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L’ ITALIA E LA PACE IN MEDIO ORIENTE D’ ALEMA, SVOLTA SU ISRAELE

lunedì 27 dicembre 1999 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein MASSIMO D’ Alema, per una serie di circostanze storiche difficili e persino fatali, è stato tuttavia il primo ministro di una svolta italiana in politica estera che ha collocato l’ Italia nel 1999 in un’ area meno mediterranea e più europea, in definitiva più occidentale. Adesso, nel suo viaggio natalizio a Betlemme, con Arafat, e in Israele, con Barak, senza volerlo troppo far notare e ripetendo formule classiche circa la necessità di procedere senza indugi nel processo di pace, il primo ministro ha invece compiuto un ulteriore passo sulla strada tracciata nei mesi scorsi, aprendo anche la possibilità di un rapporto fra Israele e l’ Europa alquanto migliorato. Ha cioè annunciato che l’ Italia è finalmente favorevole all’ ingresso di Israele nel gruppo regionale dell’ Europa Occidentale ovvero Weodg, che comprende anche l’ Australia, il Canada, la Nuova Zelanda e gli Usa; invece, fino a ieri, l’ atteggiamento del nostro Paese, era stato uno degli ostacoli principali a questo semplice atto di giustizia. Infatti Israele, quando agli inizi degli anni 60 gli Stati membri si organizzarono in gruppi regionali destinati a designare i partecipanti a tutte le varie organizzazioni dell’ Onu (dal Consiglio di Sicurezza all’ Ecosoc e a tutti i gruppi di intervento di altro genere) e a disegnarne gli indirizzi, fu rifiutato dai suoi partner naturali, gli Stati asiatici. Israele rimase l’ unico Stato membro fuori da ogni gruppo regionale, e di conseguenza fuori da ogni stanza dove si discute e si decide veramente, fuori da ogni ruolo. Questo avveniva in un clima in cui, specie al tempo della presidenza Waldheim, l’ Onu era diventato praticamente un luogo deputato alla persecuzione di Israele tramite risoluzioni quasi quotidiane di cui alcune totalmente fuori tono come quella che denominava Israele « uno stato razzista» (definizione oggi dichiarata nulla). Israele dice che la sua richiesta di partecipare al gruppo europeo è temporanea, e che la sua ambizione è quella in realtà di far parte del suo proprio gruppo insieme con gli Stati della sua propria zona, ovvero insieme con i Paesi arabi. Quindi si tratta di un auspicio di pace. A questo auspicio con la sua nuova posizione l’ Italia partecipa, promuovendo la partecipazione della presenza a tutti gli effetti di un Paese finora ingiustamente escluso in una organizzazione che, dopo il famoso voto del ‘ 47, non è mai più riuscito a trovare con Israele un rapporto sensato.

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