L’ ASSASSINIO DI PEARL, UN RITORNO DI ANTISEMITISMO LA COLPA DI ESSERE EBREO
mercoledì 27 febbraio 2002 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
UN minuto prima che gli tagliassero la gola, il giornalista Daniel
Pearl
evidentemente in stato di costrizione, ha dichiarato alle telecamere
dei
suoi aguzzini pakistani: « Sono ebreo, i miei genitori sono ebrei» .
Non di
essere americano, altro grande crimine, ha dovuto dichiarare, ma di
essere
ebreo, una grande colpa con molti secoli di tradizione. Svariati, fra
noi
giornalisti sono ebrei, in Medioriente: a volte, seduta su qualche
tappeto
in una moschea, senza scarpe, di fronte a un rappresentante di hamas,
per
esempio, mi sono domandata quali meccanismi anche solo psicologici e
nei
casi più estremi pratici si sarebbe mossi se mi avessero chiesto di
che
religione sono. È successo varie volte che l'identità , il nome,
facesse una
differenza, per me e per tanti colleghi che tuttavia svolgono il loro
lavoro
tranquillamente, come me del resto. Pearl era stato accusato dalle E
mail
dei suoi rapitori oltre che di essere americano anche di essere « una
spia
del Mossad» . Il suo infelice padre ha pregato il giornalista
israeliano che
l'ha intervistato negli USA di lasciar perdere il fatto che la
famiglia
(scienziati nati in Israele, Pearl aveva solo passaporto americano)
avesse a
che fare con Israele perché altrimenti « neppure il suo corpo verrà
mai
ritrovato» .
Durante tutto il periodo del rapimento si è tenuto un bassissimo
profilo
sulla religione di Daniel. Lo sfondo su cui Pearl è stato costretto a
fornire ai suoi assassini una buona ragione per ucciderlo dicendo
« sono
ebreo» , è un fenmomeno nuovo e che è urgente denunciare a piena voce
e
bloccare: si tratta di odio antisemita incontrollato che percorre le
scuole,
i giornali, le televisioni nel mondo islamico. Gli ebrei sono
disegnati con
stereotipi negativi antichi e moderni, i giornali egiziani pubblicano
La
congiura dei Savi di Sion a puntate e la tv ne fa un serial, gli
ebrei sono
diventati a tutte le latitudini del Medio Oriente vignette nasute con
i
sacchi di dollari nelle grinfie insanguinate, bocche da cui cola
sangue
palestinese, colonialisti-imperialisti assetati di sangue arabo,
degli
esseri immondi il cui diritto di far parte delle nazioni della terra
è in
discussioni. Su questo sfondo il giornalista Daniel Pearl è stato
assassinato: un americano, un ebreo, si meritava di tutto.
Se ad Auschwitz, prima di entrare in una camera a gas, un nazista
avesse
filmato un ebreo in piena sofferenza fisica e morale com'era Pearl, e
gli
avesse fatto dire « io sono ebreo e i miei genitori sono ebrei» prima
di
mandarlo a morire, ora questo video verrebbe mostrato nelle scuole
per
spiegare cos'è il razzismo, per spiegare l'orrore dell'antisemitismo.
Gli è
dovuto oggi, che la comunità giornalistica mondiale denunci
pubblicamente
l'antisemitismo delle organizzazioni estremiste islamiche e della
vasta
opinione pubblica da loro controllata o influenzata, e che tutti i
giornalisti possano continuare a fare il loro lavoro in santa pace.