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L’ INTIFADA E LA CONDANNA ALLA PRECARIETA’ Tra dolore nuovo e antico I sraele, Giorno della Shoah sull’ orlo della guerra

venerdì 20 aprile 2001 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME AVVOLTA in una nuvola di particolareggiate quanto atroci memorie, mentre la radio e la televisione per ventiquattr’ ore hanno trasmesso solo documenti e dibattiti sulla Shoah, Israele ha attraversato più faticosamente del solito la sua Giornata della Memoria. Ascoltare senza sosta i terribili racconti dei sopravvissuti apre grandi ferite. Stavolta, c'è anche la guerra. Quando alle dieci la sirena ha suonato in tutte le piazze, per tutte le autostrade, nei centri commerciali e nelle scuole, come ogni anno l'intero Stato d'Israele si è immobilizzato sull'attenti. E' un momento unico, le macchine ferme in mezzo alla strada con i viaggiatori a fianco, i bambini come sospesi sui campi di gioco, gli acquisti e gli affari dimenticati, i telefonini spenti: nell'immobilità si ricostituisce la catena dell'essere fra i vivi e le madri, i padri, i nonni assassinati. Si afferma una nazione fatta di cittadini con pieni diritti, i figli di coloro che secondo i nazisti erano sottouomini che dovevano sparire. Non a caso si chiama « Yom ha Shoah ve ha Gvura» , giorno della Shoah e dell'eroismo. Le rivolte dei ghetti vengono raccontati con grande passione. Ma la sirena non ha coperto, nella mente dei cittadini, il rumore della guerra. La nuova Intifada segna ancora quest'anno la difficoltà uscire una volta per sempre dalla precarietà . Mentre al Museo dell'Olocausto si teneva come sempre la cerimonia della Memoria alla presenza delle più alte cariche dello Stato con l'accensione delle fiaccole da parte di alcuni sopravvissuti (in Israele sono 320mila,) l'università di Tel Aviv diffondeva un inquietante rapporto sull'antisemitsmo. Due sono le novità : il primo è l'aumento degli episodi di violenza, il secondo è la loro impennata con l'insorgere dell'Intifada di Al Aqsa. Gli attacchi terroristici importanti sono passati da 32 nel ‘ 99 a 66 quest'anno, e altri episodi di violenza e attacchi personali e a edifici vari sono passati da 114 a 190. Gli incidenti minori sono moltissimi: in Francia, il paese più antisemita, si è lanciata una molotov al giorno su obiettivi ebraici. Nell'Europa Orientale non c'è stato un giorno in ottobre senza un attacco violento. « Purtroppo - scrive il rapporto - la molla è stata l'Intifada, alla fine del settembre scorso. Durante le prime settimane gli attacchi violenti si sono moltiplicati quando le dimostrazioni antisraeliane hanno preso le piazze europee, specie in Paesi con grandi gruppi di immigrazione mediorentale. Per esempio, in Inghilterra gli attacchi antisemiti sono cresciuti del 400 per cento» . Tuttavia i ricercatori sono cauti nel fare del conflitto mediorentale il motore unico dei malaugurati incidenti: gli estremisti anche di estrema destra hanno sempre seguitato nella loro attività violenta, anche quando erano in corso i colloqui di Camp David; gli estremisti includono neonazisti ed estremisti islamici. Lo choc israeliano nel giorno della Shoah è stato aumentato da un articolo del giornale dell'Autorità Palestinese, « Al Hayat al-Jadida» , dedicato all'Olocausto e firmato, il 13 aprile, dall'editorialista Hiri Manzur. E’ intitolato, semplicemente, « Il mercato delle ceneri» : « La storia dell'Olocausto è di nuovo qui: stenta a sparire benchè sia là da mezzo secolo, perché la propaganda sionista ne ha fatto un mezzo per trarne benefici politici ed economici.. I difensori dell'Olocausto ebraico sono ormai in costante allerta, preoccupati dello spostamento di attenzione dalla favola dell'Olocausto all'olocausto vero, quello storico, dei palestinesi... La questione che ormai si discute nelle università e nelle case editrici nel mondo, è se finalmente la gallina dalle uova d'oro abbia raggiunto la sua data di scadenza... Questa è una storia tenuta in piedi dai media, suoi paladini, da cinquant'anni, non certo per il fatto di essere una verità storica» . Israele ha discusso e criticato ieri anche la questione dei risarcimenti, che secondo alcuni sono stati distribuiti senza equilibrio e senza raggiungere molti vecchi sopravvissuti bisognosi. Ancora, a quarant'anni precisi dal processo Eichmann, il pubblico ne ha rivisto grandi stralci del processo che dette a Israele la consapevolezza storica minuziosa e precisa della tragedia che persino i sopravvissuti avevano preferito in gran parte tacere. Eichmann, il quinto dopo Hitler nella gerarchia nazista, responsabile dei trasporti degli ebrei ai campi di concentramento, con il suo rivendicare senza espressione la contabilità dello sterminio rivelò a Israele e al mondo intero la « banalità del male» , anche del più grande. Sull'Olocausto, sulle ceneri di sei milioni di ebrei, nasce allora gran parte dell'identità moderna dell'uomo democratico. Peccato dimenticarlo.

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