LA DELUSIONE DI GERUSALEMME Una seconda chance per il Papa
sabato 30 luglio 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
SEMBRANO molto lontani i giorni della storica visita papale in Israele di
Giovanni Paolo, quando sembrò calare un sipario definitivo sulla diffidenza
degli ebrei verso la Chiesa, dopo secoli di antisemitismo teologico; quel
sentimento fu sostituito da un senso di calorosa vicinanza. Adesso, dopo la
brutta schermaglia dei giorni scorsi, quello che si avverte a Gerusalemme è
sconcerto e dolore, ma anche la volontà di dare al nuovo Papa un’ altra
chance. Tutto è cominciato il 24 luglio con la risposta israeliana
all’ omissione della strage di Netanya dalla lista degli attentati condannati
dalla Santa Sede.
Mai il ministero degli Esteri aveva reagito così decisamente a una posizione
del Vaticano, perché il terrorismo qui è stata come una tempesta di palle di
fuoco, e ha portato via tante famiglie e ne ha indelebilmente ferite altre.
Adesso dalla Santa Sede piove di nuovo una pioggia di parole dure su
Israele: non era facile condannare il terrorismo senza menzionare la
risposta di Israele che ha comportato ripetute violazioni dei diritti umani.
Così si è peggiorata di molto la situazione: significa mettere in
discussione il diritto di Israele a difendersi. « La risposta del Vaticano» ,
ha scritto l’ editoriale del Jerusalem Post, « aggiunge insulto all’ ingiuria.
Netanya viene quattro giorni dopo il primo attacco al sistema dei trasporti
di Londra, e gli attacchi in Turchia e in Egitto sono successivi (...). La
omissione papale può solo interpretarsi come una giustificazione del
terrorismo contro gli ebrei (...). Ma che sia stata intenzionale o frutto di
una tendenza subconscia, manda un messaggio ai terroristi: l’ assalto agli
ebrei, anche se resta imperdonabile, pure non solleva la stessa indignazione
morale e lo stesso oltraggio emozionale degli altri attacchi» .
Sergio Minerbi, editorialista e scrittore, ex ambasciatore israeliano, non è
affatto sorpreso: « Quando cento terroristi entrarono a forza nella chiesa
della Natività di Betlemme, fuggendo di fronte ai soldati israeliani entrati
nella cittadina dopo attentati e attacchi a fuoco a ripetizione, la Chiesa
propagandò una pazzesca interpretazione secondo la quale responsabili
dell’ assedio non erano i terroristi che si erano asserragliati, ma i
militari israeliani che volevano catturarli. Si è persino diffusa la
leggenda che la chiesa sia stata “ bombardata” : il nostro governo, purtroppo,
non ha mai reagito adeguatamente. Oggi almeno si è capito che occorre
parlarci chiaramente senza contentarsi di versioni che alla fine
giustificano la violenza in nome della comprensione per i poveri e gli
oppressi, che certo non sono i terroristi, ma le loro vittime. Eppure papa
Ratzinger sembra intendere bene la sofferenza inferta al mondo
dall’ aggressione islamista» .
Dare al nuovo Papa una seconda chance, dopo il primo momento di delusione,
sembra essere l’ atteggiamento prevalente. Anche il grande rabbino Meir Lau
l’ ha dichiarato: « Non giudichiamolo; ascoltiamo quello che ha ancora da dire
a noi ebrei» .