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La moschea di Santa Sofia arma di guerra per Erdogan

venerdì 24 luglio 2020 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 24 luglio 2020

Dunque oggi il disegno del sultano Erdogan diventerà realtà, nonostante il dispiacere del Papa e di tutto il mondo cristiano. L'Arcangelo Gabriele, il Cristo Pantocrator, e gli altri famosi mosaici e dipinti verranno coperti da tende scorrevoli perché secondo il dettato musulmano non vi siano  immagini nei luoghi sacri, mille fedeli si inchineranno sui piccoli tappeti distanziati secondo le regole della pandemia. Il mondo si deve contentare di una protesta che niente verrà rovinato. Ma non è un gesto innocuo, tutt'altro. E' una promessa di guerra. Quando il 10 luglio ha annunciato la volontà di convertire il museo, ex cattedrale, di  Santa Sofia in una moschea, Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato anche che egli "libererà" Gerusalemme dai suoi "invasori" (gli ebrei), e in particolare la moschea di Al Aqsa, inaugurandovi, come accade oggi, la preghiera islamica, "libererà" Santa Sofia. Si tratta sempre di Umma islamica, come la cattedrale-museo.

E' un'operazione politico religiosa di grande respiro, che proviene dal mondo sunnita, in parallelo e in concorrenza con la grinta sciita dell'Iran che da decenni proclama con determinazione dottrinale e grinta bellica l'inevitabilità di un immenso stato islamico, i cui nemici sono i cristiani e gli ebrei.  Gli ebrei, sia per l'Iran che per la Turchia d'oggi, vi hanno un ruolo particolare: essi sono lo stendardo di battaglia. Da qui l'odio per Gerusalemme. E il suo uso come tromba di guerra e richiamo al mondo arabo da parte di Erdogan, mentre per altro parla all'Europa con Hagia Sophia.

L'Ummah islamica, sia che venga ristabilita al completo  su tutti gli storici possedimenti islamici, ovvero su qualsiasi parte del territorio, degli edifici, della popolazione che ne siano mai stati parte, ha due nemici che qui, sulla strada di Erdogan, diventano visibili, anzi, vittime fosforescenti: le altre due religioni monoteiste fondamentali. Con l'aggiunta dei musulmani apostati, i kafir, per esempio di questi tempi i sauditi alleati dell'occidente.

La meraviglia della cattedrale di Hagia Sophia (Santa Sapienza) costruita nel 537 dall'imperatore bizantino Giustiniano divenne moschea per la prima volta nel 1453, finché quel genio di Mustafa Kemal Ataturk aggiunse la sua conversione in museo all'incredibile numero di riforme che dovevano trasformare la Turchia nel grande ponte storico per cui il mondo musulmano avrebbe preso la strada della democrazia e della modernità. Non è andata così.
E' arrivato Erdogan, con le due centinaia di migliaia di dissidenti in  carcere, i giornali silenziati, i curdi perseguitati, l'antisemitismo come bandiera. E il sogno islamista nutrito dalla violenza e la corruzione.
I circoli conservativo-islamici che sempre hanno richiesto il ritorno al ruolo di moschea lo hanno fatto appoggiandosi alla teoria del "nemico ellenico" basato sull'odio per la Grecia, che Erdogan, fra i tanti odi che costruisce senza sosta, tieni in piedi.

Ma è chiara una debolezza strutturale della sua leadership che accende continui fuochi in tutto il mondo, e porta l'esercito dalla Libia alla Siria all'Iraq, contribuisce soldi a Hamas, e intraprende nuovi legami anche con Teheran; la  situazione economica che caratterizza la sua gestione, la perdita di consenso anche nella capitale, la pandemia portano la Turchia a soffrire sempre di più sotto il tallone di Erdogan  e del suo impero Ottomano rinnovato dalla Fratellanza Musulmana di cui è leader mondiale.
Erdogan pensa al futuro: per questo emerge in questi mesi un nuovo nesso fra Turchia, Malesia, Indonesia, Pakistan, con il Qatar (e come poteva mandare) come partner aggiuntivo. E' una rete fitta, e a invitare a un summit a Kuala Lumpur è dei leader più antioccidentali e antisemiti il primo ministro Mahathir Mohamed.

Nuove alleanze mondiali contornate da visite e piani comuni, in cui l'Iran si affaccia senza sosta e la Cina occhieggia, che accompagnano i sogni regionali. Erdogan cerca una posizione di forza lungo tutta l'area Mediterranea, sfida la Grecia, Cipro, la Francia e Israele sulle riserve di marine gas, da spallate all'Egitto e di conserva all'Arabia Saudita, mentre insieme all'Iran giura la distruzione di Israele. Ma al centro di tutto questo, una magnifica basilica-museo cara al mondo cristiano, da oggi, moschea.

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Massimo/Maggioni , Piombino/Italia
 sabato 25 luglio 2020  16:07:51

Molti commentatori dei giornali occidentali insistono sul tema della debolezza di Erdogan a causa della crescente crisi economica interna, temo però che questa situazione non faccia che accentuare l'espansionismo turco come soluzione estrema, che purtroppo fino ad ora ha avuto successo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, dalla presenza militare turca ormai stabile in Libia, come in Siria e nel nord dell'Irak con il pretesto della lotta anticurda, alle provocazioni navali in Egeo contro la Grecia ecc. A queste iniziative frenetiche la Nato, L'UE, gli Stati Uniti hanno risposto fiaccamente. Quel che stupisce è il padrone del Cremlino, da Mosca, la terza Roma, l'erede di Costantinopoli, il difensore dell'Ortodossia, è rimasto quasi muto dopo la ritrasformazione di Santa Sofia in moschea. Per Erdogan il prossimo obiettivo dichiarato è la "liberazione" della moschea Al-Aqsa a Gerusalemme... per divenire leader di tutto il mondo sunnita "da Bukhara a l'Andalusia"...



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