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LA CRISI IN MEDIORIENTE/1 IL PREMIER ISRAELIANO PROMETTE: « LA RISPOST A ARRIVERÀ AL MOMENTO GIUSTO» Hamas, Olmert frena il contrattacco Dopo la stra ge di Tel Aviv in molti avevano chiesto un intervento militare

mercoledì 19 aprile 2006 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein GERUSALEMME E’ un silenzio acquattato come un gatto prima del balzo quello sospeso nell’ aria di Gerusalemme mentre si seppelliscono le nove povere vittime dell’ attacco di ieri, tanti immigrati, un ragazzo di 29 anni, una madre il cui figlio col codino grida al feretro: « Mamma, spero che lassù tu stia tanto bene, che tutto ti sorrida; almeno tu, stai tranquilla, noi siamo rimasti così soli» . Dove porteranno i prossimi giorni? Quanti terroristi ci sono per strada? A sentire il portavoce della Jihad islamica, Abu Ahmed, « questa operazione è il primo frutto di un’ unità militare formatasi di recente che include 70 suicidi fra uomini e donne» . E sempre a sentire lui che non è certo isolato, ma grida dall’ interno di una moltitudine formata da tutti i gruppi, e persino da molti nel suo stesso partito, il Fatah, Abu Mazen dovrebbe scusarsi per aver condannato l’ attacco terrorista di lunedì . Aveva osato coraggiosamente dire che l’ attacco era « biasimevole» . Ma la gente non l’ ha seguito, neppure la sua, e continua la gara che basa il primato politico sulla corsa alla violenza. IL GOVERNO ESITA Di fronte a questa situazione il gabinetto guidato da Ehud Olmert si è trovato ieri a discutere opzioni fatali: agire con una occupazione delle aree da cui provengono gli uomini con la cintura di tritolo? Lanciare un’ operazione sullo stile di Scudo di Difesa, come avvenne nell’ aprile del 2002? Olmert ha scelto la linea che fu di Sharon quando scoppiò l’ Intifada. Aspettare. Vedere come si sviluppano le cose e prepararsi bene a ogni evenienza. Fu così che poi il terrorismo fu, per quanto è possibile, battuto. L’ Intifada era scoppiata nel settembre del 2001: nonostante i tanti attentati sanguinosi, fra cui quello del Dolphinarium, la discoteca in cui si compì una strage di adolescenti, Sharon non mosse le truppe se non per piccole operazioni fino all’ aprile del 2002, proprio in questa stagione, quando dopo la strage della cena rituale della Pasqua, il premier comprese che lo stillicidio di attentati sarebbe stato una spirale con effetti imprevedibili se i soldati non fossero tornati dentro le città , sgomberate in base agli accordi di Oslo. E avviò anche la costruzione del recinto di separazione. Olmert non se l’ è dimenticato, anche se, ieri, ha certo vissuto un momento drammatico quando gli è stato chiesto da una figura molto importante nella gerarchia militare, e di fronte a tutti i ministri e agli ufficiali dei servizi, se non fosse stato il caso, dato il sostegno aperto di Hamas all’ attentato, di considerare gli islamisti direttamente responsabili dell’ attacco e di dichiararli « entità nemica» aprendo così la strada all’ azione militare diretta. Ma Olmert non ha accettato: ha dichiarato che la risposta più giusta e ponderata verrà al momento opportuno, ha revocato a tre ministri di Hamas il diritto di risiedere a Gerusalemme e ha deciso di limitare con decisione il continuo contrabbando di palestinesi senza permessi di lavoro o di soggiorno all’ interno di Israele. CHIUSI I TERRITORI Intanto, si ponderano le proposte del ministro della Difesa Shaul Mofaz che vuole separare la Cisgiordania in due parti, in modo che i terroristi di Jenin e di Tulkarem non possano più scambiare uomini, armi, esplosivo e decisioni, come fanno oggi, con quelli delle aree di Nablus e Ramallah. Mofaz intende portare avanti operazioni di eliminazione dei capi di organizzazioni impegnate nel terrorismo suicida e nel lancio di missili Kassam sul territorio israeliano, intensificare le ronde, stringere la Jihad islamica che da gennaio ha ucciso 42 persone e nei giorni prossimi, visto che gli avvertimenti sui suicidi in marcia non sono pochi, tenere chiusi i Territori. La linea è più o meno quella dei giorni scorsi, in cui anche se le artiglierie hanno ruggito in campo aperto davanti a Gaza spaventando le persone, e stata sempre palese l’ intenzione, se non nei casi specifici dei ricercati, di non colpire obiettivi civili o cittadini di Gaza. Ma Olmert sa che non basterà compiere piccole operazioni cosmetiche, che sia a Gaza che in Cisgiordania ormai con l’ aiuto di Hamas tutti i gruppi lavorano insieme alla preparazione di una nuova ondata terrorista: tutte le organizzazioni sono unite. Hamas inoltre ha avuto ieri un incontro con alti rappresentanti dell’ esercito iraniano che si è concluso con un accordo che prevede l’ addestramento da parte di Teheran delle forze palestinesi. Il lancio dei Kasssam, che hanno già ferito decine di persone e fatto almeno cinque morti, fra cui due bambini, e che non permette di vivere una vita normale, si organizza e si distribuisce variamente. Soprattutto, si spendono in attentati i denari che secondo l’ intelligence israeliana arrivano con flusso notevole dai Paesi amici di Hamas. L’ ISOLAMENTO AUMENTA Quindi, perché Olmert non agisce e si limita a piccole misure? Innanzitutto, l’ esercito che fino ad ora ha agito penetrando con piccoli blitz per fare prigionieri nelle varie città palestinesi, probabilmente non è del tutto pronto. Infatti, in questi giorni si tengono per i soldati della fanteria corsi di addestramento alla difficile e tediosa tecnica della controguerriglia urbana. Le operazioni chirurgiche tenutesi fino ad oggi nel nord della Samaria da soldati allenati ai blitz notturni e a arresti improvvisi, vengono in queste ore riconsiderate. Dice il generale Ytzhack Arel, capo della pianificazione di Tzahal: « Abbiamo tentato con il metodo leggero e mirato. Se non funziona, ovviamente dobbiamo piegarci alla realtà » . In secondo luogo, Olmert non vuole agire contro l’ Autorità Palestinese se non ce ne sarà proprio bisogno: preferisce che il consesso internazionale si renda conto da solo dei rischi che corre Israele, delle connessioni di Hamas sia con gli altri gruppi terroristici che con l’ Iran, sempre più aggressivo, e la Siria. Oltre a questi Paesi solo la Russia ha annunciato di nuovo la sua intenzione di assistere l’ Autonomia con finanziamenti. Ma questo, come ormai è chiaro sia agli Usa (con i quali il premier israeliano si è consultato), che alla Comunità Europea, significa aiutare chi ha interesse a bombardare Israele, e non sono soltanto i palestinesi. Ieri il primo ministro danese, dopo che Hamas ha dichiarato il suo appoggio al terrore, ha detto: « Un portavoce di Hamas che giustifica l’ attacco! Questo è del tutto inaccettabile» . Eppure la Danimarca è sempre stata uno dei Paesi più amichevoli verso la causa palestinese.

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