LA LOTTA NEL COMITATO CENTRALE DEL LIKUD VOLA FALCO, VOLA
sabato 25 maggio 2002 La Stampa 0 commenti
                
Fiamma Nirenstein 
MENTRE a tutto il mondo è apparso ovvio che Netanyahu rinnovasse la 
sua 
fama di falco facendo votare al comitato centrale del Likud una 
mozione in 
cui si dichiara di non volere uno stato palestinese, nessuno ha 
sollevato un 
sopracciglio al passaggio di Sharon dalla parte dei falchi a quella 
delle 
colombe: in teoria Sharon dovrebbe essere un nemico giurato sia dello 
stato 
palestinese che della pace in generale. Forse vale la pena di 
avventurarci 
in alcune considerazioni su che cosa è realmente accaduto. 
Sharon: il primo ministro ha pagato un forte prezzo, quello di 
rimanere in 
minoranza benchè guidi un paese in estrema emergenza, scegliendo la 
logica 
di apertura politica al mondo alle logiche di partito. In realtà è 
rimasto 
leale alla sua linea sin dall'inizio dell'Intifada: niente cedimenti 
al 
terrorismo, ma disponibilità a painful concessions, le penose 
concessioni 
che ha sempre ripetuto di essere pronto a trattare non appena gli 
attacchi 
suicidi si fermassero. Sharon ha anche dichiarato più volte di essere 
pronto 
alla nascita di uno stato palestinese che dia garanzie di non essere 
una 
base per operazioni antisraeliane: « Saremo noi israeliani a dare ai 
palestinesi ciò che non hanno mai avuto, ovvero uno stato» , ha detto 
sei 
mesi fa. L'ha promesso recentemente anche a Bush, e la stessa parola 
ha dato 
a Shimon Peres e Fuad Ben Eliezer, i suoi ministri degli esteri e 
della 
difesa, ambedue laburisti. A questa parola Sharon è rimasto fedele. 
Netanyahu: come è noto l'ex primo ministro è in corsa per il prossimo 
mandato, e pensa che la mossa di ieri lo metta in vantaggio. È un 
rischio, 
perché l'opinione pubblica del Likud, al contrario di quella del 
comitato 
centrale, non è favorevole alla sua linea, e il peace index dà sempre 
quasi 
il 70 per cento a chi è pronto a lasciare i Territori. Inoltre, 
Netanyahu è 
un po' fuori tempo: Sharon ha combattuto ma senza stragi, è entrato 
nelle 
zone A ma senza restare, è stato implacabile contro Arafat, ma non 
l'ha 
toccato, si è battuto contro il terrorismo senza stravolgere la 
struttura 
del paese. Ha così messo in piedi una fase tutta da giocare, in cui 
per la 
prima volta Arafat è davvero in discussione, il prezzo pagato 
dall'Autonomia 
a Scudo di Difesa è davvero grande, e a tentoni sorge una nuova 
leadership. 
Netanyahu inoltre disturba molto Bush; infine, ha fatto votare una 
mozione 
che potrebbe risultare irrilevante, perché se le cose vanno avanti 
con le 
varie conferenze di pace, i Sauditi, la riforma palestinese, la 
mozione del 
Likud sarà solo un pezzo di carta vecchia perché Sharon vorrà 
pregiarsi, 
proprio come fece Begin con Sadat, di avviare un nuovo processo di 
pace. 
Se questo avvenisse entro un anno e mezzo, cioè fino alle prossime 
elezioni, 
Sharon batterà Netanyahu alle elezioni. Ma al solito, l'ultima parola 
è ai 
terroristi: a causa loro Sharon salì al posto di Barak, così 
Netanyahu 
potrebbe essere eletto invece di Sharon. Dai palestinesi molto più 
che dagli 
israeliani. 
            