Israele si sveglia all’alba per l’abbraccio a Shalit
mercoledì 19 ottobre 2011 Il Giornale 5 commenti
Il Giornale, 19 ottobre 2011Bandiere, fiori, canzoni. E festeggiano anche le famiglie delle vittime. Mentre a Gaza la folla inneggia ai terroristi: "Vogliamo un altro Gilad"
Israele ha messo la sveglia alle 5 di mattina per non perdere un attimo del ritorno di Gilad Shalit. Del corpo vivo di Gilad. Voleva, tutto quanto, assistere alla realizzazione della grande promessa di Israele, che dice: «Madre che temi per il tuo figliolo soldato, e qui una guerra può sempre accadere, non sarai abbandonata in nessun caso, nemmeno nella situazione più estrema». Voleva vedere la tradizione ebraica farsi politica con tutta la sua concezione utopistica, quella per cui ogni uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, vale tutto, e in ogni circostanza. E questo in particolare dopo che a mucchi, a schiere che restavano senza nome, gli ebrei sono stati sbriciolati dalle persecuzioni e dalla Shoah.
Tutta Israele ieri è stata una cosa sola intorno a Gilad. Le postazioni televisive sono state piazzate ovunque, a casa, a Mitzpei Hila, dove Noam Shalit ha piazzato una enorme bandiera bianca e azzurra con la stella di David sul tetto; a Kerem Shalom, punto d’incontro fra Israele, Gaza e Egitto, dove Gilad in un giro barocco e piuttosto angoscioso è stato prima passato agli egiziani e poi a Israele; a Tel Nof, base aeronautica dove Gilad ha incontrato Bibi Netanyahu e i suoi genitori, per poi andare a casa; di fronte alle carceri da cui sono partiti i pullman con i primi 450 prigionieri palestinesi liberati; dalla parte palestinese, dove si sono svolte le cerimonie di accoglienza che hanno mostrato come, lungi dal vergognarsi dei più terribili terroristi, essi vengano uno per uno baciati e abbracciati non solo da Hismail Hanjye o da Khaled Mashaal, capi di Hamas, ma anche da Abu Mazen, capo di Fatah.
Israele è contenta e soffre, ma è comunque unita sul corpo magrissimo di Gilad, sul suo pallore di creatura a lungo rinchiusa, su quel mucchietto di ossa eroiche che hanno saputo resistere per cinque anni e mezzo in qualche cunicolo alla evidente denutrizione, alla solitudine all’oscurità a cui è stato abbandonato senza gli occhiali che subito gli sono stati restituiti. Tutta Israele si interroga su quel braccio destro che ciondola e sulla gamba che zoppica, sulla fatica del salire sull’elicottero, chissà da quanto tempo Gilad non ha fatto una scala; si rallegra che anche se con poche parole dia prova di essere in sé, timido e preciso come sempre.
Israele non ha per Gilad Shalit, quali che siano oggi le paure e la sofferenza, che fiori e baci: il dolore delle famiglie degli uccisi ieri si è sentito come un indispensabile prezzo, l’abbraccio per Gilad è stato di tutti. Le magliette dei sostenitori portano in blu i primi versi di una canzone che tutti sanno: «Com’è bello che tu sia a casa». Ma dall’altra parte si ricevevano con fucili e spari e slogan che promettono di annegare gli ebrei nel sangue - uno su tutti, quello di chi ieri inneggiava: «Vogliamo un altro Gilad» - tanti assassini plurimi come Nasser Batima che ha organizzato l’uccisione di 30 convitati a una cena di Pasqua, o come Hasam Badran che fatto fuori 21 ragazzini davanti alla discoteca del Dolphinarium… Alla fine dello scambio saranno 1027 contro un soldato di leva di 25 anni che ne ha passati cinque da sequestrato. Quelli visti finora sono scesi dagli autobus gridando morte e terrorismo. È stupefacente che le tv più importanti, come la Cnn, seguitino a chiamare i terroristi «militanti» e che dopo i processi tenuti nei tribunali israeliani, noti per la loro equità, i crimini accertati vengano richiamati come opinabili accuse israeliane. L’interpretazione politicamente corretta è quella che forse adesso Hamas diventerà un interlocutore per Israele: a guardare la folla che la festeggia, si vede con chiarezza che un’esaltazione filo terrorista è il più evidente risultato della soddisfazione per lo scambio.
Ma i genitori, i figli, le mogli che vedono gli assassini dei loro cari tornare in libertà, pronti, secondo le statistiche per il sessanta per cento, a colpire di nuovo, ieri erano pallide voci senza forza politica di fronte alla presenza fisica e simbolica di Gilad. Netanyahu ha detto sorridente al padre Noam: «Ti ho restituito il tuo ragazzo», e il ragazzo si è ripresentato uomo, in una larga divisa da soldato, con gradi accresciuti, da caporale a sergente, è scattato nel saluto militare guardando Bibi negli occhi. Si è scusato: «Scusa, sono un po’ debole». Si, nel corpo, sergente Shalit, non nell’anima. Come Israele.
giovedì 20 ottobre 2011 07:38:44
Quanto può valere la vita di un uomo? La vita di un uomo vale la vita di un altro uomo. Occhio per occhio, dente per dente. Ma la vita di un figlio quanto può valere? La vita di mio figlio vale più della mia vita. Ma la mia vita, se dovessi barattarla con la vita di mio figlio, a chi potrebbe interessare? Lui giovane, io meno, lui nel pieno delle forze e con un futuro davanti tutto da costruire. La mia vita ha già un passato, un vissuto. Con questi pensieri ho seguito attentamente la stria del rilascio di Gilad Shalit. Nè gradi , nè titoli, nè medaglie per questo giovane soldato, nel momento in cui è stato catturato nel 2006. Non una posizione di prestigio, non uno stratega militare, Gilad, ma un semplice comune, giovane soldato israeliano. Con qualcosa in più: amato! Amato dalla sua famiglia, e amato dalla sua patria, che per riaverlo è stata disposta a pagare un riscatto di 1000 uomini in cambio della sua vita. La trattativa è stata lunga. L’elenco dei prigionieri palestinesi da scandagliare a fondo: i più pericolosi, i più audaci, quelli che si sono macchiati di crimini contro innocenti, sono stati scelti per il rilascio. Uomini che fanno comodo agli avversari, strategici . 20 uomini non bastavano; 50, 100, 500, non sarebbero stati sufficienti per uno scambio alla pari. E questo lo sanno bene i nemici di Israele, che conoscono quanto questo popolo investe nei suoi ragazzi. Una delle tattiche che garantisce la vittoria in ogni guerra è conoscere bene il prprio nemico. E in questo caso il nemico di Hamas, ha una debolezza: quello di dare valore alla vita. Così riflettendo su questa storia rimane solo un grande rispetto per un popolo che non ha semplici cittadini, o sudditi, ma figli. E per un figlio si è disposti a pagare anche il prezzo più alto.Benedetta Bassi..
Sarah , Italia
mercoledì 19 ottobre 2011 21:49:00
Signora Nirenstein, Le porgo i miei più sentiti complimenti per l'articolo sopra riportato. Praticamente e semplicemente perfetto.Grazie.
Rossella , Reggio Emilia / Italia
mercoledì 19 ottobre 2011 17:39:38
Cara Fiamma Nirenstein, sagge e bellissime parole. Splendido articolo il suo. Non c'è proprio paragone tra la dignità, il senso della vita, il rispetto per gli esseri umani che hanno gli israeliani e i vuoti seminatori di morte, pluri-terroristi massacratori di bambini, donne e uomini, intere famiglie di ebrei. Non c'è proprio paragone oggi, e mai ci sarà! La liberazione di Gilad Shalit mi riempie il cuore di gioia, la gloria e l'onore umano che sa trasmettere Israele (e solo Israele) schiaccia tutta la rabbia che provo quando vedo migliaia di terroristi tutti uguali marciare per le strade in nome di un odio che più primitivo di così non si può. Voglio che Viva, d'ora in poi, fino a tarda età e in pienissima salute il nostro amato ragazzo Gilad, con la sua grande famiglia, il popolo di Israele; chissà come devono essere stati tremendi tutti questi anni completamente solo. Ma la vita ha vinto su tutto. Nonostante certamente mille e più assassini mai pentiti siano a spasso, Israele ha fatto un grande gesto. Per il suo splendido popolo. Non vorrò mai più dimenticare il 18 ottobre 2011, giorno in cui Israele ha ridato la vita al dolce Gilad e alla sua amata famiglia.
Mara Marantonio Bernardini , Bologna
mercoledì 19 ottobre 2011 16:59:15
Pallidissimo, magro, ma sorridente, Gilad. Il saluto militare -con un po' di fatica, ma concentratissimo- prima di abbracciare Bibi. Mi ha ancora commosso, come se non bastasse. Israele sa bene il prezzo che ha pagato; tutta Israele, non solo il suo Governo. Il Paese è consapevole dei rischi che corre, ma c'è composta gioia e serenità negli sguardi. Dall'altra parte: quelli liberati sono ben pasciuti, stando alle immagini. Buon per loro, maledetti assassini. Penso che non abbiano grandi problemi di "braccia che ciondolano" o di "carenza di vitamine", come, viceversa, il nostro Sergente. Intorno a loro lo sguaiato odio della belva feroce che invoca ancora sangue. La distanza incolmabile tra Il Paradiso e l'Inferno, quella che raccontano i Vangeli.
edoardo sonnino , italia/roma
mercoledì 19 ottobre 2011 14:15:22
meno male che esistono persone colte come lei Signora Nirestein,lei è un orgoglio per il nostro popolo!Lei giudica obiettivamente l'accaduto ed è una voce autorevole che può trasmettere la verità al mondo che ancora la ignora malgrado tutti gli accadimenti...AM ISRAEL HAI e ancora complimenti...