La mossa Usa: tagliare i fondi all'Anp
domenica 10 dicembre 2017 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 10 dicembre 2017Vogliamo capire che cosa sta facendo Donald Trump, invece di esercitarci nel popolare gioco del panico e del disprezzo? Rileggiamo: "Quando sono stato eletto ho promesso di guardare alle sfide del mondo con gli occhi aperti e un modo di pensare fresco. Non possiamo risolvere i problemi con gli stessi concetti falliti del passato,o ripetere le stesse strategie fallite... Il mio annuncio marca l'inizio di un nuovo approccio al conflitto fra Israele e i palestinesi".
Così ha detto Trump quando ha annunciato il riconoscimento di Gerusalemme capitale dello Stato d'Israele: "Un nuovo approccio". Fatto di che cosa? Molti hanno ignorato queste parole e hanno preferito decidere che Trump è il solito oggetto di dileggio. Fra questi purtroppo i leader europei, che delusione, che non vogliono capire che il loro ruolo di mallevadori della pace sarebbe esaltato e non messo in disparte dall'acquisizione del fatto che così non si va da nessuna parte.
Il primo tema è stato quello della verità: Israele è in Medio Oriente per restare, gli ebrei non sono polacchi o marocchini capitati per caso in zona (me lo sono sentito ripetere durante una trasmissione radiofonica da un ufficiale palestinese importante) ma figli del popolo indigeno che ha sempre avuto Gerusalemme come capitale.
Ma l'altro punto basilare che si deve capire è: non sarà il terrorismo a fornire la vittoria. Questi due pilastri fondamentali, identità e rifiuto del terrorismo e con esso dell'incitamento che lo sorregge, sono il lavoro intrapreso dall'Amministrazione americana. Martedì scorso il Parlamento ha votato a grandissima maggioranza il "Taylor Force Act" che prende il nome dal cittadino americano pugnalato a morte da un terrorista palestinese a Tel Aviv. Quando la legge passerà in Senato questo significherà che gli americani taglieranno gran parte dei 280milioni di dollari l'anno che gli USA donano all'Autorità Palestinese (A.P.) a meno che smetta di pagare lo stipendio ai terroristi in galera e alle loro famiglie.
In un bel saggio edito dal Jerusalem Center for Public Affairs il generale Yossi Kuperwasser ha misurato il primario impegno economico della A.P. nel sostenere con denaro il terrore. Nel 2014 ha pagato circa 300 milioni di dollari ai prigionieri continuando a sussidiarli quando vengono rilasciati, e a pagare le famiglie di chi è morto durante l'attentato, magari in un attentato suicida. E' il 20 per cento di tutto l'aiuto annuale. Chi è condannato a 3 anni o meno prende 340 euro, fino a 20 anni 1.700 euro, chi ha preso fino a 30 anni la bella cifra di 2.900 euro. Quando si è rilasciati si portano a casa dai 1.271 ai 21.260 euro, per ricominciare. Più grande l'attacco, più sono i soldi che l'Autorità di Abu Mazen dà ai terroristi, più di 30mila nel totale.
Il Taylor Act taglia decisamente i fondi nel caso i palestinesi non cessino dalla pratica di incentivare il terrorismo finanziandolo. Naturalmente a lato di questo sorge il grandissimo palazzo dell'incitamento sui media, nelle scuole, nelle istituzioni e degli eventi che prendono il nome dei terroristi tappezzate dei ritratti dei "martiri". E' un castello gigantesco: la cultura palestinese l'ha costruito accanto alla rivendicazione dei suoi diritti, mentre la condivisione con Israele non è mai stata portata a buon fine nemmeno di fronte alle offerte più convenienti, a Camp David come a Annapolis.
Il terrorismo dei palestinesi, impugnato da Arafat come un'arma che ha poi fatto scuola in tutto il mondo, costellato di eventi mostruosi come Entebbe, le Olimpiadi di Monaco, la strage di Lod e di Fiumicino, la strage di anziani al Park Hotel, i rapimenti e la schiera di attacchi suicidi della seconda Intifada, il bombardamento di missili da Gaza, curiosamente non è mai stato preso in considerazione come una variante capace di mandare all'aria qualsiasi "due Stati per due popoli". Adesso Trump se ne sta occupando. L'Europa... Nessun segno di vita, anche se i suoi finanziamenti non sono da meno.