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L’ INGOMBRANTE PRESENZA DELL’ ORGANIZZAZIONE GUERRIGLIERA FILOIRANIANA Il dilemma di Assad il giovane O con il governo di Beirut o con gli Hez bollah

martedì 17 aprile 2001 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME USCITO Barak un anno fa con l'esercito dalla zona di sicurezza, tutto il mondo si illuse che almeno su quel tragico confine le ferite potessero essere curate; che gli Hezbollah smettessero gradualmente di sparare le loro katiusce sul nord di Israele, abbandonassero la strategia dei rapimenti, decidessero che la famosa « fattoria di Sheba» , l'ultimo minuscolo pezzetto di terra rimasto in questione dopo il ritiro, non risultasse più così controversa. Dopotutto anche l'Onu, che aveva ispezionato la zona del ritiro centimetro per centimetro, aveva certificato che Israele se ne era proprio andato, fino in fondo. Ma non aveva fatto i conti con l'eccitazione che si sarebbe creata negli Hezbollah per essere diventati il modello della rivolta palestinese ormai in atto dal settembre scorso, con la pertinacia di un gruppo integralista islamico autoconvintosi, fra le esclamazioni di ammirazione di parte del mondo arabo, di avere inventato la « hezbollizzazione» della lotta a Israele e all'intero mondo occidentale, ovvero la guerra in nome di Dio che va fino in fondo, che non conosce tavolo delle trattative con l'infedele, che se ne infischia dell'opinione pubblica internazionale, che crede nel dominio della fede con la forza. Nasrallah, il capo degli Hezbollah, è un leader abilissimo, che ha saputo spaventare a morte Rafik Hariri, il presidente libanese, tanto da tenerlo vincolato a una linea senza fessure di totale antagonismo a Israele nonostante il ritiro dell'esercito ebraico. E ha saputo vellicare l'ambizione siriana di tenere sempre viva al confine di Israele una guerra a bassa intensità illudendo Assad il giovane su due punti: « Tu, Bashar, sostienici e noi ti garantiremo fama di puro e buoni rapporti con l'Iran, che ci fornisce le armi. Godi così di un esercito supplementare rispetto ai tuoi trentamila uomini di stanza in Libano, un esercito più motivato e più rapido e che fingerà autonomia mentre di fatto agirà senza mai contraddire i tuoi ordini» . Mentre la prima parte della promessa è stata mantenuta, e oggi Bashar può addirittura ambire a essere lui il nuovo tessitore di buoni rapporti fra Iran e Iraq (Saddam è suo buon amico) e a fornire la base a un'alleanza di duri senza precedenti in Medio Oriente, la seconda parte non funziona. Infatti gli Hezbollah danno sempre di più l'impressione di agire contando sempre e comunque sulla « luce verde» della Siria, che per la prima volta ieri ha subito non uno, ma due attacchi per loro colpa. Il primo è quello, ben concreto e risonante, al radar da parte di Israele, che richiede ora una scelta strategica da parte del giovane a ancora inesperto, ancorchè ambizioso, Bashar: reagire, dando appunto appoggio e luce verde agli Hezbollah? Oppure tenere un basso profilo limitandosi alla protesta internazionale e redarguendo anzi Nasrallah per averlo condotto a un punto di aperta belligeranza? Gli analisti israeliani per ora non concordano sulle previsioni: ma la preoccupazione che circonda le prossime ore parte appunto dal dato della grande tenacia e anche dal fanatismo degli Hezbollah, che certo non vogliono fermarsi e vedono una grande occasione nel bombardamento israeliano mentre il Medio Oriente è in fiamme a causa anche dell'Intifada. E qui viene il secondo attacco subito dalla Siria in queste ore: si tratta del giornale quotidiano di proprietà di Rafik Hariri « Al Mustakbal» che con grande audacia e a firma di Alfadel Shalaq, un politico prestigioso, solleva dubbi sulla presenza dei siriani in Libano dopo che gli israeliani se ne sono andati. Infatti, secondo il trattato del 1989 la presenza siriana è legata giusto all'occupazione israeliana. E' chiaro che l'attacco del giornale di Hariri più che alla Siria è rivolto a quella che sembra sempre di più la loro variabile impazzita in Libano, gli Hezbollah. Sono loro che con rapimenti e bombardamenti costituiscono la buona ragione di Israele per risposte armate sul territorio nazionale. L'articolo di Shalaq sembra parlare a nuora perché suocera intenda: da una parte accompagna lo scontento di un’ area dell'opinione pubblica ormai molto attiva contro i siriani (i cristiani maroniti guidati dal cardinale Sfeir e i drusi di nuovo guidati da Walid Jumblatt), dall'altra si guarda bene dal toccare la vacca sacra degli sciiti, gli Hezbollah. La Siria da questa presa di posizione dovrebbe ben capire una cosa: deve scegliere, o Beirut o gli Hezbollah. Le istituzioni libanesi (guidate da Rafik Hariri) non sono più in grado di reggere una situazione in cui una delle milizie terroriste più attive del mondo la fa da padrone. E' probabile che Bashar, giovane e ambizioso com'è , mangi la foglia. Gli Hezbollah sono un pericolo anche per lui.

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