ assassinio di Abu Mazen e di
provocare attacchi terroristici per destabilizzare la situazione. Le
quotazioni della violenza sul mercato del conflitto israelo-palestinese non
sono basse come ci si poteva aspettare dopo l’ accordo di Sharm el Sheikh.
Chi procura un kamikaze ha diritto a un premio di 100.000 dollari da parte
della milizia sciita libanese; chi porta un filmato (poi spesso trasmesso da
« Al Manar» ) del momento in cui viene sparato su Israele un missile Kassam,
riceve 10.000 dollari. Quattro giorni fa ne sono stati sparati trenta in una
notte sugli insediamenti del Gush Kativ, a Gaza.
Abu Mazen cerca di reagire come può con mosse interne e diplomatiche: ha
cambiato (da due giorni) il capo della polizia e ha ordinato ad Hamas di
interrompere il lancio dei missili Kassam. Così , ha mandato inviati a Beirut
per trattare un’ improbabile tregua che coinvolga Nasrallah, i siriani, gli
iraniani. Abdel Fatah Hamayel avrebbe chiesto agli hezbollah di smetterla di
finanziare i gruppi terroristi palestinesi. Il ministro degli esteri Nabil
Shaat ha visitato Damasco, invece, per chiedere alla Siria di bloccare gli
hezbollah dal tentativo di far deragliare il processo di pace. Abbas invece
cerca di spiegare a Gaza, alle varie fazioni, che sarà un bene per tutti se
la smettono di farsi indottrinare e foraggiare da Nasrallah.
Ma la missione non riuscirà a meno che non cambino gli equilibri di zona:
qui si ha infatti a che fare con un’ asse che ha fatto degli hezbollah la
loro punta di diamante, che ha una strategia di conquista prima di tutto
religiosa e quindi territoriale e ideologica nell’ area e che coinvolge i
veri, più profondi interessi a che Israele resti un paese e una nazione
delegittimata e destinata alla sparizione. Quindi, che ha interessi opposti
a quelli del Fatah odierno. L’ asse Hezbollah-Libano-Siria-Iran è infatti
l’ asse sciita più attivo nelle sorti della zona. A Damasco hanno sede, per
completare il quadro, sia Hamas che la Jihad islamica che ieri hanno
promesso una tregua di fatto.
Ma l’ interesse a mantenere acceso il conflitto è molto forte e implica un
delicato giuoco di potere di cui si vede solo il palcoscenico illuminato dei
rapporti fra la Russia di Putin e la Cina con l’ Iran e la costruzione del
suo nucleare; con la Siria, cui la Russia ha cancellato il debito e si
prepara a vendere armi; col Libano, dove una pacificazione cambierebbe gli
equilibri economici del medio Oriente. Si vede anche nelle parole di ieri
del presidente libanese Emil Lahoud contro gli USA che chiedono alla Siria
di lasciare il Libano.
È un’ emulazione che implica un’ alleanza e un rapporto in cui non c’ è tregua
in vista. Gli hezbollah inoltre, nuovo finanziatore al posto di Saddad
Hussein del terrorismo palestinese, sono un gruppo terribilmente
sanguinario, producono una propaganda antiamericana e antisemita senza pari,
rapiscono soldati di guardia, minacciano ogni giorno la distruzione di
Israele, mostrano sul confine enormi fotografie in cui una mano (la loro
mano) porge alla macchina fotografica la testa di un giovane israliano
staccata dal corpo. Compiono e finanziano attentati per interposta persona e
gestiscono campi di training in Libano; e tuttavia, non vengono riconosciuti
dall’ Europa come un gruppo terrorista. I francesi dicono che il gruppo ha
una rappresentanza parlamentare in Libano, e quindi è regolare. Lo stesso
dicono molte organizzazioni che hanno partecipato ai vari social forum degli
ultimi anni: la strategia di Nasrallah di convocare a Beirut una delle
assemblee preparatorie del World Social Forum cerca una paradossale
legittimità nel mondo dell’ antiglobalizzazione, e la trova presso l’ estrema
sinistra anche italiana che vede in essa una delle più attive forze anti Usa
e contro qualsiasi pace con Israele, che non sia la pace dei cimiteri.