L’ OTTAVO GIORNO PIOGGIA DI MISSILI, LA PAURA DEI KAMIKAZE: CRESCE L’ INCERTEZZA Il dubbio di Israele « Ma quando si vince questa guerr a?»
giovedì 20 luglio 2006 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
La giornata di ieri è stata molto dura, e in Israele comincia a circolare
un’ idea: se non si entra via terra almeno nella fascia sud occupata dagli
Hezbollah, Nasrallah potrà gestire la guerra molto a lungo. Dall’ altra
parte, sul fronte diplomatico, escono insistenti voci di colloqui
sotterranei di cessate il fuoco. Intanto la gente si chiede: quando si
vince? quando finisce? I soldati delle riserve lasciano la famiglia e il
lavoro, chiedono al vicino di tenergli il cane, e partono verso il fronte.
Dopo otto giorni di guerra, la sofferenza della gente preme. La guerra si
allargherà alla Siria? Può fermarsi con un cessate il fuoco? Shimon Peres è
molto diretto: « Allargare il fronte? No. Non abbiamo nessuna intenzione di
attaccare la Siria o l’ Iran, benchè siano i mandanti degli Hezbollah. La
nostra guerra è contro il terrorismo, e l’ affrontiamo eroicamente su due
fronti. Ma non la allargheremo né la prolungheremo. Non faremo il lavoro
sporco di tutto il mondo: combattere il terrorismo non è solo compito
nostro. Noi non chiediamo aiuto a nessuno, siamo soli qui di fronte agli
eserciti terroristi più forti del mondo, e continueremo finchè avremo
riavuto i rapiti e battuto gli Hezbollah» .
Ma questo è stato un terribile ottavo giorno, in cui due bambini arabi
israeliani di Nazareth sono stati uccisi da un missile; tutta la Galilea e
le città della costa fino a Haifa sono nei rifugi, anche qui con feriti e
distruzioni, in una pioggia di missili; e tutto il centro di Israele è stato
incapsulato nella caccia a un terrorista suicida palestinese che è stato
arrestato dopo ore in cui tutta la popolazione stava in coda sotto il sole
bollente per i controlli macchina per macchina. Soprattutto due soldati, e
questo è sempre il dolore più grande perchè si tratta di ragazzi mandati al
fronte mentre le famiglie restano a casa a trepidare, sono stati uccisi
mentre cercavano di colpire i covi da cui gli Hezbollah stavano sparando
katiusha. Gli Hezbollah sono ancora vivi e vegeti, conoscono a fondo il
terreno, sono in possesso di lanciamissili e posizioni che avrebbero dovuto
essere ormai distrutti.
Il generale Gal Hirsch, comandante del fronte nord, 91esima divisione, gli
occhi rossi di sonno perduto, dice: « Ho bisogno di più tempo possibile» . Ma
quanto tempo ancora ha Israele per cambiare una situazione letale? Anche se
non sono stati posti limiti, si capisce che il mondo sopporterà ancora un
paio di settimane al massimo di guerra: ma il contributo alla soluzione, è
scarso. Terje Larsen, inviato dell’ ONU, insiste sulla buona atmosfera e la
disponibilità sia degli israeliani che dei libanesi di trattare. Gli europei
dicono lo stesso.
Ma Larsen ha fatto una proposta bizzarra, perchè ha chieso a Israele di
accettare un cessate il fuoco con l’ allontanamento degli Hezbollah dal
confine secondo la risoluzione dell’ ONU e anche la restituzione degli
ostaggi, in cambio dell’ abbandono delle Shaba Farms, che gli Hezbollah
richiedono, e che l’ ONU per prima, tuttavia, nega appartengono al Libano.
Inoltre l’ ONU chiede che Israele liberi prigionieri palestinesi. Ora, il
governo libanese non ha mai mostrato interesse alle Shaba farms, e quindi la
trattativa sembra considerare Nasrallah l’ interlocutore, e non il Libano.
Sarebbe un riconoscimento della legittimità degli Hezbollah e quindi una
vittoria morale che permetterebbe a Nasrallah di uscire dal nascondiglio
scuotendosi la polvere di dosso, e di tornare alla guerra con Israele.
Anche la proposta di una forza di interposizione, dovrebbe avere
caratteristiche che facciano scordare il ruolo dell’ Unifil, che istituita
dall’ Onu nel 2000 quando Israele si ritirò dal Libano, ha collaborato di
fatto con gli Hezbollah fino a permettere il rapimento di tre soldati. Gli
israeliani, che ambiscono a un rapporto pacifico col Libano, capiscono che
se Nasrallah non verrà fermato, le organizzazioni terroriste saranno
entusiaste. Per ora, gli Hezbollah hanno bloccato con la forza i cittadini
di molti villaggi dove hanno nascosto i katiusha; i nidi scovati si contano
a decine, ma si sa che sono migliaia; il missile Zil Zal che ha colpito la
corazzata nelle acque di Beirut, aveva un gemello, distrutto in fase di
lancio, che forse poteva raggiungere Tel Aviv.
E sul confine di Israele nei sei anni dallo sgombero, è stato costruito un
sistema di gallerie. Dall’ aria, non si può distruggerlo. Centinaia di
milioni di dollari sono stati spesi per gli Hezbollah. I camion di armi in
movimento dalla Siria che Israele ha distrutto, dimostrano che il
rifornimento di armi a Nasrallah continua. Sembra difficile che Israele
decida di dare al capo degli Hezbollah la possibilità di sopravvivere come
eroe terrorista.
Se lo riterrà indispensabile, Israele lancerà l’ esercito in un’ operazione di
terra, anche se esita. Condi Rice in arrivo nel fine settimana,
difficilmente potrà dare una mano.