LA FRASE RIPORTATA DAL SETTIMANALE FRANCESE « L’ EXPRESS» E SUBITO SM ENTITA DAL MINISTRO DI GERUSALEMME E Peres disse: se qualcuno ammazzasse Arafat...
sabato 3 agosto 2002 La Stampa 0 commenti
                
Fiamma Nirenstein 
GERUSALEMME 
Sharon incontrerà la prossima settimana due ministri palestinesi per 
parlare 
di alleggerimenti e concessioni economiche e chissà quant'altro, 
mentre 
afferma che Peres ha mandato di compiere tutti gli incontri utili; 
però 
l'esercito entra in forze a Nablus, che il ministro degli esteri Ben 
Eliezer 
definisce « covo di terroristi suicidi, specie di Hamas, e fabbrica di 
missili Kassam» e uccide negli scontri cinque palestinesi, tra cui 
anche una 
donna di 85 anni. Arafat, chiama in aiuto il consesso internazionale. 
E 
intanto, Peres, in America, dove ha incontrato « per caso» Bush 
nell'ufficio 
di Condoleeza Rice, si porta dietro, lui simbolo di pace, una gaffe 
guerresca compiuta fra domenica e lunedì in Francia. E tutto il mondo 
ne 
parla, mentre in Israele si sorride di come anche la colomba per 
eccellenza, 
durante l'ultima ondata di terrore, pare abbia sbottato anche lui: 
secondo 
il settimanale francese l'Express in una conversazione privata Peres 
avrebbe 
detto che Arafat deve (è destinato? oppure « sarebbe il caso che» ? 
Chissà .) 
morire per qualche pallottola. Però , avrebbe aggiunto il ministro 
degli 
Esteri israeliano, certo non deve accadere per il fuoco israeliano. 
« Vedrai che ora smentisce» ieri mattina presto già dicevano l'uno 
l'altro i 
commentatori televisivi, sottolineando come di fatto Peres, davvero 
un 
personaggio sempre quieto e prudente, avesse semmai voluto 
semplicemente 
dire quello che tutti pensano, ovvero che con Arafat nel mezzo del 
campo 
palestinese e con le redini in mano, la pace è impensabile. La 
smentita è 
arrivata regolarmente ma i giornalisti dell'Express non si sono 
tuttavia 
tirati indietro: la loro fonte, naturalmente non rivelabile, sarebbe 
un 
personaggio importante che ha ascoltato lo sfogo di Peres, l'uomo in 
fondo 
più personalmente ferito al mondo, dopo Barak, dall'Intifada di 
Arafat e 
dall'ondata terrorista. L'Express lo sosterrà fino in fondo. Lo 
sfogo, se 
c'è stato, è probabilmente uno scatto di fronte alle stragi di questi 
giorni: per il resto, infatti, Peres ha mantenuto anche a Washington, 
dov'è 
in visita, e anche nel colloquio con Bush e con Kofi Annan, un 
atteggiamento 
del tutto pacifista. Ha dichiarato, anche dopo un incontro col re 
Abdullah 
avvenuto giovedì , che Israele ha in programma di lavorare a un piano 
di pace 
col cosiddetto Quartetto, insieme anche all'Egitto, l'Arabia Saudita 
la 
Giordania e « ai molti palestinesi che ritengono che il conflitto 
abbia 
causato severi danni al loro popolo» . « Combattiamo il terrore - ha 
aggiunto 
Peres - non la gente» . 
Arafat non la pensa così : era molto irato quando ha chiesto, ieri, 
che il 
mondo venga a salvare i palestinesi dagli israeliani, che alle due di 
notte 
erano entrati con più di cinquanta carri armati a Nablus, nella 
casbah. 
Verso le tre, dopo l'entrata in forze di Tzahal (l'esercito 
israeliano) gli 
uomini, con un'operazione che un comandante ha definito « mirata a 
distruggere le organizzazioni terroriste che hanno compiuto attentati 
in 
Israele e nei Territori» , sono passati di casa in casa arrestando 
decine di 
persone e uccidendone quattro in scambi a fuoco, e anche l'anziana 
donna è 
rimasta uccisa. E' stato trovato, dice lo stesso comandante, un 
missile 
Kassam già sulla rampa, pronto a essere sparato. L'esercito ieri ha 
anche 
distrutto tre case di famiglie di terroristi suicidi a Gaza; a 
Tulkarem ha 
subito la stessa sorte la casa della famiglia del terrorista che a 
Netanya 
uccise tre israeliani nel marzo 2001, e a Hevron la stessa cosa è 
accaduta 
per la casa del terrorista che alla French Hill di Gerusalemme uccise 
due 
persone a novembre. « Siamo decisi a tentare tutto quello che può 
fermare il 
terrorismo» , dice Ben Eliezer. Per questo, procede la proposta di 
deportare 
a Gaza le famiglie dei terroristi dell'West Bank. Le famiglie hanno 
fatto 
ricorso alla Corte Suprema d'Israele, che ne sta discutendo. 
            