L'Onu esclude l'Iran dalla conferenza sulla Siria
Il Giornale, 21 gennaio 2014
La lezione che il palcoscenico mondiale impartisce in queste ore a tutti quanti è questa: comportatevi nella maniera più aggressiva e problematica possibile. Non appena darete un segnale di mansuetudine, verificabile o meno, sarete il protagonista assoluto, la star del momento. È ciò che accade adesso all’Iran,a cui solo all’ultimo minuto ieri l’Onu ha scippato i riflettori della Conferenza di pace «Ginevra 2» sul futuro della Siria.
La scena si compone di tre scenari fondamentali:il primo è quello dell’entrata in funzione dell’accordo a interim sul programma nucleare fra il P5+1 e l’Iran. Esso nel giro di sei mesiun anno deve dimostrare le sue buone intenzioni e alla fine, secondo gli americani, stringere un accordo definitivo. L’Iran,per ora,si è impegnato a non arricchire il suo uranio oltre il 5 per centoe deve diluire l’uranio già arricchito al 20 per cento, una percentuale adatta alla realizzazione della bomba atomica. Gli inviati dell’Aiea, l’Agenzia per l’Energia Atomica, controlleranno che sia congelato l’impianto di produzione di acqua pesante di Arak. Gli ispettori verificheranno che si fermino Natanz e Fordow, due grandi centrali illegali e molto produttive. Oggi Ali Akhbar Salahi, il grande capo dell’enerigia atomica iraniana, ha annunciato che il meccanismo è già attivo. I 7 miliardi di dollari provenienti dalla fine di parte delle sanzioni sono in moto. Ma l’uranio resta sul territorio, le centrifughe possono girare, la ricerca nucleare è in funzione, anche con centrifughe della prossima generazione. Ovvero, tutto è affidato alla volontà politica degli ayatollah, i mezzi per raggiungere labomba sono ancora in loro possesso. Poco promettente il tweet lanciato dal presidente Rouhani: l’accordo di Ginevra è basato su «la resa globale alla volontà dell’Iran ». Il futuro cioè è incerto, mentre le sanzioni che hanno portato l’Iran a una parziale resa invece di essere riaffermate cadono e il denaro tornanelle casse degli ayatollah.
Il secondo scenario in cui, prima della marcia indietro dell’Onu, appariva davvero improprio che il nome dell’Iran risultasse centrale, era quello della conferenza che si apre domani aMontreaux per discutere sul futuro della povera Siria, dilaniata dalla carneficina. Come tutti sanno l’Iran è un attore centrale nella guerra che ha fatto 130mila morti e che si cerca di ricomporre con la conferenza detta «Ginevra 2 ». Ha fornito le armi ad Assad e agli Hezbollah, ha piazzato i suoi combattenti al fianco di Assad. Ban Ki-moon con inutile baldanzosità e riconoscendo di fatto che Assad non uscirà di scena, aveva invitato l’Iran a partecipare alla conferenza. Solo dopo le proteste dei ribelli ha ritirato l’invito.Meglio tardi che mai. Gli americani avevano mandato a dire che Teheran non poteva presenziare, la Russia che era indispensabile. Tutto mentre Assad continua a provocare bombardando i ribelli (domenica ne ha uccisi 80) e dichiarando che si ricandiderà fra 4 mesi.
Ultimo scenario: a Davos, Rouhani è in testa alla lista di 40 leader mondiali e di 2000 star dell’economia che da domani si riuniranno per la conferenza svizzera. Il presidente dovrà attrarre il maggior numero di grandi investitori. E ci riuscirà. C’è la fila per parlargli.