Israele schiera l’ esercito intorno ai Territori I tank pronti a c olpire i palestinesi se la tregua sarà ancora violata
giovedì 19 luglio 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Allarme rosso, massima allerta: i carri armati di Tzahal, l'esercito
israeliano, sono rimasti allineati e pronti a partire dalla nottata
di
martedì e poi nel corso di tutta la giornata di ieri lungo la linea
che
separa Israele dal territorio dell'Autonomia Palestinese presso le
città di
Betlemme e di Jenin. Da Beit Jalla, alla periferia di Betlemme, altri
colpi
di armi da fuoco sono partiti durante la serata alla volta del
quartiere di
Gilo, a nord di Gerusalemme. La causa più forte che ha spinto
l’ esercito a
mettersi in una posizione di forza e di possibile ingresso nella zona
A
erano stati appunto i due colpi di mortaio che mercoledì erano
partiti alla
volta di Gilo (che i palestinesi considerano un insediamento, e che
per gli
israeliani è una periferia abitata da cittadini della capitale senza
il
minimo tratto ideologico, e per metà dentro la Linea Verde, un
frammento di
terra annesso nel 67, al contrario degli insediamenti del West Bank e
di
Gaza che non sono mai stati annessi). I mortai non erano mai stati
usati
contro Gilo. E dopo la lunga serie di attentati riusciti o bloccati
nei
giorni scorsi, le bombe piovute senza far danno sono apparse agli
israeliani
un'intollerabile escalation.
Nel frattempo, a Betlemme, si svolgevano i funerali dei quattro
militanti di
Hamas uccisi martedì con un blitz dagli israeliani. Il funerale si è
trasformato in una grande manifestazione punteggiata di armi, di
bandiere
verdi dell'organizzazione terrorista e anche accompagnata da una
serie di
giovani mascherati che hanno dichiarato di fronte alle telecamere che
presto
Israele pagherà perché molti terroristi suicidi sono per strada.
Israele con i suoi carri armati schierati, è pronto dunque alla
guerra? Ha
cambiato dunque la sua politica? Per ora non si vedono segni certi,
neppure
dalla riunione del Consiglio di Sicurezza è uscita qualche novità .
Quello
che si sa, è che Shaul Mofaz, il Capo di Stato Maggiore, dando fiato
a un
malcelato desiderio dell'esercito di intervenire in una situazione
che i
suoi esperti considerano molto deteriorata per la sicurezza della
popolazione in Israele ha preso una posizione dura, in parte
contrastata da
Sharon che ha sostenuto che tanti movimenti di truppe potrebbero
confondere
sia la popolazione che l'opinione pubblica internazionale, di cui
Israele ha
grande bisogno per convincere Arafat ad arrestare i terroristi.
Mofaz ha detto che dal 13 giugno alle tre del pomeriggio, dopo che
l'accordo
Tenet era stato accettato dalle due parti, Israele ha ricevuto 500
attacchi
di vario livello, con 15 morti. Ha detto anche che « poiché Arafat non
dà
segno di accettare gli accordi, Israele ha tutto il diritto a
difendersi e
ne ha la capacità » . La spinta a intraprendere un'azione che stronchi
o
riduca di molto gli attacchi palestinesi è ormai forte: Shimon Peres
ha
ripetuto al G8 che Israele non ha intenzione di rinunciare alla sua
politica
di moderazione ma è chiaro che un grosso attacco terroristico o
qualsiasi
evento che tocchi l'emotività israeliana oltre un certo limite,
adesso
potrebbe produrre anche un ingresso nella zona A.
Mubarak, che pure nei giorni scorsi aveva dato mostra di comprendere
le
ragioni delle due parti invitando Peres e Arafat, è tornato dopo la
spedizione punitiva di Israele contro i quattro uomini di Hamas (che
i
servizi israeliani sostengono fossero riuniti per organizzare un
attentato
per la cerimonia di chiusura delle Maccabiadi) a usare parole
durissime
contro Sharon, definito « un uomo con cui non c'è soluzione, che
conosce solo
la politica di assassinio» .