L’odio contro Israele, questo è il risultato della politica della mano tesa di Obama
Shalom, 1 novembre 2009
Con l’approvazione del rapporto Goldstone si impedisce ad un paese democratico di difendersi dagli attacchi terroristi.
Israele ha sempre dovuto difendere il suo diritto a sopravvivere come se fosse un lusso, come se le tante guerre, gli attacchi
terroristi, le migliaia di morti di civili, e poi il bombardamento incessante portato da Hamas a Sderot, Ashkelon, Ashdod e ai kibbutz circostanti non comportassero abbastanza sofferenza.
Mi piacerebbe sapere se c’è qualcosa che vada bene nella politica della mano tesa di Barak Obama. Al momento, sembra che le sue speranze, sempre così luminose sugli schermi tv e sulla carta, di fatto si riferiscano a un mondo che non vuole saperne.
Dell’Iran, primo fra gli obiettivi del pacifismo obamiano, sappiamo che ancora non sono avvenute le promesse ispezioni alla struttura atomica di Qom; quand’anche avvenissero, sarebbero operate dall’AEIA di El Baradei, ovvero consterebbero di qualche evanescente, cauta notizia destinata a essere subito smentita da fatti ben più crudi, per esempio da altri siti nascosti, oppure sarebbero la foto di un teatrino destinato a cambiare lo scenario poco dopo l’uscita dei tecnici dell’Agenzia Atomica. Intanto Ahmadinejad ha aperto la stagione delle condanne capitali dei dissidenti, infischiandosene dell’opinione pubblica internazionale e di Obama. Dell’Afghanistan, conosciamo la spaventosa incertezza del domani, la discussione dei militari americani sulla necessità di avere più truppe, la persistenza del pericolo terrorista qaediano e talebano, l’impossibilità di chiudere bottega senza che il pericolo terrorista si dirami ben oltre i confini di quel Paese. In Pakistan, gli USA aiutano senza parere le truppe locali nella grande offensiva contro gli integralisti che peraltro ha un crudo carattere bellico. Quanto alla zona mediorientale, le cose vanno male. La Turchia che era la roccaforte della tradizione laica di Kemal Ataturk custodita dai militari e quindi un ponte fra oriente e occidente, soprattutto fra il mondo mussulmano e Israele, ha improvvisamente svoltato verso l’estremismo, accogliendo in pompa magna Ahmadinejad l’agosto scorso, e poi lanciandosi in una serie di attacchi verbali antisraeliani degni di Hamas, di cui per altro è diventata buona amica: Israele è diventata agli occhi del Primo ministro e capo del partito islamico Tayyp Erdogan una crudele nemica del genere umano, una violatrice seriale di diritti umani, un criminale di guerra. Erdogan l’ha urlato a Peres a Davos, ha suggerito all’ONU di espellere lo Stato Ebraico. E poi, per suggellare con un gesto ben concreto le ulteriori sbraitanti accuse, ha cancellato le esercitazioni aeree comuni, dicendo di non potere volare (la Turchia! che ha bombardato senza pietà i curdi e che ha compiuto nel passato l’olocausto armeno) con chi ha bombardato Gaza.
Mentre poi la sua televisione pubblica trasmetteva un serial a puntate in cui i soldati israeliani fra l’altro costringono una donna a partorire a un check point e poi sparano al neonato, si è svolto invece un incontro Turco-Siriano cui la Turchia ha inviato ben dieci fra i suoi più importanti ministri, e le esercitazioni militari invece che con gli eserciti occidentali (anche gli USA e l’Italia erano invitati) Erdogan li ha fatti con l’esercito siriano. Ora la Siria come si sa è molto legata sia all’Iran che a una serie di gruppi terroristi di primaria importanza, come gli hezbollah e Hamas.
E lungi dall’eccepire sul tema, la Turchia entra a far parte, in questo mondo che dovrebbe promettere la pace come noVembre 2009 sHalom Israele ha sempre dovuto difendere il suo diritto a sopravvivere come se fosse un lusso, come se le tante guerre, gli attacchi terroristi, le migliaia di morti di civili, e poi il bombardamento incessante portato da Hamas a Sderot, Ashkelon, Ashdod e ai kibbutz circostanti non comportassero abbastanza sofferenza. desidera Obama, di un’altra storia, quella detta comunemente dell’ “asse del male”. Intanto un altro evento internazionale chiude quella finestra di opportunità per la pace che sembrava essersi aperta lungo le controverse trattative fra Israele e Palestinesi dagli accordi di Oslo. Infatti l’approvazione dal Consiglio dei Diritti umani dell’ONU di quello scandalo culturale e morale che è il rapporto Goldstone, crea una situazione impossibile per il processo di pace: la condanna subita da Israele (che ora dovrà essere discusso dal Consiglio di Sicurezza e che potrebbe giungere fino al tribunale internazionale) suggerisce che Israele non abbia nessun diritto di difendersi dagli attacchi terroristi.
Chi scrive ha sperimentato cosa significa quando suona l’allarme e tu attendi immobilizzato il responso della sorte: sarà vita o morte quando l’allarme cesserà? Popolazioni intere hanno subito per anni le persecuzioni degli estremisti di Hamas, che nella loro “carta” dicono chiaramente che il loro scopo è distruggere tutti gli ebrei. Il Rapporto Goldstone, nato nel clima di giustizia e libertà di Obama, non ha tuttavia sentito il bisogno di menzionare - se non con un accenno - questa circostanza; ha deciso che il fatto che Hamas usasse i suoi civili per coprire gli armati non costituisse altro che un problema di Israele il quale doveva semplicemente evitare di difendersi, ha riempito 575 pagine di bugie di cui abbiamo già detto su queste pagine. Ed è andato di fronte al mondo alla Commissione dei diritti umani di Ginevra, sicuro di passare. Ed è passato. Come potremmo dire che siamo in un mondo avviato verso la pace se questo è accaduto? In favore della risoluzione hanno votato Argentina, Bahrain, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Cuba, Gibuti, Egitto (peccato davvero!), Ghana, India (altro grande dispiacere), Indonesia, Giordania, Mauritius, Nicaragua, Nigeria, Pakistan, Filippine, Qatar, Russia, Arabia Saudita, Senegal, Sud Africa, Zambia. Contro: Ungheria, Italia (siamo sempre bravi), Olanda, Slovacchia, Ucraina, Stati Uniti. Gli astenuti, gran coraggiosi: Belgio, Bosnia Erzegovina, Burkina Faso, Camerun, Gabon, Giappone, Messico, Norvegia, Repubblica di Corea, Slovenia, Uruguay. E poi ci sono quelli che dovevano andare al bagno proprio in quel momento. E doveva essere affollato: sono Angola, Kirghizistan, Madagascar, e anche, udite udite, la Francia e l’Inghilterra.
Perché? Ma perché il clima è incerto, perché dare addosso a Israele gratuitamente è sempre una bella moneta di scambio per ottenere benevolenza e guadagni. E evidentemente Obama ha reso quello che si riteneva un ferreo supporto degli USA a Israele qualcosa di moscio e malleabile, che non vincola neppure su baratri morali così evidenti come il rapporto Goldstone.