Fiamma Nirenstein Blog

La proposta che Arafat non può rifiutare

giovedì 7 giugno 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein LE prossime ore ci diranno se siamo sulla strada giusta - l’ alto funzionario del ministero degli Esteri, molto vicino a Shimon Peres, non nasconde un piccolo sorriso - tuttavia si possono già dire alcune cose fondamentali. La prima, che il piano di congelamento degli insediamenti stilato di concerto con gli americani non può essere smentito, sempre che si riesca a mandare avanti le risoluzioni della commissione Mitchell, che dice chiaramente: prima la fine della violenza come condizione base. In secondo luogo, anche se qualcosa si muove, ancora Arafat non sta facendo abbastanza: ci sono molte cose concrete che può realizzare, come mettere in prigione i terroristi di Hamas che aveva rimesso in libertà . Il tempo stringe, speriamo che lo faccia. Infine: Sharon e Shimon Peres sono sulla stessa lunghezza d’ onda. Sharon non ha nessuna intenzione di passare alla storia come il premier del caos e della guerra di Al Aqsa» . L’ arrivo in queste ore del capo della Cia George Tenet che dovrebbe aiutare (o meglio, costringere) i palestinesi e gli israeliani a concludere un accordo di sicurezza preludio di un ritorno al tavolo delle trattative, è dunque accolto positivamente: la formula che gli americani avrebbero ottenuta è una formula che mai era stata espressa in termini così netti, né da Peres né da Rabin: « Le costruzioni al di là delle aree già costruite saranno congelate» . Secondo gli accordi, inoltre, nessun nuovo insediamento verrà costruito: queste del resto erano le linee degli accordi di governo contratto fra Sharon e Peres tre mesi fa. L’ accordo dice anche: nessuna terra verrà espropriata allo scopo di costruire; gli edifici non possono oltrepassare le linee attuali; nello stadio finale dei negoziati verrà ridiscussa la questione degli insediamenti, complessivamente. E’ sufficiente perché Arafat sia invogliato a mantenere il cessate il fuoco? La nostra fonte dice che da colloqui avuti con i palestinesi, sembra di sì . Arafat, bisogna pensare, è stato messo in grande difficoltà dalle recenti iniziative per porre fine alla violenza: gli americani sono ritornati in Medio Oriente a tutta forza, con inviati fissi, con l’ istituzione di un consigliere speciale, con la visita di Tenet e quella in programma, di Colin Powell. Ma più ancora è stata la decisa richiesta europea a condannare l’ attentato terrorista di Tel Aviv e a dichiarare il cessate il fuoco che ha fatto sentire a Arafat che era il tempo di cambiare strada. Sharon, con le mosse successive di accettare i risultati della commissione Mitchell, dichiarare due settimane fa unilateralmente il cessate il fuoco e poi rinunciare alla rappresaglia, ha spiazzato la strategia che tendeva a trascinare il medio oriente nel caos fino a che una forza internazionale fosse giunta in soccorso dei palestinesi. Adesso, Tenet porrà Arafat e Sharon di fronte alla precisa richiesta degli Usa: accordi di sicurezza di ferro, magari scritti. Sullo sfondo il congelamento degli insediamenti, e poi finalmente la realizzazione delle tappe richieste dalla commissione Mitchell.

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