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L'aiuto di Israele è segno di pace. Col gran rifiuto degli Hezbollah

venerdì 7 agosto 2020 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 07 agosto 2020

Beirut soffre oltre il sopportabile, ed è logico che il suo vicino più prossimo, Israele, offra aiuto al Libano: ci sono bambini e donne fra le persone uccise nell'esplosione del porto, genitori, figli, nonni scomparsi, case distrutte per sempre. Migliaia di feriti hanno bisogno di essere trattati da medici e infermieri che abbiano a disposizione le strutture più moderne, le medicine più aggiornate, fuori dall'assembramento dei 5000 feriti che assediano gli ospedali di Beirut. Ed è suonato subito molto sensato che il sindaco di Tel Aviv Ron Huldai abbia illuminato la facciata del Comune con i colori della bandiera libanese e abbia detto: "I nostri cuori sono col popolo libanese che soffre per il terribile disastro che lo ha colpito". Generoso? No, solo umano e anche logico: come anche che lo Stato Ebraico abbia offerto i suoi ospedali e i suoi medici e infermieri, poiché Israele ha una tradizione di aiuto organizzato che salva anche i più disperati della terra, li estrae dai terremoti e dai bombardamenti, li porta per operazioni magistrali nei suoi ospedali.

Così ha fatto con i feriti della guerra siriana: abbiamo visto volti interi ricostruiti dal bisturi, persone recuperate nottetempo di là dal confine che poi per mesi negli ospedali israeliani, hanno avuto la faccia e il corpo ricostruiti prima di tornare a casa. Ma il Libano ha rifiutato l'invito di Israele, da Paese in guerra che in guerra non è più da tempo: gli Hezbollah lo sono. La logica non è la sua, non quella di un Paese pluralistico in cui tante religioni dovrebbero convivere,   ma  ai loro occhi farsi aiutare dai sionisti, è più di un peccato mortale. Per gli sciiti Hezbollah, il "partito di Dio", che dominano il parlamento e il governo con la forza ormai dal 1982, che hanno impedito una pace che finalmente raggiunta e riconosciuta dall'ONU 20 anni fa.

Essa doveva disegnare il profilo geografico naturale di due Paesi lungo la bella spiaggia mediterranea, divisi dalle stesse montagne. Ma il disegno di Nasrallah è guidare la conquista islamica del Medio Oriente insieme alle forze iraniane e armato dei 350mila missili forniti dagli ayatollah Si deve conservare l'odio anti-israeliano, ed è più importante della sofferenza della popolazione. Impossibile che la gente del Libano possa guardare a Israele con interesse o amicizia. E per gli hezbollah la strategia è più importante della sua gente: lo si è visto da come non ha esitato a nascondere armi, missili, esplosivi nelle case e nelle moschee durante le guerre con Israele, infischiandosene che così diventassero un possibile obiettivo.

La gente di Beirut, che somiglia a quella di Tel Aviv di certo non rifiuterebbe l'aiuto di Israele se potesse. Le recenti cronache parlano di consapevolezza del disastro economico e sociale che gli hezbollah hanno portato, di manifestazioni coraggiose. Comunque sia andata quel cumulo immenso di rovine e di sofferenza causato dall'esplosione è l'ultimo simbolo di un cinismo impossibile.

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Fulvio Camellini , Reggio Emilia Italia
 sabato 8 agosto 2020  16:52:01

L'antisemitismo, comunque travestito ( antisionismo, antimperialismo, pacifismo unilaterale, ecc ) così presente non solo in Medio Oriente ma anche purtroppo, in Europa,dovrebbe rispondere a una sola semplice domanda : quando mai i Palestinesi e i loro supporter hanno fatto una proposta di pace che non contempli l'annientamento di Israele?



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