La disperazione di Israele: "I tre ragazzi rapiti da Hamas"
Il Giornale, 16 giugno 2014
Rachel Frenkel esce dalla porta di casa nel villaggio di Nof Ayalon. Suo figlio Naftali, 16 anni, uno studente della scuola religiosa Machor Chaim, è stato rapito mentre tornava a casa. Sono tre giorni che non se ne sa più niente, nè di lui ne del suo compagno di scuola Gilad Sha'ar, anche lui un sedicenne dalle guance lisce, nè di Eyal Yfrach, di 19 anni. Sono saliti su un'auto per avere un passaggio, nella notte. La polizia ha ricevuto una chiamata forse da uno di loro, ma imperdonabilmente, si direbbe, ha avvertito l'esercito solo di mattina. Rachel cerca di nascondere con un po' di make up i segni di pianto sulla faccia, e parla per la prima volta ai giornalisti piantando in faccia a tutti un sorriso invincibile, come sanno fare le persone che credono in una giustizia superiore: "Noi speriamo" -ripete- " vi inviteremo a gioire con noi per il ritorno di Naftali, noi e i suoi sei fratelli lo amiamo tanto, Naftali, ci senti? Le preghiere ci aiuteranno, pregate, e grazie ai giornalisti che ci aspettate sotto il sole, grazie, soldati che muovete ogni pietra, a tutta Israele che ci si stringe intorno".
Rachel sorride ancora, poi lei come le madri degli altri due ragazzi ripone dentro casa l'ansia infinita.Vengono tutti i politici, a turno, Netanyhau aggiorna al telefono le famiglie: "Ora siamo sicuri che si tratta di Hamas". Si, ma in che stato sono i ragazzi, dopo tre giorni? Sul vortice di un'Israele nel caos si leva l'enorme senso di solidarietà che stringe il piccolo Paese insieme nei momenti di difficoltà. Una gran folla mista, sia a Tel Aviv in piazza Rabin che al Muro del Pianto a Gerusalemme decine di migliaia di persone solidarizzano, pregano. Nell'Autorità Palestinese, durante la notte, sono state fermate circa 100 persone, tutte di Hamas, anche notabili famosi come Hassan Yussuf. Abu Mazen ha appena stretto il suo patto per un governo con l'organizzazione terrorista ed è in difficoltà: Israele ripete che la vera responsabile va all'Autorità Palestinese, che non ha mai condannato la violenza e i rapimenti per liberare i prigionieri, anzi, si è congratulata, e ha accolto con feste i palestinesi scambiati. Hamas, da parte sua, cerca il consenso sulla linea dura. Soliti paradossi: la moglie di Abu Mazen è ricoverata per cure a un ginocchio all'ospedale israeliano Assuta, e suo marito non condanna il rapimento. In più, il capo di Hamas, Ismail Haniyeh,non può dirgli niente perchè anche sua figlia poco fa è stata curata in Israele.
Verso Hevron, fra pietre e ulivi forse da qualche parte sono prigionieri i ragazzini. Alla loro scuola non si studia, si piange, si parla, i maestri supplicano i ragazzi di non usare l'autostop. Ma alle "trampiade" i ragazzi si affollano: una macchina si accosta, il ragazzo butta un'occhiata dentro, magari i rapitori sono travestiti da ebrei religiosi, parlano ebraico. Monti, ti ritrovi una pistola puntata. Lo Shin Beth fruga in ogni informazione: qualche personaggio non si vede da un paio di giorni, ha comprato cibo o oggetti inconsueti. Nel Gush Etzion, in gruppi sotto il sole i soldati calpestano sentieri di polvere nelle vallate, cercano nelle grotte, frugano Hevron, Dura, Yatta.... Le radio e le tv restano in diretta, i commentatori impazzano, i cronisti fanno a gara. Ma i ragazzini non si trovano. L'accordo Abu Mazen-Hamas ha portato subito a una crescita del terrorismo: Hamas cerca il consenso che hai quando sai tirare fuori dalle carceri i prigionieri, la violenza e l'omicidio sono mezzi consueti.Negli ultimi 18 mesi più di 30 tentativi di rapimento sono stati bloccati. Ma tanti sono riusciti. Oltre ai più famosi (Shalit, Regev e Goldwasser, Nachshon Wachsmann) ricordiamo solo Tamar Hazan, 20 anni, un soldato attirato in un villaggio e ucciso, e Elyahu Osri, di sedici anni, rapito alla "trampiada" e ucciso. L'orologio ticchetta, arriva un'altra notte.
La mia intuizione mi dice che quei tre ragazzi israeliani non sarano mai trovati vivi. Spero che cio non sia vero. Comunque, quest'ultima azione contro Israele, sembra essere l'innizio dell'ultima battaglia in Medio Oriente, cosi come è stato già profetizzato nel Salmo 83, in Zaccaria profeta e nel Libbro dell'Apocalisse di San Giovanni.Pace e bene,johnnie walker
Silvio Riva , MILANO - ITALIA
Cara Fiamma,mentre preghiamo per l'esito favorevole della vicenda dei tre ragazzi, in sostegno all'azione di tutto Israele per recuperarli, sorgono riflessioni.In un vero sistema democratico il bene dei cittadini viene prima di ogni altro interesse: infatti recentemente sono stati liberati terroristi in cambio di israeliani rapiti. Sembra logico aspettarsi esito analogo e, purtroppo, quei delinquenti approfittano di questa possibilità.Forse Hamas è direttamente responsabile, o forse sono in azione "cani sciolti", ma non cambia molto: sono tutti mossi dalla stessa ideologia, magari travestita da religione.Non si sa se il governo palestinese condannerà (almeno a parole) questo tipo di terrorismo: sarebbe un segno di buona volontà (dopo Roma) e sempre meglio che niente.Ora il Medio Oriente è principalmente interessato da eventi apparentemente slegati da questo ultimo fatto: ma Israele continua ad essere collimato nel mirino dei suoi nemici che, evidentemente, non hanno alcuna propensione al suo riconoscimento politico/diplomatico e quindi alla pace.A meno di eventi che oggi appaiono come miracolosi, non si vedono soluzioni.Che Dio ci aiuti !!!Shalom.
Ferruccio , Mantova
Dimostri il nuovo governo palestinese la propria volontà di pace costringendo i rapitori a liberare i tre figli d'Israele, se non lo fa significa che approva il rapimento o addirittura ne è l'ispiratore. L'America e l'UE sempre pronti a stigmatizzare il comportamento d'Israele quando reagisce al terrorismo, intervenga ,blocchi i fondi ai palestinesi . E' inutile che i leader d'occidente vadano ipocritamente a rendere omaggio alle vittime dell'Olocausto quando poi con il loro comportamento favoriscono coloro che vorrebbero un nuovo Olocausto.
Francesca , Matera
Solito copione. Riprese televisive, mediatori speranti, energiche strette di mano,sermoni irenisti, banchetti d' auspicio, onori tributati ad Abu Mazen. Spenti i riflettori, ma non ancora esaurito il riverbero mediatico, ha inizio una nuova escalation contro Israele. Anche il Papa ha fallito. Abu Mazen, come Arafat, cerca solo consenso internazionale lavorando sull'abusata formula dei diritti negati.