L’ ex leader russo si definisce « pellegrino» . Un ministro israeliano: a un certo punto ho temuto che si accasciasse Gaffes e grandi onori per Eltsin in Terrasanta
venerdì 7 gennaio 2000 La Stampa 0 commenti
                
Fiamma Nirenstein 
GERUSALEMME 
Il primo viaggio di Eltsin da ex presidente è stato decisamente 
presidenziale. Anzi, il dispiegamento di uomini, di onori, di 
cerimoniale 
che ha visto il suo « pellegrinaggio» (è una definizione dello stesso 
ex capo 
dello Stato russo) in Terrasanta, intesa come Israele e Autonomia 
palestinese, è stata ancora più accentuato del solito. Che non resti 
a 
nessuno il dubbio che Putin, nominato da Boris, deriva il suo potere 
da un 
leader screditato. Accompagnato dalla moglie e dalla figlia Tatiana, 
Eltsin 
si è infilato di ottimo umore, con i capelli al vento e pontificante, 
in un 
nebbione accompagnato dal nevischio che, dopo i 30° di temperatura in 
cui la 
capitale di Israele ansimava ancora tre giorni orsono, gli hanno reso 
certamente il paesaggio più familiare. 
Con una pletora infinita di uomini - centoquaranta - e di limousine 
nere 
tutte trasportate su jet privati dalla Russia, preceduto da carichi 
del suo 
cibo e delle sue bevande preferite, Eltsin è stato ricevuto con tutti 
gli 
onori dovuti a un presidente in carica all’ aeroporto. In assenza di 
Ehud 
Barak e del ministro degli Esteri David Levy, ambedue impegnati nei 
colloqui 
con i siriani, l’ altra sera è andato a riceverlo Yossi Sarid, 
ministro 
dell’ Educazione, una delle figure più eminenti nella Israele odierna. 
Il 
quale, alla fine di un incontro pieno di complimenti e sorrisi, non 
ha 
mancato di dichiarare la sua preoccupazione: « Temevo di vederlo 
stramazzare 
da un momento all’ altro» . 
La Russia ha certamente di che parlare con Israele, con cui, dai 
tempi della 
Guerra fredda, ha sempre avuto rapporti di antagonismo, 
considerandosi parte 
del campo avverso, ovvero di quello arabo. Stavolta invece i rapporti 
erano 
affettuosi, rilassati: Eltsin ha promesso reciproco aiuto e fiducia, 
e ha 
tenuto a sottolineare che l’ antisemitismo in patria è in declino, e 
che 
comunque è considerato una bestia nera. Ha pranzato a caviale russo e 
formaggi israeliani con Ezer Weizman, il presidente israeliano che 
tentenna 
fortemente in questi giorni, sull’ orlo delle dimissioni a causa di 
uno 
scandalo. Eltsin ha ruggito, parlando ai giornalisti, anche sulla sua 
situazione interna: « Tra due mesi la bandiera russa sventolerà su 
Grozny» . 
Questo l’ ha detto di mattina: nel pomeriggio, dopo che aveva ricevuto 
gran 
forza dalla sua nuova nomina a Cavaliere del Santo Sepolcro, ha 
dichiarato 
invece che basterà un mese. 
Ma la parte più importante della visita è certo quella avvenuta tra 
le 
candele del Santo Sepolcro, nei monasteri del Patriarcato Ortodosso 
nella 
Città Vecchia, e di notte nella grotta della Nascità di Gesù , a 
Betlemme. 
Perché per gli ortodossi ieri notte era Natale, e quindi Arafat, che 
ha 
veramente fatto in grande le prove dell’ avvento dello Stato 
palestinese, ha 
ricevuto nell’ occasione ben sette fra presidenti e primi ministri di 
Paesi a 
maggioranza ortodossa: oltre ai russi, c’ erano gli ucraini, i 
bielorussi, i 
georgiani, i bulgari, i romeni e i greci. Al Patriarcato si è 
brindato a 
champagne con il capo della Chiesa, Theodorus. Il senso di reciproca 
dedizione, da una parte il politico, dall’ altra la Chiesa creatrice 
di 
coesione e di consenso, era palpabile: Eltsin ha anzi dichiarato di 
sentirsi 
onorato di così grande accoglienza in questa sua prima visita a 
Gerusalemme. 
Poco prima aveva risposto a chi lo interrogava sul suo ruolo oggi: 
« Non ho 
ancora ricevuto la pensione, anzi, sono un presidente santo» . 
Insomma, gli 
ortodossi lo hanno ricevuto nonostante il suo evidente atteggiamento 
scherzoso e semiblasfemo, come un carissimo amico che impugna ancora 
l’ utile 
spada del potere. 
Quando poi Eltsin è arrivato a Betlemme, l’ Autonomia Palestinese ha 
dato 
letteralmente fiato alle trombe. Spirava l’ aria felice di quando la 
Russia 
poteva tutto o quasi in questa zona del mondo. Mentre le limousine 
arrivavano a dozzine, sono arrivate e di corsa anche le varie bande 
musicali; i militari si sono schierati per essere passati in rivista, 
Arafat 
è uscito con la moglie Suha ad aspettare gli ospiti. Poi, i colloqui 
politici. Più tardi, Boris è tornato all’ Hotel Hilton, dove gli era 
stata 
destinata la stessa suite che poco tempo era stata occupata da 
Clinton. In 
questo clima padronale Eltsin ha avuto anche una battuta molto 
familiare 
nell’ area: « La Russia è qui da centinaia d’ anni - ha detto - Ha dato 
vita a 
questa terra!» . Non è certo una rivendicazione originale, ancorché , 
in 
questo caso, davvero sorprendente. 
            