LA SCONFITTA DI UN SOGNO
martedì 1 agosto 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
FORSE non suona rispettoso verso il nuovo presidente Moshe Katzav,
una
brava persona che merita soltanto auguri. Ma il fatto che Shimon
Peres ieri
sia stato sacrificato dal Parlamento d'Israele sull'altare del suo
scontro
politico attuale con un voto dai caratteri etnico-religiosi, fa
venire in
mente il famoso detto: coloro che il Cielo vuole perdere, prima li
rende
ciechi. Ciechi di fronte al mondo e ciechi anche in politica interna
rispetto alla fisionomia che lo Stato d'Israele deve a se stesso e
allo
standard morale che deve restare parte integrante della sua identità ,
compito non facile e spesso messo in questione dalle tante guerre.
Peres è
forse l'unico personaggio che, pur essendo anche un astuto politico,
aveva
realizzato il sogno sionista di mettere insieme sicurezza e
generosità verso
il nemico.
Ha compiuto il miracolo di far scaturire proprio dalla durezza nei
confronti
del nemico (è sua la costruzione della bomba atomica a Dimona), la
capacità
morale di fare la pace anche a un prezzo molto alto. Israele ha
perduto
l'occasione di esaltare con l'elezione di Peres quel significato
universale
che ha sempre tenuto a dare alla sua nascita e al suo sviluppo. Se
una
scelta così politica e legata all'attualità come quella di Katzav ha
forse
il pregio di rendere Israele un Paese più normale, tuttavia lo svuota
di
quell'elemento di identità sublimata, di aspirazione morale che è
tuttora
indispensabile addirittura alla sua essenza stessa e alla sua
difficile
sopravvivenza, nella pace e nella guerra. Chi ha uno Shimon Peres a
disposizione, con tutti i rapporti e la stima che lo circondano, e va
a
scegliersi un Moshe Katzav per ripicca, si permette uno spreco e un
lusso
che Israele si illude di potersi già concedere, come se fosse in pace
con i
suoi vicini e avesse il consenso del mondo intero. Ma non è così .
La figura di Peres oltre a essere largamente accettata dal mondo
arabo ha
una qualità assolutamente unica che deriva dalla sua biografia: la
capacità
di tradurre ai Paesi europei e agli Stati Uniti il tormento di una
pace
difficile, e la gioia tuttavia di rendere concreto in termini di
cultura e
affari un concetto che per noi è altrimenti spesso rimasto una pura
aspirazione retorica. Dopo che sono spariti tutti i suoi leader
storici
Israele ha ora eliminato dalla politica l’ ultimo, lasciando il
cinquantenne
Barak solo senza il sostegno della Storia.