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L’ INSEDIAMENTO DI OFRA NEL CUORE DEL TERRITORIO PALESTINESE I coloni hanno già scelto « Ariel saprà proteggerci»

lunedì 5 febbraio 2001 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME ENTRANDO nel recinto protetto dal grande cancello giallo di Ofra, poche centinaia di metri da Ramallah, 2000 abitanti, uno degli insediamenti della Cisgiordania, che Barak, se mai vincesse, restituirebbe, non si respira quell'aria di vigilia che ci si potrebbe aspettare. « Vittoriosi? Noi coloni? Semmai speranzosi nella vittoria di Sharon» . Daniel Cassuto, che fu condotto in Israele da piccolo quando i suoi furono deportati ad Auschwitz da Firenze, indica un tetto rosso e lucido di fronte, fuori, nella pioggia battente « In quella casa abitava Ariel Hershowitz, ucciso a fucilate cinque giorni fa mentre tornava dal lavoro, qui sulla strada. Sua moglie è la migliore amica della mia. Aveva cinquantacinque anni. Tre giorni fa è stato ucciso sempre sulla strada del lavoro, sempre a fucilate, il mio dottore, l'oncologo Shmuel Gillis, un medico dedito con tutta l'anima a salvare sia israeliani che arabi. Una persona a cui devo molto. Uno shock indicibile. Gli insediamenti sono stati abbandonati al loro destino, Barak ci ha ritenuto semplici pedine di scambio. Ci regalava a un interlocutore che non esisteva. Arafat ci manda i suoi assassini, e Barak seguita fino all'ultimo a proporgli la pace e ottiene solo guerra. Una guerra che si allarga di giorno in giorno anche ai paesi arabi vicini» . Cassuto spera che Sharon migliori la situazione: « No, non sparando, non rientrando nella zona A, ma utilizzando il fatto che le nostre risorse sono indispensabili: acqua, benzina, lavoro. Devono capire che è l'ora di piantarla. Sì , spero che Sharon ci difenda» . Spera anche che si tenga gli insediamenti, che tutti ritengono il vero pomo della discordia? « Certo, ma non sono sicuro che sarà così : Sharon vuole formare un governo di coalizione che farà concessioni, e comunque ormai Oslo ha portato a una situazione incancellabile, in cui noi siamo circondati» . Come dice anche Pinhas Wallerstein, il capo dell'organizzazione nella West Bank, con sede a Psagot, dove ogni finestra è difesa da sacchi di sabbia e le famiglie dormono sul pavimento per evitare le pallottole che entrano nelle stanze specie di notte, tengono per Sharon, senza immaginarsi che rappresenti la loro soluzione: si ricordano che si tratta pur sempre dell'uomo che sgombrò con la forza l'insediamento di Yamit nel Sinai quando fu restituito all'Egitto. I coloni israeliani sono divisi, dall'inizio del processo di pace nel ‘ 93, fra un sentimento di abbandono e di rabbia, e l'idea di essere rimasti, in un Paese ormai ipnotizzato dal consumismo, gli ultimi consapevoli protagonisti di un ineluttabile scontro col rifiuto arabo che gli altri si rifiutano di vedere. La loro solitudine, in certi casi la loro aggressività , il rischio quotidiano, ne fanno una sorta di fauna in via d'estinzione che adesso, con l'avvento di Sharon, sente un nuovo vigore. E' ancora aperta la battaglia per conquistare l'opinione pubblica israeliana, desiderata come una donna sdegnosa. Il desiderio di riconoscimento trova in Sharon, che pure è laico e cinico, un punto di approdo che da dieci anni diventava sempre più lontano. « Lo scorso venerdì - racconta Eviatar Cohen, 43 anni, uno dei capi di Ofra, di mestiere naturalista e storico - ho caricato mia moglie e i miei quattro figli in macchina per andare in visita ai nonni a Haifa. Mia moglie davanti, guidava, per lasciare a me seduto dietro con i bambini la possibilità di difenderci da un attacco. Avevo la mia arma con me, ho messo giù tutti i poggiatesta per potere eventualmente mirare, ho spiegato ai miei figli come ripararsi dall'agguato. Mia moglie e io siamo quelli che abbiamo per primi trovato e cercato di soccorrere la famiglia Kahane, trucidata nel pulmino a poche centinaia di metri da Ofra. I loro bambini sanguinavano accanto ai genitori morti» . E dunque questi bambini, non sarebbe finalmente l'ora di portarli a vivere in un luogo più tranquillo? « Dove? A Roma? La mia vicina è andata a stare a Gerusalemme nel quartiere di Mahanei Yehuda: è arrivata là con il camion dei traslochi, ed è saltata per aria su una bomba. E' morta. Noi siamo gli ultimi avamposti, la difesa di tutta Israele, senza di noi anche Tel Aviv è perduta. Arafat non ha mai nascosto di volerci mandare tutti a bere nelle acque del Mediterraneo. Sharon almeno ascolta ciò che dice. Barak rifiuta di sentire. Sharon darà il permesso all'esercito che adesso ha le mani legate di rispondere ai mandanti degli omicidi. Non voglio riconquistare la zona A, solo, se gli assassini si nascondo là dentro, che i soldati possano andarli a prendere. Con Sharon passeranno da VIP a Wanted» .

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