La scelta Usa minaccia Israele. Uno Yom Kippur di isolamento
mercoledì 9 ottobre 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 09 ottobre 2019
Oggi a Yom Kippur, per il mondo ebraico il più importante fra i giorni sacri perché è quello in cui si ripensa a se stessi e ai propri errori e peccati, e si cerca nel digiuno completo per 48 ore la strada del pentimento e della correzione. Tutti cessano da ogni attività per sprofondare nel pensiero; e in queste ore la preoccupazione in Israele è profonda. Da una parte ancora non si vede all'orizzonte la soluzione di una crisi politica che ha al centro la figura di Netanyahu: il primo ministro che ha guidato il Paese per 13 anni incaricato dal presidente Rivlin potrebbe, secondo voci, restituire il mandato già domani e in quel caso, con probabilità, si andrebbe alle terze elezioni in un anno mentre si appannerebbe la certezza di poter contare su un leader che certo ha i suoi lati criticabili, come ogni leader democratico, ma che ha tenuto la barra della stabilità, del benessere e della pace. Questo, mentre il Paese sente sul collo il fiato di una situazione di sicurezza precaria e difficile più del solito. Si sono aperte in questi giorni gli archivi della terribile guerra del kippur: nello stresso giorno sacro del 1973 Israele fu attaccato a sorpresa dai siriani e dagli egiziani. Fu un bagno di sangue, Israele perse 3000 uomini e ce la fece sono per la determinazione sovrumana di sopravvivere. Dai nuovi documenti si capisce che in uno stato di negazione psicologico pericolo, la leadership rifiutò di capire la situazione. Tutti cercarono di esorcizzare il rischio rimandando la mobilitazione generale, da Golda Meir a Moshe Dayan, allora ministro della difesa. Poi la realtà prese uno spaventevole sopravvento quando i tank siriani apparvero a frotte sul Go0lan, e Dayan scrive a un certo punto di aver temuto che il Paese potesse restare senza un numero sufficiente di uomini e di armi per difendere la vita stessa. Oggi i mezzi e la consapevolezza sono infinitamente più rilevanti e sofisticati,m e i rapporti con gli stati sunniti forniscono una certa rassicurazione, e tuttavia nuove minacce all'orizzonte obbligano Israele a concentrarsi, a interrogarsi, a cercare nuove risposte.
I curdi che sono combattenti coraggiosi non si tireranno indietro, ma le forze nemiche sul campo sono molto più forti delle loro. Mandano appelli disperati al mondo. E Israele sa benissimo che le forze che ora li minacciano sono le stesse che congiurano per la sua distruzione. IL Paese qui è forte, la gente ieri e ogggi si è incontrata nelle sinagoghe sapendo che la protegge ai confini un esercito ispirato e determinato, ma tanti hanno i figli al fronte, e tanti hanno impresso nella memoria della propria famiglia la lunga, interminabile storia della sempiterna guerra di difesa che ha portato a Israele, insieme a tante speranze, anche tanti lutti.
Così stanno le cose. In questo Yom Kippur Israele appare così solo.