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L'intifada lambisce Gerusalemme: un nuovo negazionismo infiamma la piazza palestinese

martedì 6 ottobre 2009 Il Giornale 4 commenti
Il Giornale, 6 ottobre 2009

Quando ieri mattina è risuonata sulla spianata del Muro del Pianto la benedizione dei Cohanim che hanno levato alto il talled bianco e nero sopra le teste e gli occhi del popolo di Gerusalemme riuniti per la Festa dei Tabernacoli, Sukkot, Gerusalemme ha finalmente preso un lungo respiro dopo giorni di tensione.
Da poco più di dieci giorni, ovvero dalla festa di Kippur, tutta la zona est della città vecchia e dei quartieri arabi moderni che confinano con le sue mura, verso il Monte degli Ulivi, sotto la parte orientale della Spianata del Tempio, o Spianata delle Moschee, è stata tutta un lancio di pietre, di copertoni bruciati, fino all’attacco col pugnale di un giovane poliziotto. Le cariche della polizia contro gruppi di giovani si sono ripetute, con parecchi feriti sia fra loro che fra i poliziotti. Il fuoco religioso islamico di Gerusalemme è divampato di nuovo, le organizzazioni estremiste hanno chiamato a raccolta. Primo si era mosso il movimento politico islamista dello sceicco Ra’ed Tzalah: da settimane, fiancheggiate poi da tutti i gruppi palestinesi compreso Fatah e alla fine anche dai Paesi Arabi, avevano cominciato a mulinare il pericolo della distruzione delle Moschee, di una occupazione della Spianata: lo sceicco Azzam al Khatib, responsabile dell’ente che sovrintende ai siti islamici aveva detto prima di Kippur che gli ebrei minacciavano un’ascesa di massa ((si riferiva probabilmente alla chiamata, sempre irrealizzata perché la polizia israeliana non l’ha mai permesso, di un gruppo di duri che il 27 settembre ha tentato di salire sulla Spianata sotto cui giacciono le fondamenta dei templi di Salomone e di Erode sostenendo il diritto degli ebrei a pregare su quel sito); po è stata la volta dello Sceicco Ikrima Sabri, ex mufti di Gerusalemme, seguito da Hatem Abdel Khader, il ministro di Fatah per Gerusalemme; a  ruota esponenti di Hamas, a caccia di consensi, si sono uniti al coro. Così un gruppo di turisti francesi (cristiani) è stato preso a sassate, e Salam Fayyad, primo ministro dell’Autonomia Palestinese ha seguito la corrente del consenso ammonendo di una possibile «perdita di controllo» delle Moschee.
Quella che era un’emergenza di sicurezza si è fatta politica internazionale, e mentre il ministro degli Esteri giordano chiamava a rapporto l’ambasciatore israeliano e l’ineffabile Svezia esprimeva a Israele tutte le sue preoccupazioni filo islamiche, si ammucchiavano quei mucchi di grossi sassi che la polizia ha trovato pronti a volare dall’alto sulla folla durante la benedizione di Sukkot al Muro del Pianto, se i facinorosi avessero potuto entrare. Le organizzazioni palestinesi hanno tutte protestato perché l’ingresso ad Al Aqsa è stato limitato per qualche ora alle persone sopra i cinquant’anni, ma il capo della polizia nega che ci sia qualsivoglia intento di disturbare la libertà di culto: «Per i quaranta giorni di Ramadan la folla quieta e protetta è fluita dalla West Bank a Gerusalemme fin dentro Al Aqsa. Il problema è la volontà di creare scontri, come quelli che nacquero nell’ottobre 2000, l’inizio dell’Intifada».
La guerra ideologica per il Monte del Tempio è fatale, ma non da sempre: moltissimi testi classici musulmani e persino vecchie Guide dell’Waqf, spiegano, come del resto sanno tutti gli archeologi, che le moschee sorgono sulle rovine del Tempio ebraico, meraviglioso e immenso, distrutto nel 70 dopo Cristo da Tito. Quando nel 67 Israele conquistò la Città Vecchia subito consegnò la spianata all’Waqf che l’ha gestita autonomamente; lo status quo è lo stesso dal ’67, nulla è mai stato toccato; salvo delimitate brevi visite mattutine e la sorveglianza al Muro del Pianto, tutto è nelle mani del mufti palestinese.
Lo status quo però è stato attaccato alle radici da un’invenzione ideologica fantastica di Arafat, che al nono giorno del summit di Camp David del 2002 disse a Clinton che gli ebrei non erano mai stati a Gerusalemme, mai vi avevano costruito il loro santuario, che tutto là era sempre stato mussulmano. Clinton gli rispose durissimamente, dicendogli «Come cristiano sono convinto del contrario» e aggiungendo che se avesse ripetuto quelle menzogne avrebbe interrotto i colloqui. Era nata però una forma di negazionismo che alcuni definiscono peggiore di quella della Shoah, perché non solo nega ogni evidenza storica e le testimonianze di testi insospettabili, dalla Bibbia a Flavio Giuseppe, ma getta discredito su duemila anni di identità tutta fondata nel rapporto con Gerusalemme, appunto dalla conclusione della guerra giudaica, istoriata, quasi fotografata sull’arco di Tito nel momento in cui gli ebrei sfilano con la lampada del Tempio nel trionfo dell’imperatore.
Dal nuovo negazionismo di Arafat, tutti i suoi uomini, compreso Abu Mazen, hanno innestato una propaganda spietata contro l’esistenza dello Stato ebraico basata sul rifiuto del rapporto fra gli ebrei e Gerusalemme. Accendere una luce incandescente e negazionista su Gerusalemme è garanzia di consenso estremista e di emozioni capaci di scardinare ogni progetto di colloquio.

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Gastone , Roma Italia
 mercoledì 7 ottobre 2009  13:55:26

Dopo la farsa di Grillo (si vanta di avere un cognato in Iran seguace di Ahmadinejad) che ha dichiarato che gli ebrei hanno costruito lobby in tutte le parti della terra, e per questo ; questa di Gerusalemme fondata dagli arabi, sembra essere quella fiaba che hanno raccontato per 70 anni i comunisti russi, definendo tutte le scoperte scientifiche de l'epoca ; opera del loro scenziato russo Popof(inesistente).Ebbene, questi sono proprio i temi che vengono trattati nella comicità delle farse; pagliacciate, comiche, che non meritano di ardue spiegazioni storiche;La grettezza e l'ignoranza di questa gente che viene invitata a parlare a l'Onu, sono pari alla rozzezza ed al fatiscente ciarlare di quel guitto da "carro di Tespi" di Grillo.



Francesco , Roma Italia
 mercoledì 7 ottobre 2009  09:54:32

E' il solito replay, questo degli arabi, che arrivano persino a negare la Storia. Non so se è solo frutto della loro rozezza, della ignoranza in tutto o dell'incapacità ad assimilare i principi fondanti della civiltà, ovvero, di non saper accettare il ruolo e la veste di persone incolte ed incivili, che si sono costruiti in quest'ultimo cammino della civiltà e della democrazia dei popoli. Poveretti, fanno pena; non hanno speranza alcuna, se non quella di "sperare" in una guerra totale. Infatti, oltre ai suicidi, a lanciare missili, a screditare la civiltà occidentale ed a fare minacce, sequestri di persona, e ricatti, non trovano altro da fare; quindi, sono costretti ad elemosinare ai loro mentori, soldi ed armi. Povera gente!



Alfonso Margani , Firenze/Italia
 mercoledì 7 ottobre 2009  07:44:38

Negare la presenza storica degli Ebrei a gerusalemme è tanto idiota quanto negare che negli USA i primi abitanti siano stati i Nativi Americani. Tutto questo però non mi sorprende affatto.Rientra nel cinismo e nel calcolo dei Palestinesi.



mario cossu , roma italia
 martedì 6 ottobre 2009  19:44:16

A maggior lode di Fini e del Parlamento italiano,non aver tollerato l'arroganza e il provocatorio ritardo del col. Gheddafi,in occasione della sua visita a Roma



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