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LA DESTRA ISRAELIANA SCENDE IN CAMPO CONTRO LA PACE A OGNI COSTO La Woodstock dei coloni Tra canti e slogan invadono la Città Vecchia

martedì 9 gennaio 2001 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME UNA folla enorme; un numero di poliziotti mai visto; quattro fermati fra cui una donna vestita da araba che cercava di salire alle Moschee, e tre estremisti ebrei; alcuni ragazzi arabi picchiati nella Città Vecchia; alcuni ragazzi ebrei picchiati dai ragazzi arabi, piccoli eventi; una quantità di bambini, e un numero insospettato di canzoni allegre e tristi, veloci, e lente, russe o orientali, dedicate a Gerusalemme. Certo, non solo cittadini di Gerusalemme, ma piuttosto una folla di coloni. Un milione di dollari di spese, frutto di una colletta di Sharanskji in tutto il mondo. In generale, niente disastri fatali. Tutto questo sotto le pietre rosa ,ebraiche, romane, crociate, arabe, ottomane...della cerchia turrita della Citta Vecchia. Gerusalemme ieri sera ha visto un’ altra dimostrazione di estrema passione verso le sue mura. « Gerusalemme, io te lo giuro» era la parola d’ ordine. Bellissima nella luce verde azzurra che il deserto e i boschi riverberavano sulle pietre, mentre scendeva la sera la gran signora era come assediata dalle urla d’ amore di più di centomila dimostranti. Su un grande palco cantava, dal rock (I will survive) all'orientale un dodicenne etiope. La manifestazione, ci ha ripetuto un Ehud Olmert sindaco di Gerusalemme entusiasta sul palco pochi minuti prima di apostrofare la folla, non è politica, niente affatto, non ha niente a che fare con le elezioni, non ha niente a che fare con la proposta di Clinton e la predisposizione di Barak a dar via mezza città e la spianata delle Moschee...Niente affatto, lei si sbaglia...Questa è una pura dimostrazione di affetto, di determinazione a tenere la città unita, perché proprio qui 2800 anni fa c'era la città di David, qui sono le nostre radici, la nostra storia. Da qui nel 48 ,compiendo una strage e bruciandoci le sinagoghe ci hanno buttato fuori i giordani...E' folle pensare di dividere la città » . Il sindaco di Gerusalemme, in ottimo inglese, ha lanciato un appello a Clinton: « Non diventare il primo presidente a dividere la Città Santa» . Anche Netanyahu (che ripete che la manifestazione non è politica) ricorda che « persino nella benedizione del pasto ripetuta tre volte al giorno si parla di Gerusalemme, se ne favoleggia, si descrive la vita dei suoi saggi...e qui c'era Salomone, e il Tempio, e tutti i profeti, e siamo nati qui...Anzi, se rinunciassimo a Gerusalemme allora davvero vorrebbe dire che abbiamo perso l'anima» . E un corpo senz'anima, Netanyahu è contento della sua parabola, che cos'è ? A sera, quando ormai si era formato un corteo enorme e in riflettori illuminavano gli oratori, il sindaco, Ronald Lauder (un leader della comunità ebraica americana), l'ex presidente della Corte Suprema Moshe Landau, un rabbino, insomma tutti personaggi accuratamente « apolitici» , la manifestazione in realtà è già vecchia di molte ore. I pullman hanno cominciato dalla mattina a riempire la città vecchia di famiglie, di ragazzine con le gonne fino ai piedi mezzo religiose e mezzo freak, e una quantità di ragazzi eccitati di aggirarsi invece che fra le solite tre case in uno dei posti più belli del mondo. Tutto si è svolto con calma e con ordine: sui manifesti, solo scritte che inneggiavano alla Città Santa, non c’ erano scritte di odio, di ingiuria o dissenso politico nei confronti di Barak. Gli arabi di Gerusalemme si sono trovati dalla mattina travolti da un bizzarro carnevale ebraico per le strade, con gli « hassidim» che ballavano e facevano capriole. Qualche ragazzino palestinese si è unito inopinatamente alle danze, ma i loro concittadini arabi - gerusalemitani, irati ed offesi tanto da chiudere le botteghe, hanno presto fatto della zona un meandro di stradine fantasma. La polizia era letteralmente in stato di guerra per paura sia degli estremisti ebrei che dei terroristi palestinesi; e quando ormai dopo la fine della manifestazione si è capito che il problema era ormai quello di sgomberare Gerusalemme dall'impossibile traffico in uscita, era tangibile il senso di sollievo. Nonostante Olmert si fosse prefisso di circondare la città intera con una catena umana per dimostrarne l'unità , i poliziotti hanno proibito l'accesso ai dimostranti per un lungo tratto di muro. Intanto da parte palestinese, si sparava di nuovo sulle case della periferia di Gerusalemme, a Ghilò . E un bambino israeliano di 12 anni è stato ferito ieri sera da tre pallottole sparate da palestinesi contro l'auto sulla quale viaggiava, nelle vicinanze di Guivon, fra Gerusalemme e l'insediamento di coloni ebrei di Pisgat Zeev. La Città Santa è ancora divisa e ferita.

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