LA REAZIONE A DAMASCO DI MASHAAL, LEADER DEL MOVIMENTO ESTREMISTA H amas: il piano di Olmert? Una dichiarazione di guerra « Israele chiama pace l’ intenzione di tenersi la maggior parte dei territori»
sabato 11 marzo 2006 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
È frutto di un misto di disperazione e di speranza la promessa di Ehud
Olmert di arrivare a disegnare i confini permanenti per Israele da qui ai
prossimi quattro anni. Disperazione, perché contiene l’ idea che sia perduta,
almeno per ora la possibilità di avere un partner per la pace da quando
Hamas ha vinto le elezioni palestinesi. Speranza, perché conserva pur
tuttavia un profumo di pace l’ idea che i palestinesi possano accettare spazi
larghi e contigui, anche se non quelli del ’ 67, in cui costruire
indipendenza e Stato.
Olmert dice che cambierà il percorso del recinto di difesa, che al di là non
resterà neppure un israeliano, che in sostanza continuare ad occupare zone
in cui la presenza demografica palestinese ha peso, costa moralmente,
internazionalmente, economicamente. Olmert pensa che il modo di farlo sia
ritirarsi, dopo Gaza, dai grandi pezzi della Giudea e della Samaria in cui
vivono i palestinesi, e tenersi le zone in cui esistono grandi nuclei
ebraici. Il sogno di Olmert, che poi è quello di Sharon velocizzato e
drammatizzato in vista delle prossime elezioni del 28 marzo, ha sulla sua
strada molti ostacoli.
Il primo lo ha subito segnalato con una dichiarazione infuriata Khaled
Mashaal il grande capo di Hamas, quello che risiede a Damasco: « Questo non è
un piano di pace, ma una dichiarazione di guerra che darà a Israele la
possibilità di tenersi una grande parte del territorio della Cisgiordania e
di Gerusalemme e che ritarderà il diritto al ritorno (dei profughi del ‘ 48 e
discendenti ndr)» . Ma Mashaal sa bene che Israele, già trovatosi di fronte
alla vittoria a sorpresa di un nemico irriducibile che ha fatto di Gaza una
rampa di lancio per missili Kassam, e che considera i Territori una zona
franca di rapporti molto attivi con l’ Iran e la Siria, ha intenzione di
gestire con cautela ulteriori ritiri territoriali.
Tuttavia, Olmert viene rappresentato negli spot televisivi elettorali del
Likud come uno struzzo che nasconde la testa nella sabbia: Hamas vuole
distruggere Israele, e Kadima gli regala territorio e denari, esclama il
partito di Netanyahu. Ma tutti sanno che le zone dell'aeroporto, di
Gerusalemme, delle grandi città costiere come Haifa o Acco possono diventare
bersagli quotidiani come Ashdod o Ashlelon, disgraziate città vicine a Gaza,
dei missili Kassam (anche ieri ne è piovuto uno). Quindi, Olmert cercherà di
tracciare la separazione in modo che non diventi un suicidio.
La scelta storica è molto delicata: separarsi, senza suicidarsi. E quindi
non ha nessuna intenzione, come del resto non l’ avevano Sharon, Rabin e
Barak, di consentire il ritorno dei profughi e dei loro discendenti che
creerebbero un assalto demografico destinato a distruggere la maggioranza
ebraica. La sua idea è che il confine debba correre lungo un’ effettiva linea
di separazione demografica dai palestinesi lasciando interi i blocchi di
difesa del centro, per difendere Gerusalemme e il centro di Israele da
attacchi palestinesi e internazionali. Il Giordano, dice Olmert resterà il
confine di Israele, ma per ora non parla della Valle del Giordano. Su
Gerusalemme, da una parte dice di volerla conservare intera, ma dall’ altra
di fatto già accenna alla possibilità di lasciar perdere i quartieri arabi
che di fatto costituirebbero un pericolo per la capitale. Olmert cerca una
linea pratica per ritirarsi. Le grandi unità di Maale Adumim, del Gush
Etzion e della zona di Ariel sarebbero dentro il confine. Gerusalemme
protetta, ma non biblicamente santificata.
La destra è in fiamme, e anche la sinistra: la seconda, perché piamente
quanto astrattamente immagina che si debba cercare un partner per concordare
il ritiro. Olmert risponde che sarebbe bello, ma che Abu Mazen ormai è
prigioniero di Hamas. E la destra dice che Israele consegna mani e piedi a
Hamas una vasta zona in cui si prepareranno attentati continui. Ognuno ha le
sue obiezioni, ma per ora la posizione di Olmert sembra bene accetta dagli
israeliani: Kadima è sceso di un seggio, ma è sempre largamente preferito.