LA MATERNITÀ DIVENTA FLESSIBILE SE 9 MESI VI SEMBRAN POCHI
martedì 5 settembre 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
LA mistica concentrazione di 60 giorni di vacanza all’ ottavo e al
nono mese
di gravidanza, via dal lavoro e dalla pazza folla, e poi i tre mesi a
casa
di cure intensive del pupo, novanta giorni già angustiati dalla
brevità del
tempo concesso dalla legge, sono dunque da ieri non più obbligatori
nella
loro scansione, ma più elastici: i tempi sono diventati facoltativi,
si può
restare a casa anche fino ad un mese prima del parto, quando proprio
non ce
la fai più perché il pancione ti ingombra e quasi impedisce i
movimenti, e
poi allungare il periodo a casa col nuovo bambino per quattro mesi,
fino a
coprire interamente il riposo di maternità frutto di dure lotte dei
movimenti femministi.
Sembra un cambiamento da poco, ma è un piccolo segnale che ha invece
importanti significati: infatti è un passo ulteriore verso la fine
del
controllo sociale coatto della maternità , dei suoi diritti e dei suoi
obblighi, e la mette invece in mani più appropriate, quella delle
donne in
attesa. Saranno loro infatti a stabilire se per la loro carriera è
meglio o
peggio ritardare il congedo (forse allo scoccare del tempo che prima
era
obbligatorio avevano un concorso essenziale, oppure era in vista una
promozione...), decideranno in proprio quando la loro psiche sarà
preparata
ad accogliere nella vita quotidiana un lavoro a tempo pieno di madre
in
attesa, un’ immagine agli occhi del mondo di puerpera, invece del
consueto
ruolo polivalente della donna lavoratrice. La previsione più
realistica è
che le donne tenderanno a venire al lavoro con la pancia finché
avranno
fiato, riservandosi, in maniera molto realistica e quindi positiva
per il
neonato più tempo possibile a casa dopo il lieto evento. Il bambino
si
sentirà meglio fra le braccia della mamma, l’ allattamento durerà più
a
lungo, si costruirà tra madre e figlio un’ amicizia più intima e meno
conflittuale coi tempi del lavoro imposti in tutta fretta.
E tuttavia, non ci si aspetti da una circolare dell’ Inps quella
rivoluzione
che non è avvenuta mai, non nei secoli, e neppure nei tempi in cui la
donna
impetuosamente è entrata nel mercato del lavoro. La maternità , che è
pur
sempre una scelta di enorme valore, resta pur sempre una strada ad
ostacoli
per la donna che lavori con l’ idea, e ormai sono la maggioranza, che
anche
in ufficio o in fabbrica risieda la sua realizzazione, la sua
espressione.
Un’ assenza dal lavoro di cinque mesi sarà sempre, per il datore di
lavoro,
uno scalino su cui inciampano tante persone di grande qualità , tante
lavoratrici eccezionali. La legge di maternità è sempre stata un’ arma
a
doppio taglio nelle mani delle donne: almeno adesso se la gestiranno
un po’
di più secondo un principio di utilità personale e di piacere.
