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L'Eliseo e quell'azzardo per un'intesa sul nucleare

lunedì 26 agosto 2019 Il Giornale 0 commenti


Il Giornale, 26 agosto 2019

Non è andato benissimo a Macron il colpo di scena preparato per il G7 di Biarritz, anche se suggerisce un qualche accordo USA-Europa sulla questione iraniana: quel gran sorriso soddisfatto del visitatore a sorpresa Javad Zarif, ministro degli esteri iraniano,cui il presidente francese aveva promesso una mediazione con Trump (che non ha incontrato) e il resto dei grandi per tornare a un accordo che alleggerisca le sanzioni, non era adatto alla giornata particolarmente turbata da gesta iraniane contrastate sul campo dalla determinazione israeliana. Zarif è arrivato contento a Biarritz, secondo il consueto schema iraniano per cui la diplomazia è uno spettacolo per il pubblico internazionale, la sua politica che sta sconvolgendo il mondo e ridisegnando il Medio Oriente, un'altra storia. Zarif, con la mano tesa nella speranza che nonostante la cancellazione del trattato con Obama l'Europa riesca a convincere anche l'America a nuovi patti ha calcato il proscenio del G7; ma proprio nelle stesse ore i piani terroristici, che restano una strada maestra insieme alla promessa di distruggere Israele, invadevano le cronache internazionali.

Macron aveva già parlato con Zarif prima del summit,proponendosi di nuovo nella veste di mallevadore e di interprete degliinteressi europei. Durante la cena con Trump di sabato deve avergli suggeritoun qualche accordo, con cui pensa di confermare la sua ambita leadershipeuropea. Trump ha detto solo "non comment": sta a vedere se si puòdisegnare una resa. E' chiaro che fida sulla crescente necessità dell'Iran,ridotta allo stremo, di venire a miti consigli sul nucleare, i missilibalistici, forse anche sui diritti umani. Ma il rischio con l'Iran, (e ormaiforse anche  Obama, expost, ne saqualcosa) è sempre troppo grande per poterlo gestire. Macron si può scottare.

Così' la scena che si è aperta sulla stessa giornata di ieriin Medio Oriente, mentre Zarif sorrideva, è quella della prevenzione, con unattacco sabato notte, rivendicata da Israele, di un grande attentatoterrorista. A essere colpiti, in villaggi siriani vicino all'aeroporto, droniesplosivi e militari coinvolti nel loro lancio: già giovedì notte l'aeroportodi Damasco aveva, nel silenzio, visto arrivare uomini della GuardiaRivoluzionaria spediti dal generale Qasem Soleimani, e grosse parti di droni capaci di portare, secondo gliesperti, ingenti quantità di esplosivo destinati al nord di Israele. Ladecisione di Soleimani, capo della Guardia Rivoluzionaria: fronteggiaredirettamente Israele, contestando così la decisione, ieri ribadita daNetanyahu, di impedire il suo insediamento bellico con quello degli Hezbollahsu territorio siriano. Soleimani deve essere rimasto stupito e imbarazzatodalla inconsueta rivendicazione dell'IDF, e anche messo in difficoltà dallaperdita, sembra, di cinque combattenti sul terreno, due iraniani, duehezbollah, uno sconosciuto. Infatti l'Iran ha negato il danno. Nel frattempoproprio gli Hezbollah subivano uno strano evento a Dahia, il loro quartiere aBeirut. Due piccoli droni hanno colpito il centro delle comunicazionidell'organizzazione terrorista. Nasrallah ieri ha dato uno sei suoi lunghissimidiscorsi di accusa a Israele, che però nega di aver partecipato all'evento.Altro evento misterioso, un attacco aereo pomeridiano su un convoglio dellemilizie sciite sul bordo dell'Iraq. In una parola, lo stendardo dipacificazione che Macron vorrebbe innalzare sulla questione iraniana, risultamolto difficile rispetto alle reali intenzioni del Paese degli Ayatollah: glieuropei farebbero meglio ad ascoltare le sue promesse di dominio piuttosto chequelle di appeasement.   

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