La comunità di Sant'Egidio rilancia la pace tra le tre fedi Un Dio, t re Gerusalemme Ebrei, cristiani e islamici a convegno
mercoledì 30 agosto 1995 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO Si sono inferti tanti feroci colpi l'uno
all'altro i figli di Abramo. Specie sotto questo terribile sole di
Gerusalemme, in questo paradossale ombelico del mondo delle fedi e
dell'odio. E ha penato non poco la Comunità di Sant'Egidio, sempre
portatrice di messaggi, a organizzare il convegno che è cominciato
ieri dentro le mura della Città Santa dove si sfiorano ebrei
cristiani e musulmani senza incrociare gli sguardi, misurando le loro
immarcescibili verità minuto per minuto. Per due anni, portando
certo con sé i buoni uffici del Vaticano, Sant'Egidio ha incontrato
i ministri israeliani, e anche Arafat, per arrivare a far parlare di
pace come recita il titolo dell'incontro,
nella bianca sede del patriarcato armeno, Mordechai Piron, rabbino
capo dell'esercito israeliano; Abdel Sulam Abu Shukaidem, vice mufti
palestinese di Gerusalemme, e consigliere per gli affari religiosi di
Arafat stesso; e il cardinale Roger Etchegaray, personaggio di primo
piano nell'ambito della diplomazia vaticana più delicata, appena
rientrato da una missione a Sarajevo. Simbolicamente, Sant'Egidio ha
messo in piedi un incontro storico; persino quando a febbraio qui a
Gerusalemme cristiani ed ebrei avevano tenuto un immenso convegno,
pure i musulmani avevano scelto di tenersi da parte. E ad Assisi,
quando Andrea Riccardi e gli altri leader di Sant'Egidio avevano
cominciato a sognare l'incontro di Gerusalemme, erano presenti tutte
le fedi, a mescolare, sì , le preghiere, ma a diluire il significato
politico dell'evento. Che invece qui, come si capisce, in pieno
processo di pace, è molto denso. dice Andrea
Riccardi a nome della sua comunità , di cui è presidente, è che la
religione, invece di nutrire i nazionalismi, diventi una barriera
contro di essi. Crediamo nella nuova responsabilità del credente. E
se le tre comunità monoteiste non saranno capaci di reciproca
comprensione, questo sarà un vero insulto al monoteismo stesso.
Pieni di buona volontà , di fronte a un pubblico erto di cappelli
talari di ogni ordine e grado, e alla presenza di arcivescovi
importanti come monsignor Piovanelli, e di rabbini innovatori come il
presidente del gruppo interreligioso David Rosen a poca distanza dal
luogo dove meno di una settimana fa è esploso l'autobus numero 29, i
religiosi hanno dato il meglio del loro spirito pacifista. Ciascuno
rivendicando, tuttavia, ma con moderazione, i propri diritti sacri su
Gerusalemme. Per Etchegaray il rapporto dei cristiani, legato come è
evidente alla vita di Gesù Cristo, è quello di un eterno spirituale
pellegrinaggio; quello degli ebrei, un vincolo sito nel cuore stesso
della religione ebraica (
dimenticherò ...; i musulmani che citano spessissimo Gerusalemme nel
Corano ne parlano soprattutto per la poetica ascesa di Maometto al
Cielo. Ognuno però ha ripetuto che le tre religioni metteranno al
primo posto un'autentica aspirazione alla pace, che non deve essere
cancellata da conflitti temporali. Il mufti ha dato
un'interpretazione morbida della Jihad islamica, sostenendo che la si
deve intendere come diritto dei musulmani a difendersi quando la loro
fede venga attaccata. Il tono possibilista si è però incrinato
quando Abu Shukaidem ha esclamato che è una vera ingiustizia storica
che tanti credenti siano stati allontanati da Gerusalemme, mentre si
sono visti arrivare (ebrei) che non
c'entrano nulla. Sullo sfondo di questo convegno gli attentati della
Jihad baluginano senza pietà ; le intenzioni dei religiosi sono
certamente buone, ma il grande paradosso rappresentato fisicamente
dal conflitto di cui la Città Santa è piena, è perverso ed
assediante. L'arcivescovo Piovanelli, con gentile accento toscano,
dice che è la cattiva interpretazione della fede ad averla resa
consona ai nazionalismi, ma che di per sé il messaggio di pace dei
tre monoteismi è evidente. Tuttavia, finora, Rabin e Arafat, i
politici, sembrano aver fatto più progressi delle rispettive
religioni nell'avvicinarsi. Quanto al mufti, sembra non darsi troppa
cura degli attentati degli estremismi islamici: dice,
è di base sicuramente pacifista. Quanto agli estremisti, forse è
la destra israeliana ad armarli. E su questa curiosa ipotesi cala
una laboriosa sera del monoteismo, che dibatte la figura di Abramo.
Oggi lo storico convegno prosegue con una tavola rotonda diretta da
Arrigo Levi cui partecipano il leader palestinese Feisal Husseini e
il ministro israeliano Yossi Beilin. Fiamma Nirenstein