Israele, sogno e bisogno. Boom di ebrei italiani emigrati in Terra Santa
sabato 6 dicembre 2014 Il Giornale 5 commenti
Il Giornale, 06 dicembre 2014È una pulsione, una necessità, scavalca ogni stereotipo italiano, la mamma, il cibo e il campanile che ci piacciono tanto: i giovani ebrei della comunità italiana più che mai nel passato, prendono un volo El-Al per Tel Aviv, salgono al primo piano dell'aereoporto, ufficio accoglienza, con le carte che provano la loro origine di provenienza e fanno l' aliah. Richiedono cioè sul posto la cittadinanaza israeliana che secondo la legge del ritorno per cui ogni ebreo deve avere ormai una patria sicura, hanno diritto a ricevere. Il 2014 registrerà il numero più alto di ebrei immigrati in Israele dall'Italia negli ultimi 40 anni: fino allo scorso ottobre si sono avuti 300 nuovi immigrati, un numero notevole se si pensa che rappresenta circa l'uno per cento della minuscola comunità che vive in Italia.
È la comunità più antica del mondo dopo quella di Israele, ha abitato le rive del Tevere da prima ancora di quel 70 d.C. quando, per somma disgrazia, i romani distrussero il grande Tempio situato dove oggi sorgono le Moschee a Gerusalemme. L'arco di Tito a Roma fotografa nel marmo gli schiavi deportati con la menorah , il candeliere ebraico, sulle spalle mentre sfilano in onore dell'imperatore. Nei millenni gli ebrei sono rimasti orgogliosi e romani, anche se poi furono rinchiusi nel ghetto fino al 1860 e il Papa una volta l'anno ne faceva rotolare qualcuno nella pece e le piume, e lo prendeva ritualmente a calci. C'è chi dice che siano gli unici veri antichi romani rimasti. Ed ecco che se ne vanno, soprattutto dalla capitale.
Un'altra ondata migratoria, dice il famoso demografo professor Sergio della Pergola, dopo quella degli anni immediatamente successivi alla Guerra dei Sei Giorni, quando l'entusiasmo per la vittoria e il rinnovato spirito pionieristico spinsero il sionismo alle stelle: così nel 1970 si ebbero 339 immigrati e 309 nel '71. Della Pergola cita anche un altro dato significativo: l'80 per cento dei giovani ebrei italiani ha compilato il test di ammissione (che esiste anche in italiano) per le università israeliane. L'attuale tasso di natalità degli ebrei italiani produce circa 200 diciottenni l'anno, e quest'anno sono stati circa 180 quelli che hanno riempito i formulari. Un'intera generazione. Micol Campagnano, 26 anni, è un esempio molto completo delle ragioni per cui un ragazzo lascia l'Italia e viene a stare in Israele. Lo sfondo della crisi economica è sempre presente: «L'Italia ha un sapore stantio, chiuso, è un Paese privo di prospettiva e quindi anche di emozione e di slancio» ma soprattutto Israele accende l'emozione che è in ogni giovane, la speranza di dare un senso compiuto alla propria vita e così è per Micol: «Da anni volevo tornare a casa».
Israele viene percepita da molti ebrei della diaspora come la frontiera da proteggere, la casa della tradizione ebraica in cui risorge il proprio popolo. Micol come anche Federica Manasse di 23 anni o Daniel, 26 anni, denunciano con grande dispiacere e fastidio il fatto che in Italia si respira un'aria pesantemente critica nei confronti di Israele, che i gruppi filopalestinesi riempiono le università di menzogne e di accuse. Federica ha sofferto molto, specie sullo sfondo di un inaspettato, persino sanguinoso antisiemitismo europeo, le accuse spesso feroci e insensate (Paese di apartheid, israeliani come nazisti...) le manifestazioni di odio durante l'operazione Piombo Fuso a Gaza.
Micol all'Università della Sapienza ha fatto ingegneria ambientale, ora è al Technion per un master, poi si vedrà. Tutti i ragazzi in Israele si procurano lavori avventizi, fanno il cameriere, rispondono in italiano nei call center come Tharyn Sermoneta, di 22 anni, sempre di Roma, che è venuta in Israele col suo ragazzo. Alcuni molto audaci e idealisti vengono da soli, come Leonardo Asseni, e si arruolano nell'esercito: Leonardo che è un radioso idealista ha fatto tutta l'ultima campagna a Gaza nella più famosa e difficile delle compagnie, quella dei Golani.
Le ragioni sono variegate, ma in tutte si scorge uno sfondo libertario avventuroso. David di Tivoli intervistato da Ha'aretz ama la libertà del comportamento dell'abbigliamento del tutto informale. Lui come tanti altri, si è ritrovato sulla cresta di un'ondata familiare, cugini e parenti che precedono o seguono. I più giovani sperano che i genitori li seguano, Federica Manasse pensa che prima o poi i suoi prenderanno la grande decisione. È fortunata perchè già lavora nel suo campo con lo stilista Yaniv Perry. Daniel, che di mestiere si occupa di comunicazione certamente ha qualche problema in più, deve trovare la via di comunicare in una lingua diversa dalla sua. Ma ha compiuto questa scelta come guidato da un istinto di vitalità, anche perchè il continuo abbandono da parte degli amici, le loro partenze, gli davano l'immagine di una comunità impoverita, senza prospettiva. Qui i ragazzi che arrivano si ritrovano spesso a vivere insieme, all'università o in organizzazioni che aiutano i nuovi immigrati, oppure affittano un appartamento insieme. Per un giovane, che cosa può esserci di meglio di un'uscita dal nido in compagnia di chi condivide i tuoi problemi e i tuoi ideali?
Israele attrae per la grande apertura internazionale, per l'affascinante mescolanza di lingue, razze culture. A volte, si affaccia paura, dice Micol: le guerre, gli attentati si impossessano dell'esperienza quotidiana. «Ma tutto è ben diverso rispetto alla fantasia che un italiano può coltivare di Israele. Ogni giorno è una conquista, è troppo vitale e movimentato per soffermarsi sulla paura, sulla cautela. Spesso, anzi, la presenza continua del problema della guerra spinge i giovani a cercare insieme quanta più normalità, musica, compagnia».
Non è facile, dicono gli immigrati, integrarsi, anche se se il sistema ti aiuta con gli ulpan, le scuole di ebraico molto intensivo, e l'entusiasmo della gente. Sono ruvidi spesso gli israeliani, ma hanno anche un senso inusitato della comunità, che ti abbraccia come non accade in Italia: «Ah hai fatto l'aliah, bravo! Molto bravo! Grazie!». E in Italia, quando capita mai che qualcuno ti dica grazie e bravo per una scelta di vita?
domenica 7 dicembre 2014 14:07:52
Cara Fiamma,In relazione alla tua, che parla dell'alià dei giovani dall'Italia, allego quella da me scritta un anno fa ai miei due figli che fecero a suo tempo l'alia.Scusa del disturboShalomMario Lattesגם אתה לא תבא שמ ;'הושע בן נון העמד לפניך הוא יבא שמה אתו חזק כ הוא ינחלה את ישראל (Deut. 1, 38)וצו את יהושע וחזקהו ואאמצהו כי הוא יעבר לפני העמ הזה והוא ינחיל אותמ את הארץ אשר תראה (Deut. 3, 28) ויקרא משה ליהושע ויאמר אליו לעיני כל ישראל חזק ואמץ כי אתה תבוא את העמ הזה אל הארץ אשר נשבע יהוה לאבתם לתת להם ואתה תנחילנה אותמ (Deut. 31, 7)ויצו את יהושע בן נון ויאמר חזק ואמץ כי אתה תביא את בני ישראל אל הארץ אשר נשבעתי להם ואנכי אהיה עמך (Deut. 31,23)(1,6 Gosuè) חזק ואמץ כי אתה תנחיל את העם הזה את הארץ אשר נשבעתי לתת להםרק חזק ואמץ מאד לשמר לעשות ככל התור אשר צוך משה עבדי... (Giosuè 1,7)....חזק ואמץ אל תערץ ואל תחת כי עמך יהוה אלהיך בכל אשר תלך(Gosuè 1,9) Le citazioni non sono poste correttamante e di questo ci scusiamo. Nella prima fase c'è un errore che non sono in grado di correggere: ki u IANHILENA. Per ben sette volte Kadosh Baruh hu lancia un incoraggiamento a Giosuè, che avrà il compito di condurre il popolo nella tera di Israele: HAZAK VEEMAZ. Non stiamo forse vivendo una vicenda analoga a quella di Mosè e di Iehoshua ? Noi non verremo là; "......ma i vostri figli......essi verranno là ed a loro Io darò il paese ed essi lo possederanno........"(Deut. 1, 39). Dunque: HAZAK VEEMAZ
Silvio Riva , MILANO - ITALIA
sabato 6 dicembre 2014 15:22:58
Cara Fiamma, ho sempre pensato che ebrei e cristiani siano il “sale della terra”, parte del Disegno Creatore di Dio, e che perciò siano diffusi e presenti in ogni luogo.----- Spero per questo che il pur positivo afflusso di ebrei in Israele non “svuoti” troppo i Paesi di provenienza, così come spero che i cristiani scacciati dal terrorismo islamico possano tornare nei loro Paesi.----- Naturalmente, per gli ebrei, ha un gran peso l'effetto dell'anti- ebraismo (di matrice PRINCIPALMENTE comunista e nazista, tuttora operante nei Paesi occidentali).----- Stupisce l'adesione acritica alla “vulgata” di quelle ideologie perverse, da parte di tante persone che evidentemente non fanno uso della loro testa (esercizio forse troppo faticoso per loro.....): purtroppo anche “ebrei” e “cristiani” di sinistra, più o meno estrema, o “cristiani” di estrema destra.------ Viene sempre in mente il noto “Museo degli imbecilli”......----- Che dire? Per ora solo shalom agli uomini e donne di buona volontà, di cui c'è tanto bisogno, perchè, alla fine, CASA sia OVUNQUE sulla Terra.
Miriam cattan Kossmann , Bruxelles Belgio
sabato 6 dicembre 2014 13:10:08
come sempre Fiamma é limpida e chiarissima nelle sue analisi , che altro? l'alià é rassicurante e fà paura al tempo ztesso un abbraccio, kol hakavod lach Fiamma
Barbara Girardon Crespi , Milano Italia
sabato 6 dicembre 2014 12:38:00
Se avessi 20 o 30 anni farei esattamente come loro. Lungimiranti e saggiCapiscono che in Israele c'è tutto ciò che qui non esiste più.
Barbara Girardon Crespi , Milano Italia
sabato 6 dicembre 2014 12:36:55
Se avessi 20 o 30 anni farei esattamente come loro. Lungimiranti e saggiCapiscono che in Israele c'è tutto ciò che qui non esiste più.