LA STORIA L'amore proibito dell'eroe
venerdì 19 maggio 1995 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME ALTI gradi, facce da eroi e da duri nel vento caldo di
Haifa. Poi, dagli autobus scendono le famiglie e sciamano tristi
verso la cerimonia in ricordo dei loro cari, tutti ufficiali medici
caduti nell'esercizio del dovere. Un bell'uomo di 29 anni
distribuisce un volantino, ma lo dà solo alle famiglie; ai militari
dedica uno sguardo carico d'ira e di rimprovero.
Caduti, mentre avrete la mesta consolazione di ascoltare gli inni e
le parole di ricordo, pensate anche a me che sono stato lasciato a
forza qua fuori. Pensate al mio amore, il colonnello Doron Maizel,
che non ha nessuno che lo possa piangere in pubblico e con onore,
perché l'esercito me lo impedisce. Uno dei vecchi commilitoni del
colonnello Maizel, uno dei tanti amici che andavano tranquillamente a
trovarli nella casa di Ramat Gan, un sobborgo di Tel Aviv, lo prende
per un braccio e cerca di tirarlo dentro: ma Adir non vuole. Solo
quando sarà ufficialmente invitato come partner, membro della sua
coppia, allora si siederà fra le famiglie in lutto. E vuole anche
che il terribile esercito israeliano gli riconosca i diritti delle
vedove di guerra: la pensione - dice - e
parole che accompagnano il nome di un Caduto nel nostro grande libro
della Memoria. Due mesi fa, Adir aveva chiesto di essere invitato
alla cerimonia di Haifa. Nessuna risposta. Insistette.
Un'ufficialessa rispose dispiaciuta: .
, rispose lui.
dire che se viene la arrestiamo. Adir non si aspettava questo
schiaffo dall'esercito: Israele ha una delle legislazioni più
avanzate del mondo nel campo dei diritti delle coppie omosessuali,
che la Corte Suprema ha sancito eguali a tutte le altre. E Rabin -
che è anche ministro della Difesa - nel giugno '93 impose una regola
che proibisce di discriminare gli omosessuali nella carriera
militare. Una decisione coraggiosa, certamente presa anche sulla scia
della morte di Maizel, avvenuta il 28 novembre '91, e della sua
scelta di vita: quella di essere un ufficiale di ferro nella vita
professionale; e quella di scegliere, nella vita privata, dopo un
matrimonio con tre figli, un rapporto omosessuale.
racconta Adir -. E Doron impose che fosse l'esercito a pagarmi il
biglietto per accompagnarlo a Washington per una cura. Le pratiche
erano pronte, ma lui non ce l'ha fatta: è morto prima. Sono certo
che Doron apprezzerebbe il mio comportamento in questa battaglia.
Rabin era a conoscenza del nostro amore, direi del nostro matrimonio.
Oggi si tira indietro perché ha paura della reazione dei religiosi:
ma sono sicuro che ormai, né lui, né il Capo di Stato Maggiore
pensano che io sia diverso da un qualsiasi vedovo d'una coppia
eterosessuale. E allora? Allora è colpa della politica, delle grane
che i religiosi possono causare a Rabin. Allora Adir pensa al suo
eroe - È con me ogni giorno -, si asciuga le lacrime e si appella
alla Corte Suprema:
in contraddizione: il primo processo di pace è quello delle
coscienze, quello che si compie all'interno del mondo civile
israeliano. Deve dare la pace prima a me che non ai palestinesi, e
lui lo sa. L'altra verrà di conseguenza. Fiamma Nirenstein