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« L’ ESCALATION TERRORISTA ERA STATA PROGRAMMATA DA TEMPO» « Presto il R aí ss verrà sostituito» L’ ex capo del Mossad Uzi Arad: se l’ Europa smette di appo ggiarlo

sabato 19 gennaio 2002 La Stampa 0 commenti
IL professor Uzi Arad, oggi direttore dell'Istituto di politica e strategia della Lauder School of Government, Policy and Diplomacy presso l'Istituto interdisciplinare di studi sul terrorismo di Hertzlya, il più qualificato di Israele, è stato nel passato uno dei più alti dirigenti del Mossad e consigliere del Primo Ministro. Oggi la sua opinione è certamente fra le più ascoltate in Israele. Professor Arad, l'attentato di Hadera rappresenta un cambiamento strategico? Ovvero, può essere visto come una svolta? « E' un attentato con tratti di continuità e anche elementi di differenziazione: è un altro orribile attacco a famiglie innocenti in una lunghissima lista che marca l'escalation di questi quindici mesi di Intifada: qui l'uso del terrore come arma privilegiata resta la scelta di fondo. Ma è diverso perché è il quarto attentato in pochi giorni che è stato rivendicato non da Hamas o dalla Jihad, ma da una parte del Fatah, ovvero che mostra la relazione simbiotica fra la leadership palestinese e l'uso del terrorismo» Forse tuttavia a colpire sono i tanzim (le organizzazioni armate del Fatah di Arafat) perché vogliono vendicare il loro Ra'ed Carmi, ucciso a Tulkarem nei giorni scorsi. E inoltre, Arafat aveva mantenuto alcune settimane di tregua. A che scopo, se aveva intenzione di tornare al terrore? « L'attentato di Hadera sembra essere stato preparato a lungo, con cura, da prima della morte di Carmi. Inoltre c'è differenza fra una scelta strategica di cessate il fuoco, e un periodo di tregua indotto dalle pressioni internazionali. Esso non cambia la decisione generale compiuta a Camp David quando Arafat ha rifiutato le larghissime offerte territoriali di Israele. Anche nelle settimane di tregua, dopo le pressioni americane, i palestinesi sperimentavano un nuovo tipo di katiusha a maggiore gittata e arrivava la nave carica d'armi. L'escalation era in programma» . Ma con quale ragionevole scopo Arafat potrebbe aver deciso di lanciare una nuova fase di scontri violentissimi? Dopotutto, la sua popolazione ne soffre terribilmente. « Arafat si è convinto dopo vantaggiose trattative che poteva ottenere di più , sempre di più , e la piazza spingeva decisamente verso il sempiterno rifiuto della presenza stessa di Israele nell'area» Tutto il mondo critica Sharon per la sua politica di rifiuto di sedere al tavolo con Arafat, per l'uso dei tank nelle zone di giurisdizione palestinese: sembra scegliere un'escalation senza sbocchi. « Sharon, e con lui anche Shimon Peres, usa un'ovvia e semplice politica di risposta: che altro deve fare? Si limita a reagire difendendo i suoi cittadini. Il vero grande problema, qui, è la tragedia indotta nella Storia del popolo palestinese da una leadership estremista, che supporta il terrorismo, che è incapace di far politica. Succede ai palestinesi quello che è accaduto all'Iraq, all'Iran, alla Libia» . Da ciò che lei dice, ogni prospettiva di pace è cancellata. Vi manca l'interlocutore. « Al contrario: individuare nella attuale leadership il problema, significa pensare con molta speranza a un futuro in cui palestinesi moderati, democratici, dicano "basta" all'arma barbarica del terrorismo, e trattino sul serio» . E dov'è questa nuova leadership? La vedremo presto? E fino ad allora, potreste rioccupare le zona A? « No, non rioccuperemo, ma seguiteremo a muoverci per difendere la nostra gente. La nuova leadership, sì , secondo me sorgerà presto. Ma tanto più velocemente potrà emergere quanto più il parlamento e le Ong europee invece di correre in aiuto di Arafat, che non vuol fare la pace, aiuteranno le forze democratiche a alzare la testa» .

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