LA CASA BIANCA AVVISA SHARON IN ANTICIPO SUGGELLANDO LA RICONCILIAZ IONE DOPO I CONTRASTI DEI GIORNI SCORSI Bin Laden arruola i palestinesi Dalla tv un brivido per Israele
lunedì 8 ottobre 2001 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
ISRAELE freme. « E' cominciata» , l'uno dice all'altro. I telefoni
trillano,
si avvertono gli amici e i parenti. Alle sei di sera, la gente
continua a
fare la spesa, a andare a prendere i bambini dalle nonne e a tornare
dal
lavoro, ma gli sguardi che si incrociano sono diversi.
Sono sguardi di speciale solidarietà , di invito alla calma, di
attesa, come
sempre avviene in tempo di guerra. Lo sguardo chiede anche se,
comunque, sei
pronto, se hai cambiato la maschera antigas insieme con l’ iniezione
dell’ antidoto. Ragazzi e genitori si scambiano il solito luogo comune
usato
per i momenti difficile: « Ihiè beseder» . Andrà bene.
George W. Bush ha avvertito Ariel Sharon dell'attacco con un’ ora di
anticipo. La ruggine degli ultimi due giorni, dopo la critica del
premier
israeliano al presidente Bush, è ormai seppellita. A questo punto,
sono ovvi
gli intimi rapporti di intelligence e di reciproco supporto fra « il
Grande
Satana» e « il Piccolo Satana» Shimon Peres che, con il volto paterno
e
sereno delle occasioni in cui la nazione deve essere rassicurata e
mantenuta
in una situazione psicologica di allarme, ha sottolineato, per essere
ancora
una volta chiaro, la solidità dell'unità del governo nei momenti
difficili.
Peres ha raccontato che il Premier l'ha avvertito subito della
telefonata
del presidente americano e si è detto sicuro della vittoria degli
americani
non solo per la loro forza ma anche per la preminenza morale della
loro
posizione e per la loro volontà di disegnare un futuro di pace in
Medio
Oriente. Pace, di cui il terrorismo è la tabe.
Il ministro degli Esteri dello Stato ebraico ha anche detto che anche
se
Israele non combatte in prima fila « non è certo neutrale» . L'ha detto
con
volto intenso, subito prima di affermare con voce piana che per ora
non c'è
motivo di preoccuparsi, che non ci sono rischi imminenti in vista,
che la
gente può andare a dormire tranquilla.
Shimon Peres sa benissimo, come tutti del resto, che l'area in questo
momento ribolle di pericoli, che il campo palestinese si agita
all'idea di
una guerra che molti ritengono antislamica, che l'odio contro Israele
è uno
strumento propagandistico cui l'estremismo islamico non è disposto a
rinunciare per cercare di trascinare l'intero mondo arabo e oltre nel
conflitto. E infatti la chiamata in diretta di Bin Laden, sui
teleschermi
pochi minuti dopo le parole di Shimon Peres non si è fatta attendere:
il
capo di Al Qaida ha chiamato il mondo islamico a partecipare alla sua
guerra
antioccidentale. E oltre al nemico americano ha messo in prima fila
per la
vendetta storica Israele. Bin Laden l'ha nominato ripetutamente, ha
parlato
di Ramallah, di Rafiah, ha chiamato in causa i bambini uccisi,
l'oppressione, l'occupazione, l'esercito israeliano e i suoi carri
armati.
Ne ha fatto un candidato immediato alla vendetta.
Una sua possibile risposta terroristica all'attacco di ieri sera,
secondo
gli analisti israeliani, ha due obiettivi a pari merito: gli
americani e gli
ebrei. Bin Laden ha lanciato ieri una sua campagna psicologica di
arruolamento che certo non facilita il compito di Arafat: il rais
palestinese infatti ha dato nelle ultime ventiquattr'ore segno di
volere
essere parte della coalizione senza che su di lui si addensino
sospetti per
ripetuti attacchi terroristici di questi giorni (anche stamani un
terrorista
suicida ha ucciso un membro di un kibbutz, Yair Mordechai, 43enne,
padre di
cinque figli, facendosi saltare in aria). Arafat, dopo una
conversazione con
Colin Powell ha messo in carcere almeno cinque sospetti di atti di
terrore e
soprattutto ha ripetuto e fatto ripetere da Jibril Rajub che tutte le
organizzazioni palestinesi devono astenersi da attacchi contro gli
israeliani.
In lontananza rullano sempre i tamburi di guerra di Saddam Hussein,
la
minaccia più immediata per Israele: i suoi missili potrebbero già
essere
puntati sullo Stato Ebraico, e si sospetta che possano essere armati
di
testate che portano sostanze chimiche o biologiche. Su un eventuale
attacco
americano a Saddam Hussein, Israele ha chiesto di essere avvertito
ben più
di un'ora prima che questo avvenga.
Anche il ministro dell'informazione, signora Tzipi Livni ha ripetuto
il
doppio messaggio di tensione e di calma di queste ore: « Non siamo
parte di
questa guerra, ma siamo interamente dalla parte della guerra al
terrorismo» .
Che è come dire: è una guerra anche nostra, e chissà se ne resteremo
fuori
fino in fondo, come al tempo della Guerra del Golfo.