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L’ ULTIMA PROPOSTA DEGLI AMERICANI PER SBLOCCARE I COLLOQUI Gerusalemm e, addio al tabù la capitale è unica e divisibile

venerdì 21 luglio 2000 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME SI ricomincia daccapo: è arrivata l'ora di scendere dal cielo per Arafat e Ehud Barak se vogliono davvero compiere la svolta storica per la quale a lungo non si presenterà un'altra occasione, se vogliono evitare a Clinton quella figura terribile che lui teme e che può rovinare delle belle amicizie; se vogliono evitare di mettersi la coda fra le gambe di fronte alle loro opposizioni sghignazzanti e anche pericolose. Hanno poche ore prima che torni Clinton da Okinawa e su di loro si libra come un jet a mille chilometri l'ora la Gerusalemme Celeste, vera nemica della Gerusalemme Terrena. La crisi che per un pelo non ha mandato tutti a casa nasce da un documento, il decimo, che gli americani hanno preparato per proporre una soluzione generale dei problemi: al centro, Gerusalemme. Clinton ha proposto la cessione all’ Autorità Nazionale Palestinese, sotto la sua sovranità , e non sotto la giurisdizione amministrativa come pensava Barak, di alcuni quartieri importanti, come Shuafat, Beit Hanina e Tzurbaher letteralmente attaccati ai quartieri ebraici, ma abitati da palestinesi. Una rivoluzione che Barak avrebbe ,secondo fonti a lui vicino, accettato con grande tormento e che Arafat ha rifiutato. Perché ? Dice Ahmad Tibi ,il suo consigliere da Israele: « Perché Barak non ha ancora fatto quelle dieci miglia (non una sola!)che ha il dovere di fare colui che ha in mano il potere, chi detiene la terra, e non la vittima della situazione» . In parole povere: niente può sostituire per Arafat la sovranità sulla Spianata delle Moschee e, in secondo piano, sul Santo Sepolcro. Insomma, sulla Città Vecchia. Un tema piuttosto nuovo nella politica palestinese, e su cui forse Arafat oggi non vorrebbe aver posto tanta enfasi. Il rais, infatti da quel politico avveduto che è , ha certo capito che l'ora è fatale e l'interlocutore il migliore possibile, l'unico che abbia mai accettato di dividere Gerusalemme, ciò che verrà sicuramente rinfacciato in patria a Barak comunque vadano le cose. Ma pare che tutte le telefonate scambiate da Camp David con Mubarak ,con l'Arabia Saudita e con quasi tutto il mondo arabo , abbiano proibito a Arafat, insieme al dissenso interno, di accettare un'offerta vantaggiosa. Ma in assenza dell'eccitazione pacifista sembra però avanzare una nuova era di concretezza sulla questione di Gerusalemme. Fino a ieri se n'è parlato soprattutto per slogan, dimenticando da una parte quanto possa essere complicato sul piano amministrativo, imbarazzante sul piano internazionale, pericoloso per la sicurezza dei cittadini gestire una capitale divisa; dall'altro che 200mila cittadini arabi della città non si sentono a casa, e che dopotutto Israele si guardò bene dal conferire loro la cittadinanza israeliana. Rabin consentì loro il voto per le elezioni dell'Autonomia Palestinese: la contraddizione l'hanno implicitamente sempre ammessa gli stessi israeliani .Che peraltro hanno avuto ragione nell'affermare che dal 67 la città ha goduto di una libertà religiosa e di movimento mai conosciuta prima . A Camp David mentre si parla di quartieri, di strade, di metri da dividere si guadagna una rivoluzionaria umiltà . Fino a ieri anche i leader si esprimevano solo con slogan : « Capitale unica e indivisibile, città di Dio, centro del mondo musulmano, unica sede storica dell'identità ebraica..» . « Dal 1948 al 67 - dice Amnon Dankner, uno dei più famosi commentatori della politica israeliana - ovvero sotto il potere Giordano, Gerusalemme non aveva grande importanza .Era anzi negletta per non gettare ombra sulla capitale giordana ,Amman. E in generale, nei secoli della diaspora, Gerusalemme era un borgo silenzioso e sporco (Mark Twain rimase attonito per la sporcizia e la selvaggeria della gente). Dal 67 in poi, invece dopo l'avvento dello Stato Ebraico, ecco che piano piano, oltre ad avviarsi a una ricostruzione fisica enorme ,si avvia la costruzione di un vero e proprio culto ebraico di Gerusalemme ,con le sue festività , “ Il giorno di Gerusalemme” mai esistito prima, i suoi sacerdoti, ovvero i politici che alla sola parola si infiammano, e così via» . Per contro,i palestinesi hanno costruito una loro visione speculare, mistica e escatologica anche se teologicamente meno basata di quella degli ebrei, che davvero pregano tutti i giorni di tornare a Gerusalemme e che l'hanno sognata per millenni, mentre nel Corano viene citata una volta di striscio in una Sura che dice solo che la moschea di Al Aqsa si trova a Gerusalemme. Tuttavia oggi le due parti considerano irrinunciabile Gerusalemme, e a Camp David questo diventa per la prima volta agli occhi di Israele uno scoglio concreto, ma anche un'opportunità .

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