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La scelta più dura. Israele ha fiducia nel piano Trump

martedì 18 novembre 2025 Il Giornale 0 commenti
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Il Giornale, 18 novembre 2025

A notte fonda Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha votato una delle più funamboliche risoluzioni della sua storia, quella che riguarda la Forza Internazionale di Stabilizzazione che dovrà essere dispiegata dentro Gaza e costruirne una parvenza civile: dovrà controllare i confini, distruggere le infrastrutture militari di Hamas, delimitare la Striscia, E già nell’accordo che se Hamas finisce di consegnare i poveri rapiti dovrebbe portare alla fase due, come tante volte abbiamo sentito dire da Trump, e come sempre Israele ha dichiarato; prima tutti gli ostaggi vivi o morti, missione quasi compiuta, ma se Hamas non disarma, nessuno realizzerà il piano, o la risoluzione. Però, Egitto e Israele, se parte, dovrebbero essere i due interlocutori principe, mentre molti  altri membri faranno parte del progetto. Israele si ritirerà via via che varie forze si dispiegheranno, e gli USA resteranno per un periodo più esteso come garante. Facile? La difficoltà del piano, oltre che nella neghittosità di Hamas, è riassunta, in una riga che disegna “un sentiero verso lo Stato palestinese”.

Lo vuole anche l’ospite atteso oggi a Washington in pompa magna, il principe saudita Mohammed bin Salman per la prima visita dopo l’assassinio di Amal Kashoggi che è costato un muro di ghiaccio col presidente Biden. I sauditi oggi sono la pietra miliare, la maggiore ambizione del grande disegno geopolitico di Donald Trump per il Medio Oriente, l'asse di equilibrio fra Israele, Qatar e Turchia. La possibilità di un nesso saudita con Israele, garantisce a Bin Salman protezione americana e israeliana  dalla prepotenza sciita e da quella parte della Sunna legata alla Fratellanza Musulmana, ovvero all’Islam conquistatore guidato dalla Turchia e dal Qatar che fece scattare prima del Sette di Ottobre tutti i meccanismi per evitarlo. Adesso Trump si prepara a ricucire la frattura con i sauditi, sa che l’Iran in questa prospettiva ha rimesso in moto tutto quello che poteva: si sono svegliati dal torpore gli hezbollah sconfitti da Israele e i proxy consueti,arrivano armi in Giudea e Samaria, in Iraq e in Yemen, l’Iran raschia il barile, e sono molti soldi e armi. Hamas, ridotta al lumicino, pure prepara depositi d’armi nell’Africa orientale pronto a tirarle fuori al momento giusto. Trump sa che deve pagare un prezzo, anzi due, a Bin Salman: il primo è la vendita di F35, e il secondo l’assicurazione che si torni a parlare di uno Stato palestinese. Sullo sfondo, offre la garanzia non solo delle sue armi, ma di un Israele forte delle vittorie ottenute in questa lunga guerra. E quando Netanyahu ha risposto all’opposizione che lo accusa, da destra e da sinistra, di accetare uno stato palestinese per compiacere agli americani, ha detto: “la nostra opposizione a uno stato palestinese non è cambiata affatto”. E ha ripetuto anche che Israele è pronta a intervenire se Hamas non accetta il piano Trump. Ed è vero: il capo di Stato maggiore Tamir ha confermato che l'esercito è pronto all’azione; intanto Hamas tramite Hazem Qassem ha detto che non consegnerà le armi se non all’Autorità palestinese.

Uno scherzo, cioè. Il documento votato dice che “mentre avanzerà il piano per Gaza e un programma di riforme della Autorità palestinese verrà portato avanti, finalmente potrebbero esserci le condizioni per un sentiero credibile per l’autodeterminazione e lo Stato palestinese” Sembra una prospettiva quasi fantascientifica, che comunque segue la strategia dei patti di Abramo; su di essa, se la solidarietà con gli USA mantiene la sua primogenitura, Israele prepara un destino di sicurezza. L’importante è tenere fuori Erdogan e il Qatar mentre entra, se le cose vanno bene, l’Arabia Saudita. Quanto agli F15 a bin Salman, è vero che quei magnifici aerei sono pericolosi nelle mani di un forte potentato islamico. É anche vero che Israele li usa su una piattaforma tecnologica autoprodotta che li rende molto più avanzati. E comunque, ora l’importante è restare forti e alleati con gli USA.

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