LA FUGA DEI CRISTIANI IL BUIO NATALE DI BETLEMME
martedì 24 dicembre 1996 La Stampa 0 commenti
BETLEMME VIGILIA di Natale. E padre Giustino, il capo sagrestano
della chiesa della Natività di Betlemme si raccomanda che il
Patriarca Latino di Gerusalemme, e Arafat, e la stampa del mondo
intero, e i turisti e i fedeli trovino pulita quella piccola conca di
marmo di Hevron dov'è nato Gesù . Fa caldo, il sole nemmeno oggi
rinuncia a quella luce fatale, bianca sulla Piazza della Mangiatoia,
a Betlemme, Palestina dall'anno scorso, quando a Natale Arafat scese
sulla folla impazzita di gioia e divise col Bambino la gloria
prendendo possesso della città . La storia non si stanca mai di
passare fra questi sassi, chissà perché . C'è qualche evidenza
storica che questa sia la grotta dov'è nato Gesù ? Padre Giustino
alza le sopracciglia indignato: questa mangiatoia è uno dei pochi
resti archeologici e sacri di cui nei secoli mai si sia persa la
traccia. Nella Grotta, lontano dall'inganno del sole di dicembre,
c'è fumo di candele, odore soffocante d'incenso, senso di oscurità .
Un anno è passato, e la Palestina non dona ancora i suoi frutti, la
pace è troppo umana, non è il Messia. Arafat torna a Betlemme dopo
un anno, ma non ha ancora concluso i suoi compiti: un anno fa,
vestiti con la galabya e col pugnale al fianco, i capi delle
famiglie, le hamula, sulla piazza sotto gli alberi di Natale erano
venuti con tutte le donne, i bambini con i tamburi e le divise da
scout. Tutt'a un tratto, non era più importante che le donne
cristiane fossero diverse, andassero in giro spedite nei loro abiti
liberi, coi tacchi alti, la gonna al ginocchio, l'aria di chi lavora
in ufficio, e che i cristiani, ormai ridotti in città a una
minoranza esigua, sfoggiassero le loro cravatte e le giacche
occidentali vicino alle kefia e ai veli. I palestinesi erano quel
giorno un tutt'uno a Betlemme di fronte a Gesù e a Arafat, un solo
abbraccio. Oggi la festa avviene al buio, anche in piazza come nella
sacra Grotta: non è ancora arrivato l'albero di Natale alto 12
metri, che giunto in regalo dalla Finlandia è fermo nel porto di
Ashdod per accertamenti sanitari; Suha Arafat ha acceso l'albero
regalo americano, che ha un milione di piccole luci, ma è
artificiale. Sono più belli i cipressi storti travestiti da abete
che sono stati addobbati sulla piazza. I giovani poliziotti
palestinesi sono i padroni della piazza in cui ancora si stanno
aspettando i turisti cristiani che almeno per il 30 per cento, in
questi tempi incerti, hanno preferito starsene a casa; i negozi
cercano di vendere statuine da presepe intagliate in legno d'ulivo.
Ma sono vuoti, i padroni siedono giocando a shesh besh e bevendo il
tè con la menta. Solo i giornalisti giapponesi olandesi tedeschi
mangiano nei piccoli caffè dove si friggono i falaffel e si
arrostisce la shawrma, la carne d'agnello. Arafat stavolta si ferma
per ben dieci giorni, e la gente favoleggia la casa che gli è stata
approntata in collina tra le palme e gli ulivi in vista del deserto.
Viene così a lungo, spiegano i cristiani, perché vuole finalmente
migliorare la situazione dei cristiani, perché non cali di giorno in
giorno il loro numero a causa della ruggine coi musulmani. Macché ]
Viene così a lungo, spiegano i musulmani, perché vuole creare più
parità fra l'elite cristiana e la nostra povera gente. Il
vicesindaco Hana Nasser, che è appena tornato da Roma, guarda con
noi dalla terrazza del Comune la chiesa e la piazza:
guai, è vero. Ma siamo più felici dell'anno scorso, mi creda,
abbiamo più speranza. Il Papa ha detto che verrà a trovarci...
Arafat arriva oggi.... Molti giurano che è scritto nelle stelle che
quando si accenderanno le luci della mezzanotte anche la restituzione
di Hevron sarà pronta. Sarà il dono di Natale che da Betlemme
verrà al mondo, il suo annuncio di pace. Fiamma Nirenstein SERVIZI
ALLE PAG. 6 E 7