La nuova strategia Usa umilia i Paesi arabi moderati
Il Giornale, 22 marzo 2009
È stato molto interessante osservare il linguaggio corporeo del presidente Obama mentre mandava il suo messaggio di pace all’Iran e quello di Alì Khamenei mentre gli rispondeva. Il primo fervoroso, intento, con le mani e con gli occhi, a mostrare la maggiore simpatia possibile; il secondo ieratico, alieno dalle forme, occupato solo dal suo scopo divino. E lo ha snocciolato calmo e lento, spiegando in sostanza che gli Usa devono mostrare nei fatti, e non con le parole, rispetto.
Ciò vuol dire che Obama, per essere amico dell’Iran, deve smettere di ostacolare la costruzione della bomba atomica, ormai allo stadio ultimo dell’arricchimento o al primo di assemblamento, a seconda di fonti americane o israeliane.
Comunque ormai basta poco tempo perché tutto il mondo sia sotto la minaccia atomica degli ayatollah. Essere amico dell’Iran, dice inoltre in sostanza Khamenei, significa abbandonare l’insopportabile abitudine di difendere l’esistenza di Israele e lasciare che si compia sul popolo ebraico la soluzione finale più volte annunciata da Ahmadinejad.
Vuole anche dire abbandonare, come del resto si legge già nel discorso di Obama, ogni distinzione tra il governo teocratico e autoritario, che impicca gli omosessuali e rinchiude i dissidenti, e il nobile popolo iraniano che ha dato molte volte segno di volersi ribellare.
Obama, dunque, ha avuto un sostanziale «no», ma non lo accetterà come risposta. Per esempio, Hillary Clinton terrà probabilmente duro nel suo invito all’Iran alla conferenza per l’Afghanistan: evidentemente non turba Obama il fatto di scontentare gravemente tutti i Paesi moderati arabi su cui fino ad oggi gli Usa avevano puntato le speranze per un Medio Oriente equilibrato.
Infatti, chiamare Ahmadinejad al desco internazionale è azione che dispiace assai agli egiziani, ai sauditi, ai libanesi e ai palestinesi moderati, e tutti quanti hanno invitato più volte Ahmadinejad a starsene fuori dal campo di Gaza, del Libano e perfino dal Bahrein, che l’Iran rivendica come suo.
La profferta di pace obamiana, seguita dall’affettato «no» di Khameni, esalta alle stelle l’integralismo islamico militante, anche perché tutti gli amici e i famigli dell’Iran seguitano a ricevere segni di incoraggiamento, mentre le prime pagine dei giornali occidentali applaudono.
Nella generale amnistia ideologica in corso, infatti, Assad gioisce perché il processo per l’omicidio del leader libanese Rafik Hariri, di cui erano accusate le massime gerarchie siriane, legate all’Iran da sempre, verrà certo edulcorato contro la falsa promessa di Assad stesso di aprirsi a un processo di pace con Israele.
E mentre l’Aiea individua sul terreno siriano i resti di una struttura atomica, e si definisce chiaramente l’assistenza iraniana al progetto, si mandano due inviati americani a Damasco; inoltre, l’Inghilterra ha fatto in questi giorni profferte agli Hezbollah, longa manus iraniana e siriana, mentre Nasrallah di nuovo promette la distruzione di Israele insieme alla sua vittoria nelle prossime elezioni di giugno in Libano; Hamas, legata come è agli iraniani, rifiuta l’accordo con Fatah e chiama Abu Mazen traditore solo che accenni a un accordo con Israele, sicura che tanto l’Iran le darà conforto anche economico.
La strategia americana di questo momento, dunque, umilia i moderati perché esalta gli estremisti. E soprattutto mette Israele in una condizione di incertezza vitale così seria da poterlo spingere a un gesto estremo.
È una strategia saggia? A noi pare alquanto avventurista, anche perché ogni giorno di salamelecchi occidentali viene usato dagli ayatollah per costruire la bomba e tessere una frenetica tela diplomatica per la vittoria dell’islam. L’apertura americana può creare un’ondata di trionfalismo islamico in tutto il mondo: Obama adesso farebbe bene a trovare il modo di smorzarlo.
Non credo che Obama pensasse di fare un grosso regalo ai paesi arabi,ma in realtà così è stato ! Purtroppo!
Leonardo , Italia
complimenti per lanalisi politica sempre seria e per nulla faziosa. vorrei dire che tutto il mondo occidente dovrebbe difendere israele perché è la radice su cui la nostra civiltàè cresciuta e da cui ha tratto nutrimento. la diplomazia non può essere l'accettare di essere presi in giro o ricattati da terroristi che nessuno vuole definire come tali.
Giuseppe D. , Taranto
Secondo me Obama in realtà non si sta rivolgendo ai governanti dell'Iran ma al popolo Iraniano, con l'intenzione di promuovere un cambiamento dall'interno, cercando di suscitare simpatie nell'opinoe pubblica.
buffone carmine , firenze
Gentile sig.ra,credo in modo sbrigativo che il nuovo presidente americano sia piuttosto un debole difronte ai problemi mondiali.Per ora no ha fatto altro che dare segnali a parole ma i veri fatti devono ancora venire e quando i problemi si aggraveranno di più sarà un duro colpo per il presidente che non troverà gli appoggi che fino ad ora ha ricevuto da un America stordita da una serie di eventi internazionali ed economici che l'ha trovata impreparata.Ha creduto nel cambiamento ma si è illusa.Credo che sarà Israele ad aprire gli occhi al mondo ed alla stessa America.Io ho fiducia nella millenaria sagezza del popolo ebraico.Continui pure le sue battaglie ed auguriamoci solo che l'occidente mostri un pò più di lungimiranza.Con stima Buffone Carmine
antonio c. , cagliari
Non sono d’accordo, in quanto ritengo che ogni tentativo di dialogo sia sempre positivo comunque vada a finire. D’altronde peggio di così! Forse lei auspica la conquista dell’ IRAN con un’altra guerra in stile BUSH. Visti i risultati e le vite umane perse non mi sembra proprio il caso. Si deve dialogare soprattutto con il nemico e dimenticare l’occhio per occhio, dente per dente che di morti e rovine a disseminato la storia. Come gli ebrei Israeliano anche gli Iraniano non sono un blocco unico, cieco e fanatico. L’ offerta di dialogo non da forza agli estremisti che nello scontro aperto e nell’odio trovano il loro humus ideale, ma bensì crea le condizioni affinché la parte moderata abbia la possibilità di parlare e di manifestare il proprio punto di vista. Proprio la sua storia dimostra che si può diventare amici dei vecchi nemici ( e quali nemici!). Forse sarebbe il caso di non diventare nemici dei vecchi amici.
Stefano Gay , Vancouver / Canada
Decriptare ambedue i messaggi di Obama e la risposta di khamenei non è cosa che si possa fare così su due piedi. Bisognerà attendere gli sviluppi della politica estera americana, quelli legati alle strategie economiche e alle nuove politiche energetiche e alle conseguenti alleanze che la nuova amministrazione vorrà intessere. Quelle con la Cina e la Russia innazitutto. Per quanto concerne il Medio Oriente, Obama certamente tende a smorzare i toni del conflitto tra i due blocchi, perchè forse non a torto crede che questo noccia alla nuova strategia Americana del Soft Power e questo di per se non è negativo. Il problema sorgerà quando questo poi significherà gestire la moltitudine di interessi strategici che l'America ha sul campo. In particolare, ma non solo proprio con Israele. Godrà ancora Israele dell'appoggio incondizionato Americano, o questo, a causa della nuova balance policy sarà ridimensionato ? Per capire questo dobbiamo prima rispondere ad un'altro quesito : Israele è per l'America solo un alleato Strategico o non è invece qualcosa di più ? A parte le varie Lobby Ebraico-Cristiane, Israele incarna per un gran numero di Americani, il mito rinnovato dell'Epopea Americana, la conquista della Nuova Terra dell'Abbondanza e della Speranza, il mito per una Patria cercata e voluta con tutte le forze, nata dalle intemperie della storia, e che ha dovuto farsi spazio combattendo il vecchio potere Imperiale Britannico e l'invadente presenza Indigena. E non senza lotte spesso violente. Certo non possiamo non biasimare alcuni passaggi di questa storia, come quelli che hanno in parte minato l'esistenza e il futuro delle popolazioni Native Americane. Israele senza dubbio ha in comune con l'America alcuni di questi tratti. Essa più di altri simpatizza con la necessità storica di garantire una patria agli Ebrei, sopratutto dopo la Shoà, anche se essa è stata pagata a duro prezzo dalla popolazione locale.La storia dei popoli...... non è sempre una
Ester , Morbio Superiore - Svizzera
Proverbi 23:9Non rivolgere la parola allo stolto, perché disprezzerà il senno dei tuoi discorsi.Shalom, Ester.
Adriana , Los Altos (California)
la grande difficoltà sarà per gli Stati Uniti ritrovare la loro voce ed il rispetto del mondo dopo 8 anni di politica Bush/Cheney/Rumsfeld. L'elenco è lungo..
Danny , Italy
Obama con queste sue aperture screditerà gli USA stessi. Se ora ci fosse McCain o anche un altro rappresentante democratico a quest'ora non ci troveremo in questa difficile situazione.
Joey Fatigati , Caserta. Italy
Penso che Obama stia commettendo un grave errore! Secondo me egli avrebbe dovuto indirizzare la sua politica estera nel cercare di convincere tutti i suoi alleati europei, moderati arabi,nonchè Russia e Cina, a coalizzarsi per isolare Akmadinejad e costringerno a venire a più miti consigli. La politica che sta perseguendo lascia perplessi e dubbiosi i suoi possibili amici e concede tempo prezioso ai suoi nemici (che tali continueranno ad essere). Israele dovrebbe cercare a tutti i costi di entrare nella NATO ed, ai limiti, prepararsi ad unaforte azione di dissuasione che imporrebbe all'Occidente una scelta di campo senza equivoci. Joey Fatigati
cesare albanesi , roma
Non riesco francamente a comprendere l'iniziativa politica nei confronti dell'Iran considerato fino a qualche giorno fa paese ostile da parte americana.Probabilmente Obama fa mosse ad effetto anche per creare discontinuità alla linea politica di Bush.Cui prodest?
Luigi Morettini , Roma
Condivido parola per parola quanto scritto da Lei, On.le Nirenstein, ma questo non basta a placare la mia indignazione verso il cosiddetto mondo occidentale. Non capisco, infatti, il motivo che spinge nazioni avanzate civilmente e democraticamente, USA in primis, ad una sudditanza assurda nei confronti di regimi dittatoriali e fanatici come quello iraniano. Rinunciare persino alla propria dignità equivale ad offendere tutti coloro che hanno dato la vita per conquistarsela. Sono molto preoccupato.
Marco Federico , Italia
Cara Fiamma, dal discorso pronunciato dal Presidente Obama, bisognerebbe capire se egli porge "l'altra guancia" o, invece, tende una mano per ottenere un "Pass di accesso per i moderati..." Scusami se sono, forse, un pò ermetico...D'altronde, tutto ciò che fa riferimento al Medio Oriente, è "velato di mistero..." Con simpatia, Marco (un saluto a Sharon)
critica sociale , milano
Purtroppo temiamo tu abbia ragione. Crediamo che il punto dell errore sia l illusione di tornare ai tempi trascorsi. La stessa idea di un new start bypassa la svolta dell 11 /9.
Batman , Milano
Salve Signora Nirenstein,alcuni mesi fa, durante la campagna elettorale negli Stati Uniti, mi son trovato a giocare una partita a scacchi on-line con un giocatore iraniano. Nel post partita abbiamo scambiato qualche parola di cortesia in inglese, e il mio avversario ha scelto di parlare, con mio disappunto, del suo idolo Osama Bin Laden e dell'appoggio economico-elettorale Iraniano al candidato democratico Barack Obama.In quel momento ho sperato che le tesi del mio avversario fossero totalmente fantasiose, ma oggi vedo nelle posizioni del nuovo presidente americano alcuni chiari segnali che quelle argomentazioni tali purtroppo non erano.Lunga vita allo Stato di Israele ed al suo Popolo.