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« La nostra terribile guerra contro l’ Intifada» Tra i soldati assedi ati dalla rivolta: non siamo killer

sabato 7 ottobre 2000 La Stampa 0 commenti
RAMALLAH SOPRA Ramallah, dopo una strada punteggiata da sassaiole e da resti bruciati di battaglia, si giunge di scontro in scontro alla base militare israeliana posta in una delle zone più operative presso Bet El. Qui è di stanza la Brigata Benjamin. Il suo comandante è un giovane di 37 anni, il colonnello Gal Hirsch, biondo, quieto e deciso dentro una caserma a due piani sul bordo dell'area militare. Al suo carattere e agli ordini che riceve è attribuita la responsabilità dei circa settanta morti di questi giorni. Lei è consapevole, comandante, di essere considerato da una parte dell'opinione pubblica mondiale - dato anche il basso numero di perdite israeliane - un soldato che uccide civili inermi? « Nulla potrebbe esserci di più falso e di più orchestrato..» L'accusa basilare è un uso facile delle armi da fuoco senza rispetto neppure per i bambini, mentre gli altri tirano solo pietre. « Ripeto che è semplicemente incredibile che qualcuno si beva questa versione. In generale direi che si tratta dell'automatismo di un pensiero che ci vede come un esercito tecnologico e disumano: il mondo spesso ama pensare a Israele secondo la formula: high teck più macchina da guerra. Invece per noi è parte indispensabile l'educazione e la morale: credo che siamo l'unico esercito che nel training obbligatorio dei soldati mette una settiamna di studio del "codice di comportamento" che insegni al soldato come comportarsi per non violare i diritti di nessuno, non usare le armi contro i deboli, decidere quando attaccare secondo una norma morale e non di opportunismo, proteggere i deboli, i bambini, i feriti. Si insegna come costruire una percezione chiara di dove il soldato si trova, di cosa sta accadendo, di quando deve restare freddo o attaccare, così che non faccia pagare i suoi errori a nessuno» . E naturalmente esiste un training di combattimento molto deciso oltre a questo. « Certamente: agguerrito, specifico, molto specializzato, ciò che fa del nostro esercito un esercito che quando si muove colpisce nel segno, non agisce a caso, e vince» . Forse troppo per controbattere soprattutto a delle pietre? « Prima di tutto mi lasci parlare per un attimo di queste pietre: non sono sassolini, e neppure sassi. Sono una gragnuola di grandi pietre. Io stesso sono stato colpito alla testa, alcuni anni fa, e sono rimasto ferito così gravemente da restare in ospedale un anno intero» . Ma di pietre raramente si muore. « Non è affatto vero: molti israeliani sono stati uccisi con lancio di pietre e con bombe Molotov. Una volta ho tirato io fuori da un'automobile una donna, Ofra Moses uccisa a pietrate e bombe molotov col suo bambino nell'86. Le risparmio il racconto di come li avevano ridotti» . Si spara o no sui lanciatori di pietre? « No, e nemmeno su quelli di bottiglie se non lo fanno molto da vicino e con serio pericolo di vita per i soldati, e solo dopo che hanno iniziato la battaglia. Noi non attacchiamo mai. E sparare, si fa in enorme prevalenza solo su chi ci ha sparato» . Ci sono così tanti fucili? I palestinesi sostengono di no? « Ci sono migliaia di fucili, i tanzim li usano contro di noi, contro le ambulanze, sparano un po' dappertutto. Questo è uno scontro armato in cui una parte ha sempre e comunque il privilegio di sparare per prima..» E perché ? « Per la dinamica dello scontro, che ora le spiego: una folla di ragazzini e di donne spesso persino incinte apre il corteo verso un obiettivo prefissato. Poi vengono altri ragazzi con pietre e bombe molotov. E infine, o mescolati fra la folla che li protegge, i tanzim armati. Hanno Kalashnikov, AK 47, e mitra M16. Noi non consentiamo che uomini armati escano dalla loro zona» . Comandante, vedo nella base delle facce di bambino, figli di una società opulenta, viziati, bonaccioni, spesso pacifisti... Non certo i soldati delle terribili guerre d'Israele « Quando hai di fronte un nemico tanto agguerrito, che ti odia tanto, quando vedi la morte in faccia, ma anche i loro bambini che sono eguali ai tuoi fratellini, a alle mie figlie (ne ho due) da una parte sei ancora più pacifista, desideri il bene comune, non vuoi più morti. Però anche gli eccessivi ottimismi spariscono. La guerra ti dà un forte senso della realtà . Sarà per questo che i viziati qui non esistono più : esistono dei bravissimi soldati, coraggiosi, pronti... Mille volte si adoperano in aiuto dei palestinesi feriti, ma sanno anche combattere ad altissimo livello» . Ci sono anche i matti, quelli che odiano gli arabi e li vogliono vedere morti. « Si, ce n'è qualcuno. Ultimamente ne avevo uno che ora però siede in una stanza con delle scartoffie, e i palestinesi non li vede nemmeno da lontano» . E il bambino ucciso a Netzarim? Com'è andata? « Certo non secondo l'oscena falsificazione che ci vuole assassini volontari: dietro Muhammed e suo padre c'erano due gruppi di guerriglia palestinese che sparava in alto verso la nostra postazione che non poteva vedere il bambino, nascosto dietro un masso di cemento. Noi rispondevamo al fuoco dei tanzim. E' una tragedia per tutti che il bimbo abbia perso la vita. Le ripeto che il codice morale è per noi soldati un dovere intersecato con quello di salvare la patria. Mi lasci ricordare Zvica Ofer, uno dei nostri migliori comandanti che nel Wadi Kelt inseguiva due terroristi che trovarono rifugio in una grotta. Li raggiunse, ed esitò a sparare per paura di colpire una madre e un bambino beduini che si trovavano nella stessa grotta. E fu subito ucciso» .

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