L'Occidente cambi rotta con l'islam
sabato 22 settembre 2012 Il Giornale 7 commenti
Il Giornale, 22 settembre 2012
Eppure resta in noi occidentali un senso di incredulità prima ancora che di orrore quando vediamo, come è accaduto ieri, che, col pretesto del misero film contro Maometto, il mondo si tinge di nuovo tutto quanto di rosso sangue. Non possiamo fare a meno di chiederci per che cosa sono dunque morti i 13 pakistani massacrati ieri a Lahore e a Karachi, per cosa è stata messa a ferro e fuoco l’Indonesia, perchè proprio ieri un commando terrorista palestinese ha lasciato sul terreno un soldato israeliano nel Negev perdendovi anche tre dei suoi adepti, perchè Parigi è sotto assedio, perchè fino da noi a Roma, a Sidney in Australia, e in Tunisia, in Libano, in Yemen,e davanti all’ambasciata francese al Cairo si sventolano le bandiere nere di minaccia al nostro mondo, perchè in Indonesia si distrugge Mc Donald.... in Oriente e in Occidente i musulmani in piazza sanno bene che noi, nel nostro mondo, la stessa critica irridente che applichiamo alle loro icone le applichiamo alle nostre, che gli ebrei si prendono in giro da soli da secoli, che film e rappresentazioni artistiche di gusto svariato riproducono Gesù, la Madonna, i Santi, trascinandoli nelle lacrime, il sudore e il sangue della nostra povera umanità che vuole ridere o piangere, senza che nessuno gli dica quando e come farlo.
Ha fatto bene o male Charlie Hebdo, internet dovrebbe togliere il filmetto dal cyber space, il settimanale tedesco Titanic che pubblica le sue vignette... hanno, come dicono in molti, qualche colpa nell’ondata di violenza che il mondo musulmano solleva adesso? La risposta è che non c’è colpa, semmai un senso di opportunità che tuttavia ciascuno interpreta a suo modo, nell’esercitare il diritto alla propria libera opinione, e che tutte le colpe risiedono invece nell’uso della violenza per rispondere a chi ti disegna, ti dipinge, ti immagina in maniera diversa da quella che tu vorresti. Ma un paio di responsabilità ci sono invece, e serie, ma non sono di Charlie Hebdo.Ciò che piuttosto conduce sia il settimanale satirico sia chiunque poi si affidi a reazioni solitarie e apparentemente esagerate per rispondere alla prepotenza di un’imposizione totalitaria, religiosa o laica che sia, è la mancanza di una più grande, solida, culturalmente basata disponibilità del nostro mondo a affrontare a fondo, con dignità e coraggio, il problema del nostro rapporto con l’islam, una grande religione che, nascendo e sviluppandosi, detta dignità e compattezza a un mondo frammentato, ma che oggi nella sua componente politica ha un tratto di violenza e di conquista comprovato da tante azioni, e che dal tempo in cui l’Afghanistan sotto il tallone russo ne fu liberato dai mujaidin e da Bin Laden, pensa, almeno in questa componente, che sia cominciato un tempo di “reconquista” mondiale.Che dovremmo dunque fare per evitare che Charlie Hebdo diventi la bandiera dell’Occidente libertario?
Dovremmo prendere in mano questa bandiera in due modi, sul piano culturale e su quello politico. Dalla fine del secolo scorso ha preso il sopravvento, nonostante la voce potente del professore Bernard Lewis, la scuola storica di Edward Said, che ha letto la storia dell’Islam come una storia in cui l’Occidente non ha fatto altro che tentare di sopraffarne gli uomini e la fede. Ha anche stabilito che la storiografia classica era stata costruita tutta in funzione di questa dominazione. Niente di più falso. Nel VII secolo il bacino mediterraneo era cristiano finchè non arrivò l’Islam dall’Arabia e conquistò la Palestina, la Siria, l’ìEgitto, il Nordafrica. Dal Nordafrica esso avanzò in Europa conquistando la Sicilia, la Spagna, il Portogallo, arrivando fino in Francia e in Italia. Le navi giunsero fino a Ostia. Le Crociate, che è di moda dipingere come una prima forma di imperialismo occidentale, furono un modo di rispondere alla Conquista, quale che possa essere (e il mio è disgustato) il giudizio sul comportamento dei crociati in guerra. Questa fu solo la prima ondata, e la conquista si concluse secoli dopo con l’ondata Ottomana. Ci furono pascià turchi a Budapest e a Belgrado, i musulmani assediarono Vienna.. Inoltre, fino a tutto il XVII secolo l’Europa ha vissuto sempre sotto l’attacco musulomano,e fu ricacciandolo indietro che si avventurò su un terreno di “reconquista”. L’Impero Ottomano dura dal 1299 al 1922, durando dunque 623 anni. Dunque, innanziatutto bisognerebbe ristabilire nella coscienza pubblica la verità storica, togliere la vittimizzazione dell’Islam dalla testa nostra e degli islamici in primis, costruendo quindi su un piano di parità un rapporto finalmente senza rancore da parte loro.
In secondo luogo, la politica dovrebbe finalmente agire. E’ stato comodo appoggiarsi ai vecchi dittatori alla Mubarak e poi inneggiare alle riuvoluzioni arabe: ma se mettessimo dinnanzi ai nostro occhi il faro dei diritti umani e civili e la libertà di opinione, potremmo forse avere la stessa luminosa iniziativa di condizionalità che portò Ronald Reagan, con l’emendamente Jackson and Vanick che, appunto, condizionava certi rapporti economici e commerciali alla libertà di movimento dei russi, a mettere l’Unione Sovietica in scacco. Altro che filmetto mostrato in questi giorni in cui Obama e la signora Clinton si scusano di nuovo e di nuovo. E’ costato 70mila dollari, ma è servito solo a far bruciare più bandiere americane e israeliane. Un vero fuoco, alto e potente, largo come il mondo intero. Tutto questo sommovimento non è un fuoco d’artificio. E’ un modo di cercare di indurre il declino del potere occidentale in Medio Oriente, specie quello americano, e di dire che le rivoluzioni arabe sono state una messa in scena di fronte alla realtà vera, quella dell’Islam senza compromessi.
mercoledì 26 settembre 2012 11:51:56
Commento a l'Occidente cambi rotta con l'Islam24 settembre 2012 / 9 Tishrì 5773***Ritengo sia molto complicato impostare oggi il rapporto tra l'area geopoliticache chiamiamo Occidente e un diversificatissimo mondo islamico.Ci sono però molti punti fermi che dobbiamo premettere a qualsiasi diagnosidei guai che, per una serie di errori o di inconfessabili interessi dell'Occidente,stiamo affrontando. E tra gli errori, a mio parere, ci sono sia l'accordoSykes-Picot del 1916 per la spartizione delle aree di influenzatra Francia e Gran Bretagna nel Medio Oriente,che ha originato in gran parte l'attuale carta geografica, sia la spinta europeaa togliere forza alla casta militare in Turchia, che ha fatto saltare quel "balanceof power" progressista costituzionale fra caserma e moschea creato da Kemal Ataturk ed ha portato al potere un partito islamico anti-israeliano e di fatto anti-europeo. Il punto di partenza per reimpostare le relazioni tra Occidente e mondo islamicodovrebbe essere da parte Usa e Ue garantire il pieno riconoscimento dello Stato di Israele, del suo diritto all'esistenza dentro confini sicuri, con capitale Gerusalemme, della rinunciada parte delle nazioni vicine allo sviluppo di armi di distruzione di massa,nucleari, chimiche, batteriologiche, della cooperazione nella lotta alle organizzazioniterroristiche. Senza impegni in questo senso e nel campo del rispetto dei fondamentalidiritti umani, delle convenzioni Onu e delle nrome di reciprocitàda parte del mondo islamico, in Medio Oriente come altrove,mi pare evidente che il mondo occidentale debba restare sulla difensivae non abbassare le armi.Se la storia ci può insegnare qualcosa, vale la pena di ricordare la vicendadella dinastia abbasside del califfato di Bagdad nel Nono secolo e dell'ascesa e caduta in disgrazia a corte del filosofo e matematico al Kindi.Abu Yusuf al Kindi è ricordato
Francesca G.K. , Italia
martedì 25 settembre 2012 14:21:28
Bravissima, Fiamma. Tutto vero, e bisogna dirlo cosí, in lettere chiare e tonde. Ne abbiama abbastanza dei politicamente corretti -leggi sinistrorsi. Spero de leggere presto la traduzione in inglese per poter mandare l'articolo al mio gruppo americano,EUROPEANS_WHO_SUPPORT_ISRAEL@yahoo.com ... K.
Luciana Barone , Lecce
lunedì 24 settembre 2012 21:14:02
Concordo pienamente.Credo che l’Occidente debba smettere di aspettare che i regimi dittatoriali accettino di riformarsi, perché difficilmente lo faranno spontaneamente; occorre invece perseguire politiche chiare e coerenti che subordino le relazioni con i regimi non democratici al grado di libertà goduto dai sudditi di tali Stati.Solo rifiutando una politica di accomodamento, evitando di scendere a compromessi con i dittatori e scegliendo di non legittimarli, il mondo libero può trasformare qualsiasi società, comprese quelle che dominano l’odierno panorama mediorientale. Poiché, come la Storia ci insegna, una società della paura non è in grado di competere con una società libera.E maggiore sarà la libertà di cui gode il mondo arabo, più sicuri saremo tutti noi.Come scrive Sharansky, meglio avere a che fare con un regime democratico nemico piuttosto che con una dittatura mediorientale amica!
Percy D'Elia , Roma
lunedì 24 settembre 2012 17:28:52
Lo stiamo dicendo da diverso tempo, mapurtroppo gli interessi sono maggiori della convivenza paciifica.Stesso discorso anche per gli USA che hanno milioni di immigrati musulmani da molti paesi arabi, e dovrebbero attuare una maggiore politica di controllo.Cordialmente.Percy D'Elia Roma
Vito Cartolano , Italia
lunedì 24 settembre 2012 17:17:16
Due osservazioni:1) sarebbe da fare un'indagine su quante volte i media musulmani sono irriverenti, se non blasfemi nei confronti delle nostre religioni;2) poichè conosciamo già i risultati (e cioè che l'islam fa carne di porco delle nostre religioni), glielo farei fare un bel trattato internazionale contro la blasfemia, così si tappano la bocca da soli
giuseppe casarini , Binasco (MI)-Italia
lunedì 24 settembre 2012 16:26:00
Speriamo ma dubito fortemente!shalom
carmelo ZAFFORA , ITALY
sabato 22 settembre 2012 13:20:37
Cara Fiammaniente da eccepire al tuo intervento. Solo una piccola riflessione. Un individuo, qualsiasi esso sia, e sotto qualunque bandiera abiti, incapace di autoironia è un soggetto malato. L'autoironia purtroppo non si può comprare al supermercato, nè considerarla un fatto naturalmente acquisito. Essa nasce da una crescita mentale che passa dalla cultura, dallo studio, dalla frequentazione, dalla tolleranza e dalla condivisione. La " solitudine mentale " delle moltitudini di cui tu parli purtroppo produce interpretazioni distolte, filtrate ed ingigantite da vettori esclusivamente propagandistiche e finalizzate a controbattere un complesso di marginalità di cui si sente portatrice. Carlo Magno ha salvato l'Europa, e meno male che è andata così. Ma una certa cultura araba dell'epoca ci ha riportato Aristotele e Plotino, ha scritto un grande trattato di medicina ed ha contribuito ad abbellire luoghi abbandonati ( i nostri - Sicilia e Spagna ) con giardini sublimi ed architetture elegantissime, insieme alla poesia che non è da escludere. Al di la di ogni amarezza e disincanto,per i fatti che accadono, a mio avviso l'unico mezzo affinchè non vi siano più nemici passa solo ed esclusivamente per l'istruzione, l'arte e la cultura. Elementi che possono soltanto unire. La conoscenza lega, la bellezza commuove, la sapienza aumenta la curiosità positiva verso l'altro, la saggezza nullifica le diversità. la democrazia, o quella che noi riteniamo essere tale, è un postulato che si conquista con enorme lentezza ed a prezzi alti. Non si esporta, nè si impone. Essa è un elemento che si scopre allorchè vengono abbandonati gli dei presuntuosi di unicità. Un Caro Saluto