ISRAELIANI E PALESTINESI INSIEME AD AUSCHWITZ A LEZIONE DI SHOAH
martedì 4 febbraio 2003 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
NON si potrebbe immaginare un modo migliore, più sensato e utile, di
celebrare la memoria della Shoah: una settantina di intellettuali
arabi
israeliani per lo più di Nazareth e dintorni, di cui metà musulmani e
metà
palestinesi, hanno annunciato una visita in maggio ad Auschwitz « per
cercare
di capire la sofferenza degli ebrei e di come essa influisce sulla
vita
quotidiana anche oggi» . Il gruppo include membri rappresentativi
della
comunità , in un momento molto difficile per i rapporti fra Israele e
i suoi
cittadini arabi, peggiorati dall'inizio dell'Intifada: basta pensare
ai
dodici morti che fece la polizia israeliana durante gravissimi
scontri, ma
anche ai reclutamenti da parte di Al Qaeda tramite Nabil Okal; alle
affiliazioni a Hamas, all'aiuto dato ad alcuni terroristi suicidi da
cittadini delle cittadine arabe; alla controversa ammissione alle
liste
elettorali dei candidati arabi Ahmad Tibi (consigliere di Arafat) e
di Azmi
Bishara; all'incitamento delle organizzazioni islamiste arabe
israeliane
(proprio l'altro ieri) a difendere Saddam Hussein cominciando con
l'attaccare le ambasciate americane. Ma soprattutto, per capire
quanto è
coraggioso il gruppo di Nazareth, basta ricordare la incessante,
imperversante tempesta di negazione della Shoah che corre come un
fiume in
piena per tutto il mondo arabo, dove tutti pensano e scrivono sulle
prime
pagine, e spiegano a scuola, e dicono in tv che gli ebrei si sono
inventati
tutto per costringere il mondo a sostenere Israele.
Dice uno degli organizzatori del viaggio, padre Emil Shufani, un
prete e un
educatore di Nazareth: « Ran Melamed, un insegnante della scuola
superiore di
Lejada di Gerusalemme con cui eravamo in continuo contatto dopo
l'inizio
dell'Intifada, col terrorismo, mi disse che per la prima volta della
sua
vita si sentiva minacciato come ebreo, e non solo nel contesto del
conflitto
nazionale; capii allora che l'Olocausto era una parte molto attuale
del
mondo ebraico, e decisi di organizzare il viaggio» . Il gruppo è quasi
per
intero costituito da intellettuali noti, e anche da donne: ci sono lo
scrittore Mohammed Ali Taher, il giudice Ahmad Masalha, gli uomini di
affari
Ali Kadmani e Ahmed Afifi. Il giornalista e scrittore Nazir Majali,
cinquant'anni, spiega che si spera di cercare di influenzare quanto
più
possibile gli opinion maker del mondo arabo: « C'è una barriera fra di
noi
che è di fatto un enorme ostacolo alla pace. La negazione della Shoah
è un
pregiudizio che impedisce ogni comprensione. Non verranno con noi gli
intellettuali palestinesi del West Bank, ma come me molti
intellettuali in
partenza compaiono sui giornali e alle tv palestinese, saudita,
giordana,
sui media arabi in generale. Parleremo, racconteremo» .