Fiamma Nirenstein Blog

Israele: un paese normale

venerdì 9 luglio 2010 Attivita parlamentari 3 commenti

Cari amici,
quello che segue è un articolo pubblicato ieri sul Wall Street Journal, che presenta la dichiarazione di intenti di un gruppo da poco costituitosi, "The Friends of Israel Initiative", nato su iniziativa dell'ex premier spagnolo Josè Maria Aznar e di cui sono tra i fondatori, insieme a David Trimble, John Bolton, Alejandro Toledo, Marcello Pera, Andrew Roberts, George Weigel, Robert F. Agostinelli e Carlos Bustelo.
La dichiarazione è molto bella, semplice ed efficace. La potete leggere per intero e sottoscriverla a questo link: http://www.friendsofisraelinitiative.org/
Attendo i vostri commenti.
Fiamma


Israele: un paese normale

The Wall Street Journal, 8 luglio 2010

Traduzione di Alma Pantaleo per L'Occidentale

Israele è una democrazia occidentale e un Paese normale. Ciononostante, sin dalla sua nascita Israele ha fronteggiato condizioni anormali. Infatti è l’unica democrazia occidentale la cui esistenza sia stata messa in discussione con la forza, e la cui legittimità venga tutt’ora messa in dubbio indipendentemente dalle sue azioni. La recente crisi legata alla questione della “Flottilla” nel Mediterraneo ha fornito ancora un’altra occasione per i detrattori di Israele di rinnovare la loro frenetica campagna. La situazione era la stessa anche prima che venissero alla luce i fatti del tragico incidente. Si è stati ciechi di fronte alle ragioni per le quali Israele ha dovuto rispondere alla chiara provocazione della Flottilla di Gaza.

Poiché noi crediamo che Israele sia soggetto a un trattamento ingiusto e siamo convinti che difendere questo stato significa difendere i valori che costituiscono e sostengono la nostra civiltà occidentale, abbiamo deciso di lanciare l’iniziativa “Gli amici di Israele”. Il nostro obiettivo è riportare alla ragione e alla decenza la discussione intorno a Israele. Siamo un gruppo eclettico, proveniente da Paesi diversi e che hanno differenti opinioni su tutta una serie di tematiche. Inutile dire che non parliamo a nome dello stato di Israele e non difendiamo ogni linea d’azione che esso decide si seguire. Siamo uniti, tuttavia, dalle seguenti convinzioni, principi e scopi: in primo luogo Israele è una normale democrazia occidentale, e dovrebbe essere trattata come tale. Il suo sistema parlamentare, le sue tradizioni legislative, il suo sistema d’istruzione, i suoi strumenti di ricerca scientifica e le sue conquiste culturali sono tanto fondamentali per se stesso quanto per qualsiasi altra società occidentale. Infatti, in alcune di queste aree, Israele è considerato un leader a livello mondiale.

In secondo luogo, i tentativi di mettere in dubbio la basilare legittimità di Israele quale stato ebraico in Medio Oriente sono inaccettabili per chi crede nei valori liberali e democratici. Lo stato di Israele è stato fondato sulla scia della Risoluzione 181 delle Nazioni Unite, approvata nel 1947. Ed è anche sorto da una connessione, mai spezzata, fra gli Ebrei e la terra, che si porta dietro migliaia di anni. Israele non deve la sua legittimità, come sostengono alcuni, alla compassione scaturita dall’Olocausto. Essa gli deriva, piuttosto, dalle leggi internazionali e dallo stesso diritto all’autodeterminazione rivendicato da tutte le nazioni.

In terzo luogo, in quanto membro completamente legittimato della comunità internazionale, il diritto fondamentale di Israele all’auto-difesa non dovrebbe essere messo in discussione. Né dovrebbe essere dimenticato che Israele fronteggia eccezionali minacce alla sua sicurezza – da parte di gruppi terroristici come Hezbollah ed Hamas e da un Iran alla ricerca di armi nucleari. Le condanne di Israele da parte dell’Onu, venute fuori dal Rapporto Goldstone dello scorso anno sulla recente guerra a Gaza, per esempio, ignorano le sfide alla sicurezza affrontate da Israele. Tutte le democrazie dovrebbero opporsi a queste campagne, che alla fine minano la legittimità non solo di Israele ma delle Nazioni Unite stesse. In quarto luogo, non dobbiamo dimenticare che Israele è dalla nostra parte nella lotta contro l’Islamismo e il terrorismo. È in prima linea in questa lotta in quanto baluardo dei valori giudaico-cristiani. La convinzione secondo cui il mondo democratico può sacrificare Israele per placare l’Islamismo è profondamente sbagliata e pericolosa. Il tentativo di pacificazione fallì nel 1930 e fallirebbe oggi.

In quinto luogo, gli sforzi fatti in buona fede da chi vuol promuovere la pace tra Israele e i Palestinesi devono essere sempre supportati. Ma gli estranei dovrebbero guardarsi dai tentativi di imporre le loro soluzioni. Israeliani e Palestinesi dovrebbero sapere loro stessi come costruire una pace attuabile. Noi possiamo aiutarli, ma non possiamo forzarli. In sesto luogo, dobbiamo essere sensibili ai pericoli che la campagna contro Israele pone dal punto i vista del risveglio dell’anti-semitismo. L’ostilità verso gli Ebrei è stata per secoli una macchia per l’onore dell’Occidente. È una questione di basilare rispetto per se stessi quella di affrontarla attivamente e di opporsi a nuove manifestazioni di un vecchio e odioso problema.

L’iniziativa “Gli amici di Israele” è nata con l’obiettivo di incoraggiare uomini e donne di buona volontà a rivalutare i loro atteggiamenti nei confronti dello stato ebraico, e di trasferirli nelle migliori tradizioni occidentali anziché nelle peggiori. Li esortiamo a riconoscere che è nel nostro maggiore interesse che la relazione tra Israele e altre democrazie liberali, sempre più logorata, venga messa in salvo e rinvigorita prima che sia troppo tardi per tutti.

Per aderire al manifesto, clicca su questo link: www.friendsofisraelinitiative.org

Aznar è un ex primo ministro spagnolo. Trimble è un ex primo ministro dell’Irlanda del Nord. Bolton è un ex ambasciatore americano delle Nazioni Unite. Toledo è un ex presidente del Perù. Pera è un ex presidente del Senato italiano. Roberts è uno storico britannico. Nirenstein è vice-presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati italiana. Weigel è un vecchio socio dell’ Ethics and Public Policy Center. Agostinelli è managing director di Rhône Group. Bustelo è ex ministro dell’Industria in Spagna.



Israel: A Normal Country

Hostility to the Jews has been a stain on the Western world's honor for centuries

The Wall Street Journal, July 8th 2010


The following statement has been signed by Jose Maria Aznar, David Trimble, John R. Bolton, Alejandro Toledo, Marcello Pera, Andrew Roberts, Fiamma Nirenstein, George Weigel, Robert F. Agostinelli and Carlos Bustelo:

Israel is a Western democracy and a normal country. Nonetheless, Israel has faced abnormal circumstances since its inception. In fact, Israel is the only Western democracy whose existence has been questioned by force, and whose legitimacy is still being questioned independently of its actions.

The recent flotilla crisis in the Mediterranean provided yet another occasion for Israel's detractors to renew their frenzied campaign. It was so even before the facts of that tragic incident had come to light. Eyes were blind to the reasons why Israel had to respond to the Gaza flotilla's clear provocation.

Because we believe Israel is subjected to unfair treatment, and are convinced that defending Israel means defending the values that made and sustain our Western civilization, we have decided to launch the Friends of Israel Initiative. Our goal is to bring reason and decency back to the discussion about Israel. We are an eclectic group, coming from different countries and holding different opinions on a range of issues. It goes without saying that we do not speak for the State of Israel and we do not defend every course of action that it decides upon. We are united, however, by the following beliefs, principles and aims:

First, Israel is a normal, Western democracy and should be treated as such. Its parliamentary system, legal traditions, education and scientific research facilities, and cultural achievements are as fundamental to it as to any other Western society. Indeed, in some of these areas, Israel is a world leader.

Second, attempts to question Israel's basic legitimacy as a Jewish state in the Middle East are unacceptable to people who support liberal democratic values. The State of Israel was founded in the wake of United Nations Resolution 181, passed in 1947. It also arose out of an unbroken Jewish connection to the land that stretches back thousands of years. Israel does not derive its legitimacy, as some claim, from sympathy over the Holocaust. Instead, it derives legitimacy from international law and from the same right to self-determination claimed by all nations.

Third, as a fully legitimate member of the international community, Israel's basic right to self-defense should not be questioned. Nor should it be forgotten that Israel faces unique security threats—from terror groups such as Hezbollah and Hamas, and from an Iran seeking nuclear weapons.

United Nations condemnations of Israel arising from last year's Goldstone Report on the recent war in Gaza, for example, ignore the security challenges that Israel faces. All democracies should oppose such campaigns, which ultimately undermine the legitimacy not merely of Israel but of the U.N. itself.

Fourth, we must never forget that Israel is on our side in the battle against Islamism and terror. Israel stands on the front line of that fight as a bulwark of Judeo-Christian values. The belief that the democratic world can sacrifice Israel in order to placate Islamism is profoundly wrong and dangerous. Appeasement failed in the 1930s and it will fail today.

Fifth, attempts by people of good faith to facilitate peace between Israel and the Palestinians are always to be supported. But outsiders should beware of attempting to impose their own solutions. Israelis and Palestinians should know how to build a viable peace on their own. We can help them, but we cannot force them.

Sixth, we must be alive to the dangers that the campaign against Israel poses in reawakening anti-Semitism. Hostility to the Jews has been a stain on the Western world's honor for centuries. It is a matter of basic self-respect that we actively confront and oppose new manifestations of an old and ugly problem.

The Friends of Israel Initiative has come together to encourage men and women of goodwill to reconsider their attitudes toward the Jewish state, and to relocate those attitudes inside the best of Western traditions rather than the worst. We urge them to recognize that it is in our own best interests that an increasingly jaded relationship between Israel and many of the world's other liberal democracies is rescued and reinvigorated before it is too late for us all.

www.friendsofisraelinitiative.org

Mr. Aznar is a former prime minister of Spain. Mr. Trimble is a former first minister of Northern Ireland. Mr. Bolton is a former U.S. ambassador to the U.N. Mr. Toledo is a former president of Peru. Mr. Pera is a former president of the Italian Senate. Mr. Roberts is a British historian. Ms. Nirenstein is vice-president of the Committee on Foreign Affairs in the Italian Chamber of Deputies. Mr. Weigel is a senior fellow at the Ethics and Public Policy Center. Mr. Agostinelli is managing director of the Rhône Group. Mr. Bustelo is a former minister of industry in Spain. 

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Eugenio , Sassari/Sardegna/Italia
 venerdì 23 luglio 2010  18:29:22

Sono filoisraeliano. Qualunque cosa quest'affermazione significhi. Ma non mi piacciono le cose "normali", le persone "normali", le situazioni "normali" e i Paesi "normali". Ovviamente so bene a cosa ci riferisce quando si usa questo concetto x Paesi come l'Italia o Israele. Ma cos'è questa normalità alla quale sembra ci si debba tutti conformare? Non Le/Vi sembra una emerita scempiaggine? Una falsa e ipocrita, e mentecatta, mentalità da politici e/o storici incapaci e privi di saggezza umana? Tra gli storici, lo dico di passata, che parlano aspramente di "Paesi normali" e "non ancora normali", si annovera Ernst Nolte; quello che io chiamo "il più pericoloso revisionista del nazismo" (se non ci credete: leggete BENE i suoi testi; e ascoltate BENE le sue interviste). Tornando alla "normalità", questo mostro semantico di questi ultimi tempi, è uno status irrealizzabile; ogni persona/Paese/o altro è costituito non solo da caratteristiche sue proprie che determinano anche il rapporto con gli altri, ma l'evoluzione stessa del rapporto di queste caratteristiche determina evoluzioni e cambiamenti che si situano nell'orbita dell'imponderabilità. In un quadro siffatto, la normalità, anche intesa nel senso di un Paese senza nemici, è un'autentica e stucchevole cretinata; foriera di mentalità collettive fallimentari. Meglio è non "accettare" la realtà con vago senso di rassegnazione, ma al contrario, immergersi in essa x capirla a fondo e indirizzarla muovendo dalle sue radici: negare la realtà, semplicemente contrastandola a suon di vuoti moti ideologizzanti, è il modo migliore x fallire e non concludere nulla. Es. Una corretta interpretazione dell'attacco della marina israeliana alla nave turca diretta a Gaza, è il modo migliore x iniziare un rapporto dialogico con Israele e la sua "anima"; condannare significa fallire.



Sergio Olper , Carimate
 lunedì 12 luglio 2010  13:36:36

Cara Fiamma, inutile dire quanto aprezzi l'iniziativa. Come apprezzi il tuo lavoro e la tua voce intelligente e libera in difesa di Israele che è difesa della libertà e della democrazia. Con stima e affetto



Ilaria Arri , Rivoli (To), Italy
 sabato 10 luglio 2010  18:30:09

Cara Fiamma, quante ragioni, si vede che sei una grande intellettuale..Sei molto ragionevole, e io sottoscrivo con piacere alla tua iniziativa.Un bacione, e grazie tante, per i tuoi interessi..Ps: oggi é il mio compleanno, e sarebbe molto bello poter far parte di un gruppo come il tuo..Un bacione e un abbraccio, ciaoo!!



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