Fiamma Nirenstein Blog

LA POLEMICA LE REAZIONI IN ISRAELE Tel Aviv, l'ira della sinistra <È una tigre travestita da gattino>

giovedì 19 dicembre 1996 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV IN sostanza, gliel'hanno tirata. In un periodo di pesanti critiche internazionali sia da parte del mondo arabo che dell'Europa e perfino degli Stati Uniti, a Benyamin Netanyahu mancava solo l'accusa di aver invitato nel Paese degli ebrei quello che senza tanti complimenti viene definito Fini. Netanyahu avrebbe così ceduto a una richiesta di legittimazione che invece aveva trovato la fiera opposizione dei governi Rabin e Peres. È evidente - dice David Cassuto, vicesindaco di Gerusalemme, figlio del rabbino di Firenze morto ad Auschwitz - che qui il telegramma dell'ambasciatore israeliano a Roma che consiglia a Netanyahu di non ricevere Fini è uscito perché si pensasse che il primo ministro, su cui ormai la stampa gioca il tiro al piccione, avendo invitato un fascista, deve essere un po' fascista anche lui. E non c'è niente di più falso, naturalmente: perché Bibi è un liberal; quindi sono molto contento di sentire che l'ufficio del primo ministro smentisce tutto. Sarebbe davvero sbagliatissimo dare a Fini una simile occasione di riabilitazione. Fini è un personaggio fasullo, una tigre in veste di gattino, il figlio legittimo dei fascisti. Anche se è andato ad Auschwitz, anche se è stato fra i primi a dire che il giudizio su Priebke era sbagliato? mondo. In generale, in Israele importa poco che Fini abbia in tutti i modi dichiarato che l'antisemitismo fu un tragico errore di Mussolini, e che cerchi in tutti i modi di definire An come una forza moderata che non vuole legami col passato, e che più volte ha tentato di avvicinare i leader della comunità ebraica italiana: italiana in Israele, avvocato Beniamino Lazar -. I suoi elettori vengono dalle file del neofascismo, e ci sono fra loro anche degli antisemiti; la destra estrema ha sempre attaccato gli ebrei anche con incursioni a casa loro, persino al ghetto di Roma, con scritte, con minacce, con dimostrazioni. Non bastano pochi anni e qualche parolina gentile per cancellare tutto questo e il terribile passato che gli sta dietro. Yossi Beilin, il laborista che al tempo del governo Rabin era viceministro degli Esteri e che già allora si oppose alla venuta di Fini, tiene un basso profilo. una qualunque dichiarazione di cittadinanza, a quelle forze che incarnano la nuova destra, della quale ancora non sappiamo abbastanza salvo che è l'erede delle peggiori ideologie del passato europeo. Ma ormai questa destra ha fatto la sua conversione... mi piacciono poco. Fini ha capito che deve dimostrarsi politicamente più malleabile per essere accettato. Ma perché deve essere Israele a dare il suo beneplacito?. Beh, semplicemente perché lo chiede ormai da molti anni, perché così facendo rischia un pezzo del suo elettorato, perché seguita a ripetere che ha rotto col passato. Non è mica Le Pen, è andato ad Auschwitz... Non le sembra che Israele resti un po' isolato, se non riesce a dialogare anche con quelle forze di destra che rinunciano decisamente all'antisemitismo? Non le sembra che tanto è stato perdonato ai comunisti non pentiti, e niente ai fascisti pentiti? contengano una parte di ragione, ma è anche legittimo, non le pare, che Israele abbia un tempo di raffreddamento un po' più lungo degli altri Paesi occidentali circa l'antisemitismo dei fascisti. L'ambasciatore italiano in Israele Panocchia, che dichiara di non aver saputo assolutamente nulla di tutta la faccenda, pensa che alla fin fine l'incontro Netanyahu-Fini sia poco probabile: il vissuto di questo Paese rende la cosa complessa e delicata - dice l'ambasciatore - e adesso forse sarà Fini stesso a voler rimandare. Noi, se verrà , lo accoglieremo come un autorevole membro del Parlamento e un capo di partito. Vedremo. In Israele si dice che tutta l'operazione comunque, parta da Milano, da un gruppo di ebrei italo-libici, uno dei cui capi, Walter Mecnagy, sarebbe il rappresentante del Likud in Italia. Ma Mecnagy evidentemente non aveva fatto i conti con il doppio sbarramento italiano e israeliano che impone ancora un tabù su An. Fini non è riuscito a spiegare di non essere Le Pen, e comunque, come quando si cade, come gli è accaduto, in una vicenda di politica interna, ogni tentativo di spiegarsi deve essere rimandato. Fiamma Nirenstein

 Lascia il tuo commento

Per offrirti un servizio migliore fiammanirenstein.com utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l'uso dei cookies.