La comunità pietrificata Chiusa in Cina da duemila anni senza legami col resto della diaspora
sabato 20 febbraio 1999 La Stampa 0 commenti
                
MENTRE gli ebrei europei completavano i loro nuovi insediamenti 
sulle coste cinesi, si spegneva l'antica comunità locale. Fecero 
appena in tempo a sfiorarsi, gli ultimi ebrei antichi e quelli 
appena arrivati. Ci fu un benvenuto, e subito l'addio. Gli ebrei 
cinesi, ormai indistinguibili dalla popolazione locale, erano 
giunti nei primi due secoli dopo Cristo, forse per stabilire 
postazioni commerciali di esportazione della seta nell'Impero 
Romano. Il loro più prossimo luogo di provenienza, la Persia, fu 
occupata dai maomettani nel VII secolo, e gli ebrei restarono 
chiusi in Cina. Rimasero pietrificati a quel tempo: per esempio non 
conoscevano il Talmud, che fu composto più tardi. Gli ebrei cinesi 
non subirono persecuzioni, alcuni divennero governatori e ministri. 
Quando il potere di Maometto si estese sulla Cina si concluse il 
lungo periodo di atarassia. Più tardi l'Islam divenne meno 
belligerante, e gli ebrei vissero in un certo accordo anche con i 
musulmani. Si può dire che la commovente fedeltà alla loro 
religione, l'osservanza delle feste accompagnata però da pochi 
testi religiosi, da poca sapienza, dall'ignoranza della Bibbia, 
portarono gli ebrei cinesi a una silenziosa, languente sparizione. 
Mancò la forza corroborante del contatto col resto della diaspora. 
I missionari cristiani tentarono negli Anni 30 di chiamare il mondo 
europeo e americano in soccorso. Quando l'aiuto cominciò a 
muoversi, una valanga di orrore proveniente dall'Europa lo sommerse. 
Fiamma Nirenstein 
            