ISRAELE SI VA AL VOTO ANTICIPATO. PERES, BATTUTO NEL LABOUR, NON DICE CHE FARÀ L’ azzardo di Sharon « Addio ingrato Likud Subito le elezioni» Il vecch io leader lascia il partito e promette « Dopo Gaza, non ci saranno altri sgomber i»
martedì 22 novembre 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
I fuochi d’ artificio per la nascita del nuovo partito di Ariel Sharon ci
hanno pensato gli Hezbollah a organizzarli sul confine del nord, bombardando
tutte le cittadine della zona, mandando con le loro « katiushe» all’ ospedale
una decina di israeliani fra cui uno molto grave. Israele, così , non ha
dormito né a Gerusalemme e a Tel Aviv dove le sedi politiche hanno inagurato
la convulsione che durerà fino alle elezioni, forse il 28 marzo; nè a Kiriat
Shmone o a Metulla dove i vecchi, i bambini, tutti i cittadini, hanno
dormito nei rifugi sotterranei. Sharon ha dato il via a una frenetica danza
di scelte fatali, di pressioni per restare o andare la mattina presto quando
s’ è recato a casa del presidente Katsav per annunciargli le sue decisioni e
pregarlo di indire le elezioni quanto prima.
Da quel momento fino alla sera (al momento della conferenza stampa alle
19,30 in cui in quattro minuti di linguaggio militare ha spiegato di non
essere stato « eletto per scaldare la seggiola» e che aveva intenzione di
andare avanti senza gli impicci dell’ inimicizia intensa del suo partito
verso la Road Map) Sharon ha indossato il volto dell’ ironia sferzante e
della sfida. E a ragione: ci vuole coraggio per affrontare un terremoto come
quello che ieri ha scosso Israele, determinazione, forza, ha detto parlando
in apertura dell’ attacco degli hezbollah e mandando i suoi augurio ai
feriti. « Guardate come ci tocca a vivere qui» , ha detto. E parlava di sé :
tutta la vicenda attuale ruota intorno al tema del coraggio di un
settantottenne di rimettersi in giuoco intero, di sfidare un elettorato
abituato a un bipolarismo superato dallo sgombero di Gaza, e nel coraggio di
Israele di voltare pagina.
Sharon dopo aver portato il Likud a 40 seggi e battuto Netanyahu alle
primarie, avrebbe potuto correre su un’ autostrada verso le prossime
elezioni. E poi, a 79 anni, diventare di nuovo Capo di Stato. Sì , sarebbe
stato combattuto dalla metà del Likud nella sua scelta di - come ha detto
alla conferenza stampa - realizzare la Road Map; è vero, sarebbe stato anche
privato dell’ aiuto di Shimon Peres e del suo partito, ormai guidato da Amir
Peretz. Ma avrebbe mantenuto una posizione che invece adesso si è giocata
alla roulette della politica israeliana, fino a correre il rischio che
Peretz e il suo Partito Laburista tutto volto alle questione sociali vincano
le prossime elezioni.
Al momento attuale le previsioni dei sondaggi danno 28 punti a testa a
Sharon e a Peretz e 18 al Likud di Netanyahu o di Uzi Landau. E spiegano
anche che già ieri un quarto dei votanti del Likud voterebbe per Sharon.
Tuttavia, secondo le indagini, oggi l’ interesse maggiore della popolazione è
spostato sul problema della povertà e in genere sulle questioni sociali che
Amir Peretz mette in prima linea, e la sinistra, a fronte di una destra
spaccata da una secessione così importante, potrebbe vincre. D’ altra parte,
purtroppo, l’ area mediorientale è talmente soggetta ai problemi della
sicurezza che ad esempio una giornata sotto le « katiushe» degli Hezbollah,
può cambiare l’ umore del votante e gettarlo nelle braccia del più duro dei
concorrenti, che sia esso Netanyahu o quant’ altri.
Quindi Sharon rischia, e lo sa. Ma la sua scommessa è di contenuto, e quindi
irrinunciabile: se non lo fa lui, nessuno potrà guidare il Paese nello
stesso tempo alla guerra contro il terrorismo e alla politica della mano
tesa verso Abu Mazen. « Ma non ci saranno più sgomberi, solo la Road map
seguita pedissequamente, con l’ adempimento degli impegni dei palestinesi,
prenda tutto il tempo che ci vuole» , ha detto Sharon. « Io per me intanto
sgombererò gli outpost» .
E dov’ è Shimon Peres in tutto questo? Triste dirlo, ma è a casa. Sharon ha
bofonchiato e balbettato alla domanda. Peres è orfano del suo partito, che
lo ha scansato in maniera piuttosto stupefacente per far largo a Peretz così
da ristabilire una propria identità fuori dall’ ombra di Sharon. Sarebbe
logico pensare che come il ministro laburista Haim Ramon, anche l’ altro
grande vecchio nazionale (« Ci presentò Ben Gurion nel secolo scorso, nel ‘ 53
- ha riso Sharon - quando lui era direttore del ministero della Difesa e io
capo dell’ Unità antiterrorismo Commando 101. Mi sembra che sia stufo della
politica, e che abbia magnifici programmi di intervento economico» .
Peres stufo della politica? Ma quando mai! È più facile che Sharon, subito
addentato a sangue dai superstiti del Likud che gli danno di traditore,
corrotto, dittatore che non sopporta un’ opposizione, buffone, cerchi di non
esasperare quella parte di elettorato di destra che spera di recuperare per
la prossima puntata di una vita spericolata.