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Istanbul, attentato kamikaze: 5 morti

domenica 20 marzo 2016 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 20 marzo 2016

Niente è più vasto, più indiscriminato e quindi ignaro dei rapporti internazionali e delle norme diplomatiche del terrorismo: colpisce tutto e tutti, tanto da colpire ieri a Istanbul, la maggiore città turca, un gruppo di israeliani insieme a un iraniano. Quanti antagonismi affogati nel sangue. Fra gli israeliani ci sono due morti, un ferito gravissimo e almeno altri 10 feriti; uno degli uccisi è iraniano, un altro è certamente il terrorista che si è fatto esplodere; i feriti gravi, almeno 7, sono ricoverati in diversi ospedali e ci sono anche alcuni dispersi. Un cittadino del Dubai, un islandese… Dipingono il tragico patchwork della unificazione del mondo sotto l'egida del terrore; i feriti sono complessivamente 39 di cui più di venti stranieri. L'attentato suicida è stato compiuto nella mattina di ieri, verso le 10.

Il kamikaze che si è fatto esplodere all'angolo fra una stradina pedonale, Balo Sokal e Istikal, la strada obbligatoria per lo shopping dei turisti. La detonazione sembra essere avvenuta prima del tempo previsto, gli ordigni addosso al terrorista erano molto potenti e pare che solo la fortuna abbia fatto sì che l'uomo non abbia raggiunto la centrale di polizia facendo un numero di vittime molto maggiore. La tensione in Turchia è alle stelle, solo una settimana fa ad Ankara un altro attentato ha fatto 37 morti. Ma mentre là gli attentatori erano del PKK qui si parla di Isis. In Israele l'impressione è enorme. Un aereo ha immediatamente preso il volo per riportare i feriti a casa e anche le famiglie dei feriti sono state trasportate a prendere i loro congiunti. Sei israeliani nelle ore della serata non erano ancora stati ritrovati.

Due gruppi fra cui molti arabi israeliani, compivano una giro gastronomico, e i turisti erano forse sollevati dai recenti rinnovati colloqui fra Israele e la Turchia, dopo che negli anni passati i furiosi attacchi a Israele di Erdogan avevano portato i rapporti al punto più basso della storia dei due Paesi. L'ultima eco dell'odio inconsulto che in Turchia si è sollevato in questi anni è stato il tweet di Iram Atkas, una politica del partito di Erdogan (AKP), che ha scritto: "Magari gli israeliani feriti fossero tutti morti". Il suo messaggio è stato cancellato e la responsabile espulsa dal partito. Secondo la ricostruzione della polizia, il kamikaze identificato è Savas Yildiz, 33 anni, originario di Adana nel sud del Paese.

I sospetti considerano due possibilità: quella che a colpire siano stati i curdi del PKK e la seconda, più forte, che invece si tratti dell'Isis. Yildiz sarebbe uno di quei terroristi generati dal traffico di uomini e di armi in mezzo a cui si trova la Turchia dati i suoi confini con il mondo stravolto e insanguinato dell'Isis. La sensazione è che, nonostante gli sforzi che portano la Turchia a disegnarsi in questi giorni di accordi con l'Europa come parte del mondo che propende verso l'Occidente, i geni malefici delle guerre settarie del mondo arabo dilaghino sulle sicurezze di Erdogan. Due attentati nel centro di Istanbul e tre ad Ankara nei passati cinque mesi hanno mandato alla Turchia il messaggio che non vi è nessuna sua aerea tranquilla

L'attacco di Istikal viene solo a due mesi da quello dell'area turistica di Sultanahmet. Vi morirono dodici turisti tedeschi. Di nuovo l'attacco di oggi colpisce la Turchia nel turismo di massa. Il consenso che ha sempre riportato Erdogan al potere è certo stato accresciuto dal suo porsi come leader del nazionalismo turco, disinvolto di fronte alla violazione continua di diritti umani, capace di volgere a suo favore nell'opinione pubblica il legame con la Fratellanza Musulmana quanto il rapporto con l'Unione Europea, e persino lo scontro-incontro con l'estremismo islamico che ha reso la Turchia autostrada dell'Isis verso la Siria, come lo scontro sanguinoso con i curdi punteggiato tuttavia da tentativi di accordo. Ma il terrorismo non rispetta la scaltrezza politica. Vuole creare caos, ed è molto difficile immaginare che possa essere facilmente domato.



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